Le royalties si rivolgono al grande e piccolo investitore, costituiscono un nuovo asset di finanza alternativa e una vera rivoluzione per il mercato discografico; se a trarre profitto sono stati manager, produttori, etichette - cioè, esclusivamente il mondo orbitante allo show business - oggi chiunque può comprare diritti e obbligazioni legate alle royalties di una canzone, dei singoli artisti o gruppi.
Facciamo un passo indietro: la crisi internazionale legata alla pandemia cambia lo scenario per ogni forma di showbiz legato alla musica. Le vendite sono in calo, l'industria dei concerti è in fase di stallo, i ricavi in streaming non compensano le perdite. Neil Young e Bob Dylan sono i primi a mettere in vendita parte della loro leggendaria produzione. Subito dopo, anche David Crosby, Blondie, Barry Manilow faranno lo stesso. Nel 2020, in piena recessione causa Covid, Neil Young mette all'asta 1180 brani, ricavando fra copyrights e royalties, un introito di 50 milioni di dollari o secondo alcune fonti, addirittura di 100.
Lo segue a ruota Bob Dylan con più di 600 fra i suoi pezzi più famosi, un'operazione che gli frutterà la stratosferica cifra di 300 o forse 400 milioni di dollari.
Per meglio comprendere lo sviluppo del mercato musicale nell'ottica web e dei social network, il caso della frontwoman Stevie Nicks dei Fletwood Mac, resta il più emblematico. Nel settembre 2020 un video diffuso da Tik Tok, mostra Nathan Apodaca sorseggiare succo di mirtillo a bordo del suo skateboard accompagnandosi con le note leggere e spensierate di una canzone ormai datata ma famosissima, Dreams, scritta da Stevie Nicks. Il filmato diventa ben presto virale e quel refrain tratto dall'album Rumours (1977), salta ai primi posti nelle classifiche di Spotify Usa e di iTunes. Dopo 43 anni, un ritorno inaspettato per la band, che esprime la propria gratitudine ad Apodaca, cede i diritti al fondo Primary Woods e riscuote un utile pari a 100 milioni di dollari.
Merck Mercuriadas, londinese d'adozione, manager di Iron Maiden, Guns N'Roses, Elton John, Morrissey, Beyoncè, afferma che una hit di successo dura nel tempo ed è "affidabile nei suoi flussi di reddito", che le canzoni, "valgono più dell'oro e del petrolio". Ragion per cui fonda la Hipgnosis Songs Fund Limited, società quotata in Borsa, accaparrandosi diritti musicali a prezzi altissimi, ma offrendo una chance di guadagno a investitori grandi e piccoli, grazie ad un'ampia acquisizione di brani e artisti.
La musica di per se rappresenta una risorsa permanente che coinvolge la sfera affettiva ed emozionale, non solo un prodotto di consumo tout court riservato a pochi eletti, bensì accessibile alla massa. Un abbonamento di pochi euro a Spotify, ad Apple è qualcosa che tutti possono fare. A dimostrazione di come, durante il lungo periodo di lockdown, la musica sia stata realmente di conforto, c'è un trend di numeri e fatturato.
Le sottoscrizioni a Spotify sono aumentate del 27% rispetto al 2019, gli utenti mensili attivi, del 29. Per attirare sempre più investitori, la società Hipgnosis si serve del "Livin'on a Prayer case study" palesando in tal modo i ricavi annuali attinenti a Livin'on a Prayer, famosa canzone di Bon Jovi. Dal 2013 in poi, lo screen dimostra che si è avuto un incremento pari al 153%.
Tuttavia, non si esclude che il processo di conversione in digitalizzazione e Internet abbia favorito la pirateria online, di conseguenza l'industria discografica affronta un percorso irto d'insidie, ma in quanto ambito d'investimento, la musica offre una sorta di finanza alternativa, per certi versi, rivoluzionaria che nell'attuale fase di streaming, può rivelarsi proficua.
In concreto, in cosa consistono le royalties musicali? Sono percentuali applicate nel campo dei diritti d'autore obbligatoriamente versate quando si usufruisce di un'opera in musica. Ogni canale in cui si utilizzano brani, canzoni, registrazioni o performances, è vincolato dalle collecting societes. Royalties sono i ricavi generati dalla vendita e dallo streaming, le società e le aziende autorizzate a percepirle sono quelle che detengono una licenza per i diritti d'autore.
Cosa determina il valore delle royalties? In primo luogo, il profitto generato dall'artista e i costi di produzione, quest'ultimi definiti da accordi stipulati a priori. La percentuale fissa di guadagno può arrivare al 30%, quella a forfait è variabile. Tramite il diritto d'autore, i compensi relativi a musicisti e scrittori, sono remunerati in parte o esclusivamente con royalties. In Italia, l'ente che si occupa di conseguire e riassegnare gli introiti per tutto ciò che riguarda la commercializzazione di opere artistiche, è la SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori).
Nel panorama internazionale, grandi artisti e case di produzione vendono i diritti delle loro opere, spesso per sostenere le proprie attività. Importanti società e fondi d'investimento impegnano enormi somme di denaro per entrarne in possesso. L'esempio di Hipgnosis Songs Fund Ltd è lapalissiano: solo nel 2020, sono stati investiti ben 500 milioni di sterline per comprare diritti sulle canzoni di Blondie, Soudgarden, Pretenders. Per un singolo investitore è molto difficile accedervi in modo diretto, lo si può fare attraverso quote azionarie di società già presenti in questa tipologia di mercato, come per esempio l'americana Royalty Exchange, il cui team fondatore inizia l'attività nel 2011 a Raleigh, North Caroline.
Nell'ottobre del 2015, la sede si sposta a Denver, CO, le azioni passano a investitori privati, tra cui il nuovo CEO, Matthew Smith, il CFO (Chief Financial Officer), nonchè presidente, Jeff Schneider e al gruppo Bill Silva Entertainment, che si occupa d'investimenti alternativi. Nel 2017, la società entra a far parte del Techstars Music Accelerator. Nel marzo 2021, il distributore digitale Vydia annuncia che avrebbe utilizzato il mercato online di Royalty Exchange per incentivare progetti inerenti a musica ed editoria. Nello stesso periodo, Anthony Martini subentra in qualità di CEO, Matthew Smith passa alla carica di presidente.
La piattaforma americana è aperta a qualsiasi investitore, chiunque può creare un account e aderire. In più, con il supporto di Royalty Flow, nuovo integrated digital platform, si ha un'ulteriore possibilità di guadagno, incassando dividendi sugli utili in base alle performance indicate nei cataloghi. Le royalties sono pagate secondo alcuni criteri: in base al numero di copie "fisiche" e digitali vendute dal singolo artista o da tutti quelli scelti. Al numero di suonerie create con i brani su cui si investe, compresi altri usi degli stessi come ad esempio i download dei clip musicali.
All'assiduità con la quale Spotify e YouTube trasmettono i brani. Ad introiti per campagne pubblicitarie relative ai servizi streaming gratuiti. Al conteggio corrispondente a quante volte i brani fanno da soundtrack per film, oppure sono sincronizzati a programmi televisivi e pubblicità.
In pratica, quanto si può guadagnare? Royalty Exchange riporta un'ipotesi su dati reali: investendo su un artista di successo come Eminem, le royalties incassate dal 2015 al 2016 mediante streaming, hanno avuto una crescita percentuale del 76%. Dunque, gli artisti raccolgono denaro vendendo quote della loro musica ed hanno tutto l'interesse a costruirsi un seguito d'investitori che a loro volta, guadagnano grazie alle sue hit in classifica.
La piattaforma si occupa integralmente di tutto ciò che concerne contratti o spese legali. Le vendite avvengono attraverso aste pubbliche a disposizione di più partecipanti, le offerte sono accettate esclusivamente per l'intero asset: chi vende riceve il pagamento, gli investitori percepiscono i proventi delle royalties, le somme versate provengono da case discografiche o da società di produzione.
Fuori dagli Usa, il tasso di royalty si aggira tra l'8 e il 10% e può variare secondo le normative applicate in ogni Stato. Il metodo relativo al "tasso di royalty comparabile", è legato all'approccio di mercato e dipende dalla stima di valore per un bene immateriale che può essere un marchio o un brevetto. La stima regola i flussi aggiornati derivanti da cessione a terzi del suddetto bene.
Come sono calcolate le royalties? Il tasso parte dall'1% per ricavo lordo nei primi diciotto mesi di commercializzazione. Recuperando i costi iniziali si aumenta via via a un massimo del 5%. Da quel punto in poi il tasso di royalty è fissato al 5% dei ricavi lordi e al 30 di quelli netti. Ai fini fiscali, i proventi conseguiti dall'acquisto di proprietà intellettuali sono considerati "redditi diversi". Di conseguenza, le royalties sui diritti d'autore sono tassate secondo la propria aliquota marginale IRPEF sul 75% di quanto incassato.
I costi delle canzoni possono variare notevolmente. Aggiudicarsi le royalties di un artista indipendente richiede più o meno 100 dollari, mentre per brani relativi a musicisti e cantanti di fama mondiale o di un'etichetta famosa, il valore si aggira intorno alle migliaia di dollari.
Il meccanismo d'investimento funziona come nel mercato azionario, in pratica come in Borsa; è possibile investire attraverso un'asta che rappresenta la fase iniziale per l'acquisizione di diritti musicali, o tramite il Mercato Secondario. I diritti sono suddivisi in quote come se fossero delle azioni e proposti ai potenziali acquirenti che possono piazzare un'offerta per un determinato lasso di tempo.
Per Royalty Exchange, il meccanismo di vendita ha un particolare procedimento che ricalca il modello della cosiddetta Asta Olandese, una forma di cessione competitiva che può partire da una base elevata e progressivamente scalare fino a quando non arriva un'offerta. Chi vuole comprare royalties può inserire un prezzo pari o superiore alla base d'asta. Alla fine, tutte le offerte saranno ordinate secondo un ordine decrescente, dalla più alta in giù. Le azioni saranno assegnate a seguito di questa graduatoria, mentre il prezzo risulterà pari all'offerta più bassa da cui parte l'asta.
Come abbiamo visto, una possibilità complementare d'acquisto è data dal Mercato Secondario, sede virtuale dove si incontrano domanda e offerta, di chi vuole comprare diritti e chi vuole cederli attraverso la vendita. Ci sono prerogative su cui riflettere per il tipo d'investimento in royalties, come ad esempio un rendimento stabile non subordinato all'andamento dei mercati. Per quanto anche le royalties possono subire una certa tendenza al negativo, il rendimento non è mai soggetto ai corsi azionari. Come la liquidità d'investimento sui diritti acquistati, quest'ultimi comunque, non possono essere rivenduti in qualsiasi momento. Significa che in caso di necessità, bisognerà cederli sul Mercato Secondario e trovare dei compratori, il che conferisce liquidità pur senza avere attendibilità sugli sviluppi dell'operazione, né sul valore di vendita. Oltre ai ricavi di sicuro interesse, anche pagamenti costanti: i rendimenti lordi annuali vanno dal 5 al 10% su base annua, dunque, un utile di tutto rispetto considerando che in linea di massima, la distribuzione di royalties avviene semestralmente.
C'è poi una diversificazione del portafoglio: assodato che la musica sia un asset diverso rispetto ad altre forme d'investimento più tradizionali, nondimeno, offre una maggiore stabilità per le ragioni che abbiamo analizzato. Costi d'investimento relativamente bassi: la piattaforma vende royalties basandosi sulla trasparenza a prezzi chiari e concorrenziali. Si applica una commissione di distribuzione dell'8%, ridotta al 4 per gli acquisti tramite asta.
Tramite un marketplace che ingloba anche l'area del Royalty Flow, è possibile investire in moltissime royalties musicali, acquistando interessi dagli stessi artisti e dai ricavi scaturiti dal sistema dei media con relative quotazioni di mercato. Per chi ha già un pacchetto di azioni, è previsto ulteriore margine di guadagno con l'ampia scelta di poter vendere i propri ricavi futuri a una platea che conta 22mila investitori. I benefici sono ripartiti fra le parti, ne usufruiscono anche nuovi musicisti che non hanno mezzi a sufficienza per promuovere la loro musica, sovvenzioni per un tour o la propria firma su un contratto discografico.
Investire su un artista non ancora famoso può rivelarsi un affare lungimirante con possibilità di rendita a medio-lungo termine, una scommessa sulla quale vale la pena puntare, confidando in una brillante carriera futura e relativi profitti. Contemporaneamente, il mercato si espande accogliendo non solo star a livello internazionale e grandi investitori, ma anche chi con budget contenuti, desidera partecipare a un tipo di finanza alternativa e guadagnare con la musica.
Nel pacchetto di benvenuto di Royalty Exchange troviamo un incipit di sicuro effetto: "Usiamo il potere dei mercati per sbloccare il valore delle idee per tutti i soggetti coinvolti. E lo facciamo attraverso un mercato trasparente in cui tutti operano sullo stesso campo di gioco. Non siamo acquirenti o venditori. Noi siamo semplicemente il mercato in cui avvengono transazioni".
Nel mondo della musica e dell'intrattenimento, il marketplace Royalty Exchange apporta un metodo completamente innovativo. Fino a qualche tempo fa, la maggior parte delle compravendite inerenti alle royalties erano limitate a una elite in cui i termini degli accordi erano, in pratica, segreti. Secondo i fautori della nuova prassi finanziaria, questo è un aspetto penalizzante: un mercato inclusivo, trasparente e allargato alla massa, apporta pluralismo e maggior valore per artisti, acquirenti e venditori. I numeri sono espliciti: in cinque anni la piattaforma ha reso possibile oltre 1.000 transazioni che hanno fruttato 87 milioni di dollari, grazie ai 27.000 account creati da altrettanti investitori. Chi ha acquisito royalties ha beneficiato di un ROI medio, pari al 10% e oltre.
Una stima del Global Music Report riporta l'ammontare complessivo delle vendite effettuate nell'anno 2016: l'industria discografica insieme al flusso del mercato digitale, ha fatturato circa 16 miliardi di dollari. Da qui, si evince come il settore sia in forte crescita; anche le previsioni indicano una proiezione (forse fin troppo rosea), per l'anno 2030, in cui l'attivo aumenterebbe oltre l'800%. Il Royalty Exchange vende anche su diritti cinematografici, brevetti, proprietà intellettuali, segreti commerciali, diritti su locazioni di terreni per sfruttare energie rinnovabili, su pubblicazioni, soprattutto libri, licenze tecnologiche e franchising, sui canoni agricoli e diritti d'imposta, tutti beni che possono essere investiti e monetizzati.
Fra le tante domande poste dagli investitori, una in particolare, è fondamentale: cosa determina il valore dei flussi per royalties? Innanzitutto c'è da considerare che queste non sono azioni e obbligazioni classiche, semmai fanno parte di un investimento intelligente che aggiunge valore a un bene immateriale. Per individuare le royalties su cui investire non c'è bisogno di essere esperti di musica, cantanti e gruppi. La stessa piattaforma identifica diverse metriche, comuni a tutti i cataloghi, consentendo una comparazione dell'uno e l'altro con margini di guadagno indipendenti dal genere musicale, dai gusti personali, dalla notorietà degli artisti. L'analisi delle metriche permette di soppesare anche eventuali rischi.
Ad esempio, saremmo tentati di scartare cataloghi sconosciuti che implicitamente potrebbero avere valore, propendere magari verso una lista di artisti e canzoni che ci piacciono, azzardando sul presupposto di una familiarità tra investitore e oggetto d'investimento. Quali sono le metriche di cui tener conto? In primis, i guadagni degli ultimi 12 mesi: l'acronimo LTM determina quanto profitto ha raggiunto un asset nell'ultimo anno. Le vendite sono calcolate dal multiplo sugli investitori LTM. Gli asset di qualità motivano pagamenti di multipli più elevati, la stima calcolata nel tempo determina profitti di un catalogo in base alle entrate prodotte.
In pratica, quanto più a lungo una canzone e un brano musicale vendono in royalties, maggiore è la probabilità che continueranno a farlo in futuro. Un preconcetto può essere d'ostacolo a un buon investimento. Prendiamo il caso di un catalogo appartenente ad un artista di cui l'investitore non ha mai sentito parlare ma che gode di valore commerciale protratto nel tempo. Potrebbe rivelarsi un fondo più redditizio rispetto ad un catalogo che propone canzoni nuove e di successo. In media, le royalties tendono a ridimensionarsi nel tempo e un investimento è destinato a seguire il ritmo di tale declino. Prima di comprare, sarà opportuno controllare il tasso di tendenza qualora decresca o aumenti, puntare sui cataloghi che continuano a incrementare guadagni, anche se si tratta di quelli più obsoleti sul mercato.
Nella prima asta online di successo (2/16 luglio 2011), si cedono i diritti di Frank Churchill, autore di colonne sonore per i film Disney. Nel catalogo compaiono composizioni celebri come Snow White and the Seven Dwarfs e Bambi. Seguono le royalties del polistrumentista statunitense Saleem Kashif, vendute per 156.000 dollari: la lista comprende brani come Love Come down e So fine. Il 28 agosto 2013 il rapper Coolio mette all'asta i diritti dell'intera produzione, incluso Gangasta's Paradise, il singolo che ha scalato le classifiche americane. Coolio utilizza il ricavato delle vendite per finanziare la sua nuova attività di chef.
Nel luglio 2014 la casa discografica A. G. Cook offre la quota per le esibizioni dal vivo di Preston Glass, musicista, produttore, nonché collaboratore di Aretha Franklin, Whitney Houston, Diana Ross; l'asset si vende per 26.000 dollari. Il 25% dei diritti d'autore per la versione live di un brano pubblicato nel 1974 da Barry White, You're the First, the Last, My Everything e rivisitato da Danny Radcliffe, si conclude per 73.000. Nel giugno 2017, Tony Geiss, musicista, screenwriter di una famosa serie televisiva, Sesame Street, vende i suoi diritti per 580.000 dollari. Il ricavato è destinato a diverse organizzazioni no profit a favore dei bambini disagiati. Nell'aprile 2020, Dave Fortman mette all'asta i diritti di produzione per l'album All Hope is Gone (2008), del gruppo heavy metal Slipknot, insieme a quelli dell'album omonimo dei Simple Plan. Nel giugno 2021 Royalty Exchange vende all'asta i diritti per Save Dat Money del rapper, intrattenitore e ambientalista Lil Dicky.
Investire in musica attraverso royalties e flussi di reddito rappresenta una vera alternativa agli andamenti altalenanti delle quotazioni in Borsa. L'avvento della digitalizzazione e Internet, di YouTube e Spotify contribuisce a creare un nuovo mercato in continua espansione da cui chiunque può attingere. Espressione di questa rivoluzione finanziaria è l'assioma basato "sull'usare il potere dei mercati e sbloccare il valore delle idee per tutti i soggetti coinvolti".