di mazzetta

Il nome di Jon Postel (Jonathan Bruce Postel) non dirà molto ai miliardi di persone che navigano su internet oggi e probabilmente nemmeno a quelli del futuro, ma nessuno come Postel ha interpretato la figura dell'immaginario folletto che molti immaginano far funzionare i meccanismi misteriosi che faticano a comprendere. Oggi usiamo una miriade di macchine e programmi dei quali conosciamo a malapena l'interfaccia-utente. Ben pochi sanno cosa succede nel motore di un'automobile, come funzionano i freni e gli ammortizzatori, come i cambi moltiplichino e demoltiplichino i giri dell'albero motore e, spesso, la maggior parte dei guidatori è all'oscuro persino dell'esistenza del motorino d'avviamento.

Se si parla di macchine elettroniche la cosa diventa ancora più oscura e, quando si arriva ai programmi che le fanno funzionare o ai protocolli che permettono loro di comunicare con altre macchine, spesso cala un muro impenetrabile che separa le operazioni più elementari riservate all'utente dalla realtà del funzionamento sottostante. Molti sono diventati famosi grazie alla diffusione dei computer e di internet, tutti conoscono il fondatore di Microsoft o di Apple, tutti hanno sentito parlare degli "inventori" di Google o di Facebook, quasi nessuno conosce i nomi di chi ha fondato e costruito Internet come la conosciamo e di chi, come il folletto ricordato sopra, ha lavorato per anni per crescerla amorevolmente ottenendo poca fama e ancor meno ricchezza.

Jon Postel è stato per anni il folletto invisibile che ha retto i destini della rete, che l'ha plasmata e gestita fino a pochi mesi prima della sua morte. Se Vint (Vinton) Cerf è considerato "il padre di Internet", Postel ne è stato sicuramente la levatrice e la madre premurosa dalla nascita della rete fino a quando la morte l’ha colto nel 1998. Diversamente da Cerf e da Steve Crocker; due compagni alla high school e poi alla UCLA, che dalla partecipazione alla nascita della rete hanno raccolto ricchezza ed onori, Postel è stato  un esempio di selfless serving, curando la rete e i meccanismi che la sovraintendono e ponendo con il suo esempio le basi di quella che diventerà poi l'etica hacker, senza mai pensare di monetizzare le sue competenze e senza trarre alcun vantaggio dall'essere pioniere tra i pionieri di quella che diventerà negli anni una vera e propria miniera d'oro.

Il valore dell'eredità e del lavoro di Postel sono stati conosciuti e riconosciuti da molti, ma al grande pubblico rimane sconosciuto e solo una frazione infinitesimale di quanti usano la rete ne conosce l'opera e ne ha compreso i meriti. Jon Postel è stato allo stesso tempo motore, garante, facilitatore e artigiano dell'incredibile processo che ha portato alla trasformazione di una rete di computer locale in quella che poi è diventata l'Internet che conosciamo.

Ha incarnato per anni l'autorità per l'assegnazione degli indirizzi di rete (quella che poi diventerà la IANA), è stato l'editor delle RFC (Request For Comments: la lista di discussione che ha sviluppato tecnicamente e formato la rete), è stato il primo socio della Internet Society, fondatore dell'Internet Architecture Board, membro dell'Internet Engineering Task Force (IETF) e per anni l'amministratore del  dominio di primo livello ".US". Ma è stato anche il formulatore del "principio di robustezza" che ancora oggi  è alla base dei protocolli di comunicazione internet (conosciuto anche come "legge di Postel") e molto altro.

Postel è stato tutto questo, ma soprattutto è stato la persona che ha moderato i rapporti nell'estrosa comunità d'ingegneri e scienziati che nel corso degli anni hanno costruito la rete, l'instancabile facilitatore che ha tirato le fila e dato impulso alle discussioni tecniche e di principio e anche l'artigiano che ha messo le mani nella macchina, da quando era una sbuffante utilitaria fino a quando ha assunto l'aspetto e le prestazioni di una fuoriserie. Per trent'anni Postel ha tenuto il filo e la memoria di tutti i protocolli, gli indirizzi, i nomi, le reti e le discussioni tecniche che nel tempo si sono accumulate nella formazione Internet, oltre a dirigere e fondare molte delle istituzioni e delle società non-profit che si sono occupate dello sviluppo della rete.

Nel suo modesto ufficio alla USC School of Engineering Information Sciences Institute a Marina del Rey Postel ha incarnato a lungo la massima autorità della rete, senza essere stato eletto da nessuno, ma essendo semplicemente il depositario della fiducia di tutti quelli che per tre decenni hanno contribuito alla sua concezione e costruzione. "Se internet ha un Dio, quello è probabilmente Jon Postel", ha scritto a suo tempo l'Economist cercando di descrivere l'enorme lavoro e il potere di Postel sulla rete, potere che gli sarà tolto nel 1998 pochi mesi prima della sua morte, dall'amministrazione Clinton, con un provvedimento che segnerà la fine dell'epoca pionieristica della rete e l'inizio dell'era moderna, caratterizzata dal trasferimento del potere sulla rete governi (in primis quello americano) e dall'influenza delle corporation.

Jon Postel non era più il garante e arbitro della rete e la rete non sarebbe più stata la stessa, il potere che la comunità degli operatori e scienziati aveva affidato a Postel venne trasferito d'imperio al governo americano e all'influenza delle lobby attirate dal progetto delle "autostrade informatiche" fortemente voluto da Al Gore e dai ciclopici investimenti che prevedeva.

La vita di Postel è sempre stata lontana dai riflettori dei media, se si può dire con certezza che il denaro non era in cima ai suoi interessi, si può affermare con altrettanta certezza che il suo carattere schivo e la sua naturale modestia funzionarono da perfetti antidoti alla sua trasformazione in personaggio iconico. Di lui si ricordano la passione per le lunghe camminate nella natura con uno zaino in spalla, l'amore per i gialli di autori inglesi e il look poco convenzionale tendente all'hippy.

In un ricordo di Ira Magaziner, consigliere dell'amministrazione Clinton per lo sviluppo delle reti, si racconta che l'unico incontro al quale Postel fu invitato alla Casa Bianca cominciò con un ritardo di venti minuti perché gli uomini dei servizi segreti non potevano credere che quell'uomo barbuto che si era presentato in sandali e look da sovversivo fosse tra gli invitati. Magaziner dirà poi che osservando la stanza piena di burocrati incravattati: "Mi ricordo che pensai: Questi uomini sono molto preoccupati del posto che avranno nella storia, ma non c'è nessuno in questa stanza che la storia ricorderà, tranne Jon Postel".

Nella sua breve vita (morirà a cinquantacinque anni per complicazioni cardiache) Jon Postel ha contribuito con la sua opera ad accelerare lo sviluppo della rete di diversi anni, a formarne il carattere unico e a stabilire molti dei principi che la reggono e ne rendono possibile il funzionamento, riuscendo allo stesso tempo a essere l'autorità silente che a reso possibile la collaborazione di menti, interessi e aspirazioni tanto diverse senza mai farsi distrarre dall'interesse personale o dalla brama di ricchezza.

Ma, soprattutto, Postel ha incarnato un esempio ineguagliabile dedizione a un progetto, disponibilità all'ascolto e intelligenza al servizio dell'umanità. Un'eredità che sicuramente merita di essere ricordata e trasmessa ai posteri più delle storie di tanti protagonisti dell'epopea digitale, santificati quasi quotidianamente per la loro capacità d'arricchirsi durante la corsa all'oro delle dot com.

 

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