di Carlo Benedetti

MOSCA. In una Russia dove poche settimane orsono si è scatenato un tormentone televisivo di serial sulla figlia di Stalin (Svetlana) e su quella di Breznev (Galina) e mentre vanno in onda una saga ebraica tratta dal romanzo di Anatoly Ribakov “Sabbia pesante” e un documentario sui momenti della vita di Berija, piomba la notizia di un film che (se andrà in porto...) sarà destinato a far rivivere quello che i “sovietici” erano stati obbligati a studiare sin dai banchi delle elementari. E cioè quell’opera monumentale di Karl Marx: “Il Capitale”, testo chiave del movimento comunista. E questo vorrà dire che per la dirigenza del paese - che sta cercando con tutte le forze di cancellare quello “spettro che si aggira per l’Europa” – si aprirà il fronte del cinema. Perchè a Mosca si apprende che il regista tedesco Alexander Kluge (Leone d'oro a Venezia nel 1969 con "Artisti sotto la tenda del circo: perplessi") si accinge al “ciak” di un suo nuovo film che sarà tratto dall’opera di Marx. Si dovrebbe intitolare "Notizie dall'antichità ideologica" per non impressionare quanti (soprattutto in questa Russia carica di oligarchi e paperoni) vedono ancora in giro lo “spettro”. Ma è lo stesso regista a far notare che il termine "antichità" è riferito al fatto che Marx appartiene ormai "ad un tempo lontano", anche se rimane immutabile come un corpo celeste, dunque punto di orientamento per la navigazione nel mondo moderno. Il lavoro per questo film - preparazione della sceneggiatura e messa in opera - è già in atto. Saranno 420 minuti di pellicola con la partecipazione di alcune delle personalità più in vista della cultura tedesca: il regista Tom Tykwer, autore di "Lola corre", il poeta Durs Gruenbein e il filosofo Peter Sloterdijk. Comunque sia l’attenzione dei russi verso questa opera (“prossimamente su tutti gli schermi”) non è casuale. Il precedente è fissato nelle migliori pagine della storia del cinema sovietico quando si era più che mai convinti del fatto che “tutte le potenze della vecchia Europa si erano coalizzate in una sacra caccia alle streghe contro lo spettro del comunismo”...

Allora – era l’anno 1927 - fu un grande regista e teorico del cinema come Sergej Ejzenstejn che si impegnò per riuscire a realizzare un film “rivoluzionario” che doveva avere come filo rosso il testo sacro del comunismo: “Il capitale”, appunto. L’obiettivo – dopo il successo della “Corazzata Potemkin” e di “Oktjabr” - era quello di portare al cinema il “metodo dell’ideologia” inseguendo, di conseguenza, il “metodo di Marx”. C’era allora in Eizenstejn la precisa volontà di realizzare uno “schermo didattico” e le lezioni di Marx, appunto, potevano arricchire il pensiero intellettuale attraverso lo strumento del cinema con un “montaggio delle attrazioni” che si proponeva di arrivare al “concetto tradotto in immagine”: operazione che fece al regista di riuscire a portare sullo schermo il difficile e complesso lavoro teorico di Marx.

Operazione restata nel cassetto dei programmi, ma che ha visto impegnati anche grandi filosofi come Walter Benjamin o Gilles Deleuze, tesi a cercare spunti per le loro riflessioni anche attraverso film non propriamente filosofici. Ma tutto nell’Urss è restato circoscritto agli studi relativi all’attività teorica di Eizenstejn, con saggi apparsi sulla rivista “Iskustvo kino” (Arte del cinema) e in quelli di più ampio respiro pubblicati nelle raccolte teoriche. Ora Kluge riprende le idee di Ejzenstejn basandosi, come precisato nella sceneggiatura, su interviste con personaggi attuali e su situazioni particolari collegate alle idee di un tempo che sembra passato, ma che nella realtà è pur sempre presente.

Kluge – si nota a Mosca negli ambienti del cinema – vuole unire ora alle teorie del grande regista le idee “forti” di Joyce. E tutto dovrebbe contribuire a far comprendere, criticamente, ma in modo didattico, le vicende di oggi. In questa carrellata di marxismo cinematografico che, nelle intenzioni, dovrebbe portare alla “personificazione delle idee", ci sarà anche spazio per le musiche di Wagner e, soprattutto, per quelle del nostro Luigi Nono. Non si sa ancora chi interpreterà Marx in questa pellicola “intellettuale”. E’ noto solo che il grande teorico di Treviri –sulla base della sceneggiatura già fissata – si esibirà cantando. Siamo al “The End”.

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