di Alessandro Iacuelli

Greenpeace ha pubblicato la mappa delle centrali nucleari in Europa. La mappa è interattiva e cliccando sui puntini gialli che identificano i reattori nucleari è possibile conoscere il livello di rischio per chi abita nel territorio circostante a varie distanze. Sono ben 437 i siti segnalati sulla mappa e per ciascuno si può vedere il numero delle persone che potrebbero essere coinvolte in caso di incidente nucleare a distanze di 30 km, 75 km, 150 km, 300 km. Una delle centrali più vicine ai confini italiani è la centrale svizzera di Muehleberg: la popolazione coinvolta nel raggio di 300 km è di quasi 50 milioni di persone.

A pochi giorni dal primo anniversario dell’incidente nucleare di Fukushima, Greenpeace lancia la mappa interattiva intitolata "Quanto sei a rischio?" Quel che emerge é come milioni di persone vivano nelle vicinanze di un reattore nucleare. L'associazione ambientalista vuole avvertire, con questo messaggio, che tutte queste persone sono in pericolo: vivono in un'area che, in caso di incidente nucleare, potrebbe venire altamente contaminata ed essere quindi evacuata.

La tesi di fondo è che non ci sono reattori nucleari sicuri: Greenpeace ricorda come gli ultimi sessant'anni siano stati costellati di incidenti nucleari, piccoli e grandi, di cui vengono ricordati solo Fukushima, Chernobyl, Tokaimura e Three Mile Island, mentre le altre centinaia di incidenti, in cui il disastro è stato solo sfiorato, sono caduti nel dimenticatoio.

Solo sei anni fa in Svezia uno dei reattori della centrale nucleare di Forsmark ha rischiato di arrivare pericolosamente vicino alla fusione del nocciolo a causa di un guasto ai sistemi di sicurezza, causato da un semplice black-out di corrente. Nelle ultime settimane, il direttore della centrale nucleare Fukushima Daini, sorella della centrale di Fukushima Daiichi, ha ammesso che anche il suo impianto è stato vicino alla fusione nelle ore successive al terremoto e allo tsunami dell’11 marzo.

Greenpeace è dunque convinta che solo grazie a dei semplici "colpi di fortuna" o disastri sfiorati che la lobby dell’industria nucleare continua ad affermare che quella dell’atomo è "un'energia sicura", o addirittura un'energia pulita. Ovviamente non si può essere sempre fortunati e, come Fukushima ha dimostrato al mondo intero, il nucleare sicuro non esiste. Anzi, l'unico modo per evitare un altro incidente come quello di Fukushima è chiudere gradualmente tutte le centrali nucleari e sostituire l'energia dell’atomo con l'efficienza energetica e la produzione da fonti rinnovabili".

Ovviamente tutte le centrali segnate sulla mappa sono sotto stretto controllo, tuttavia Greenpeace fa notare come sia spesso addirittura la casualità, prima ancora dell'incuria, a provocare incidenti, il che non mette nessuno al riparo in maniera completa.

In tutto il mondo, milioni di persone vivono nelle vicinanze di un reattore nucleare, quindi in una zona che, in caso di incidente nucleare, potrebbe venire contaminata. E non ci sono parametri di sicurezza che tengano, come proprio Fukushima ha dimostrato. Ad oggi non è possibile affermare che ci sia una sola centrale sicura al cento per cento, visto che, anche in caso di perfetto funzionamento della centrale, c'è sempre l'incognita meteorologica in agguato.

Poi ci sono le conseguenze: le radiazioni sono ingestibili, non conosciamo esattamente i loro effetti che non hanno confini geografici o temporali. Non ci sono barrire nazionali o internazionali contro la contaminazione dell'aria, dell'acqua e del suolo.

Argomento attuale più che mai, in tutto il mondo, Europa compresa. L'ondata di freddo che si è abbattuta sull'Europa nelle scorse settimane, ha riacceso la discussione sul nucleare in molti paesi dell'Unione, preoccupati della qualità del proprio parco energetico e dei problemi legati all'affrancamento dalle forniture di gas russo.

Ad incendiare il dibattito ci sono le recenti dichiarazioni del ministro dell'Energia francese, Eric Besson, che ai microfoni dell'emittente Europe 1, ha rivelato l'intenzione del governo Sarkozy di allungare di altri 40 anni la vita delle centrali nucleari nazionali. Una scelta in controtendenza con il diffuso sentimento anti atomo cresciuto nell'opinione pubblica internazionale dopo l'incidente di Fukushima.

Secondo il quotidiano Le Monde, il 9 febbraio la Francia ha battuto il proprio record di consumo di energia elettrica, con un picco di domanda pari a 101.700 megawatt. Besson si é rallegrato della capacità del nucleare di coprire circa il 63% di quel picco con la messa in moto di circa 55 reattori nucleari su 58.

Anche la Gran Bretagna non ha fatto mistero di voler proseguire nel suo programma nucleare. Dopo l'annuncio, lo scorso anno, di otto centrali nucleari di nuova generazione in cantiere per il 2025, David Cameron ha reso nota un'ampia intesa proprio con la Francia per un programma di cooperazione sul nucleare civile. La dichiarazione congiunta, ha fatto sapere Downing Street, "dimostra l'impegno comune sul futuro dell'energia nucleare civile e la nostra visione condivisa di un'energia sicura, sostenibile e conveniente che sostenga la crescita e contribuisca a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni nocive".

L’Italia ha rinunciato alle centrali nucleari con il referendum ma questo non la mette al sicuro. Essa è infatti circondata da nazioni che producono e sfruttano energia nucleare e che hanno centrali anche lungo i nostri confini. Un incidente in queste centrali avrebbe effetti devastanti anche sull'Italia. Il che ovviamente non è un motivo sufficiente per dire sì al nucleare. Greenpeace, e tantissimi italiani, sono convinti di no: le centrali ai nostri confini sono semmai un motivo in più per continuare l'opera di sensibilizzazione verso il pericolo del nucleare.

A questo serve la mappa dei siti nucleari mondiali: una "panoramica" sul pericolo nucleare in cui siamo, nostro malgrado, immersi. Si trova all'indirizzo http://risksofnuclear.greenpeace.org/

 

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