di Carlo Benedetti

MOSCA. Oltre 11milioni di abitanti vivono in questa capitale che è considerata come una delle più inquinate del mondo. Ora il Mercer Human Resource Consulting piazza Mosca al 14° posto nella lista delle città più sporche. La situazione ha già superato il livello di guardia: si producono 10,6 milioni di tonnellate di rifiuti urbani l’anno, senza considerare quelli prodotti dalle industrie che raggiungono circa 6,1 milioni di tonnellate. Ed è già allarme ecologico per quanto riguarda i “siti” di scarico a Korovino (… “luogo ideale per costruirvi la vostra dacia” dice una pubblicità russa…) e a Biryulyovo, un quartiere dormitorio nell’hinterland moscovita, mentre altri rifiuti vengono trasportati fuori dell’area in zone lontane dalla regione. Montagne di ogni genere nascono a vista d’occhio.

E così, mentre non esiste nessuna “raccolta differenziata”, intere colonne di camion pattumiera (1200 in servizio) partono ogni giorno dal perimetro della città verso i punti di raccolta. E’ un insieme dei materiali di scarto, di provenienza domestica, urbana, agricola o industriale. Sono costituiti da sostanze organiche biodegradabili (rifiuti alimentari, fibre vegetali, letame) e da materiali non biodegradabili quali materie plastiche, gomma, metalli, vetro, ecc., talvolta particolarmente inquinanti (batterie elettriche, aggressivi chimici, medicinali).

E a Mosca si sa bene che i metodi per gestire i rifiuti pericolosi sono tanto fantasiosi quanto criminali: vengono abbandonati in zone poco frequentate o nascoste, trasformandole in discariche a cielo aperto, scaricati nei corsi d'acqua, mischiati ai rifiuti urbani o spalmati sui terreni come fertilizzanti. La situazione scoppia. Ed è Sergej Sobianin, il nuovo sindaco della capitale, che per il momento, pur non ponendo il problema della raccolta differenziata, punta alla realizzazione  di altri sei inceneritori oltre ai quattro già operativi, tutti a pochi metri da quartieri densamente popolati. Gli ambientalisti, dal canto loro, fanno notare che la capitale avendo già più inceneritori al mondo, deve puntare sul riciclo. Ma tra i cittadini manca ancora una coscienza ecologica.

Ed è su queste situazioni che esplodono, a livello comunale, forti polemiche tra ambientalisti e comune. Le organizzazioni in difesa dell’ambiente, intanto, lanciano una raccolta di firme contro gli inceneritori sistemati in città. Dal canto loro il municipio e i rappresentanti del settore dell’incenerimento difendono il programma di sviluppo: è l’unico modo - sostengono - per affrontare la rapida crescita del volume dei rifiuti solidi urbani. I critici, invece, evidenziano il pericoloso impatto ambientale e i costi eccessivi di un “sistema obsoleto”.

Alexander Shuvalov, vicedirettore di Greenpeace Russia, denuncia che “non ci sono altre capitali al mondo con un numero così elevato di inceneritori”. Ed ecco che arrivano testimonianze e denunce. Si apprende che a Kozhukhovo, dove è in funzione uno degli inceneritori (periferia est di Mosca, sulle rive della Moscova), gli abitanti lamentano il cattivo odore dell’aria che a volte si tinge di rosa e in molti stanno pensando di vendere casa. Per legge in questa località si può edificare anche fino a 500metri dall’impianto d’incenerimento. Greenpeace ha avviato una campagna per raccogliere un milione di firme e sottoporre il problema a Medvedev.

Gli attivisti per l’ambiente propongono, come alternativa, un programma che punti al riciclo piuttosto che all’incenerimento. Un inceneritore - fa sapere Lazar Shubov, vice capo del Waste Worker Association, citato dal The Moscow Times - costa circa 350 milioni di dollari contro i 10 milioni di dollari di un impianto per il riciclaggio, che avrebbe anche il vantaggio di ridurre le emissioni tossiche generate dalla presenza, nei rifiuti solidi urbani, di materiali tossici, come batterie e termometri, che sprigionano mercurio e diossina.

Ma la separazione dei rifiuti da parte della popolazione, con l’utilizzo di cassonetti differenziati, non è ancora sviluppata in Russia: la maggioranza dei cittadini non se ne preoccupa affatto e questo rappresenta un grande ostacolo all’attuazione delle proposte ambientaliste. In questo contesto c’è chi ricorda l’esperimento attuato (con successo) nel vecchio periodo sovietico.

Allora la carta veniva raccolta in primo luogo dai ragazzini delle elementari che partecipavano così ad una gara a premi tra le classi. E a chi consegnava negli appositi centri di raccolta pacchi di 20 chili di carta straccia venivano regalati dei coupon che consentivano di comperare libri introvabili come opere classiche o enciclopedie tematiche. C’erano poi punti di raccolta per il vetro: bottiglie di ogni genere. Erano sufficienti una ventina di bottiglie per pagare le spese condominiali.

Altri tempi. Oggi si butta tutto in un unico cassonetto. Ma il sindaco ora arrivato vorrebbe riproporre l’antica esperienza. “State tranquilli - avverte la stampa locale - non sarà un ritorno al passato. Sarà solo il modo di riprendere una pratica valida pur se… sovietica”.

 

 

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