di Alessandro Iacuelli


La mattina di sabato 19 gennaio scorso si è svolta, nell'aula bunker di Poggioreale, la prima delle 11 udienze preliminari programmate per decidere sul rinvio a giudizio chiesto dalla Procura di Napoli a carico di Antonio Bassolino e altri 27 imputati nell'ambito dell'inchiesta sullo scandalo dei rifiuti. Il gup Marcello Piscopo ha già stilato il calendario delle udienze che si terranno in poco più di un mese. L'udienza si è chiusa intorno alle ore 13. Le accuse per gli imputati vanno dalla truffa aggravata ai danni dello Stato alla frode in pubbliche forniture. L'inchiesta della Procura, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Trapuzzano, è stata condotta dai sostituiti Paolo Sirleo e Giuseppe Noviello. In questa prima udienza si sono costituite le parti civili, in particolare la Regione Campania, il WWF, e 551 comuni della Campania.
Oltre al Presidente della Giunta Regionale, imputato in veste di ex commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, ci sono anche Raffaele Vanoli, ex vice commissario, Giulio Facchi, all'epoca sub commissario governativo, e i vertici dell'Impregilo, la ditta capofila e mandataria di FIBE, l'azienda che aveva ricevuto in appalto dalla Regione la gestione dell'immondizia, in particolare sono chiamati a rispondere in aula i fratelli Piergiorgio e Paolo Romiti. Uno sbocco inevitabile di una vicenda contorta, nella quale il presidente della Giunta Regionale è incriminato di aver favorito FIBE nella gara d'appalto per la concessione delle licenze per lo smaltimento dei rifiuti, lo stoccaggio delle ecoballe e la costruzione degli impianti.

Nel 1999 Bassolino avrebbe dato il via libera all'offerta del gruppo industriale italo-tedesco, erano infatti impegnate in FIBE anche Babcock Kommunal Gmbh, Deutsche Babcock Anlagen Gmbh, ed Evo Oberhausen AG,, penalizzando l'offerta della concorrente, guidata dall'Enel, più valida tecnicamente ma più cara. Nonostante gli accordi prevedessero che l'impresa vincitrice avesse già i siti dove costruire gli impianti di Cdr e gli inceneritori, FIBE fece ricorso a nuovi siti comprati, o affittati a spese del Commissariato, per l'occasione, senza accollarsi i costi di stoccaggio dei rifiuti in eccesso, come previsto nel caso in cui non fosse riuscita a costruire gli inceneritori in tempo.

Secondo la procura di Napoli, Bassolino avrebbe "sorvegliato", in veste di commissario straordinario, in modo "distratto e compiacente", lasciando la FIBE libera di gestire i Cdr senza controlli, producendo ecoballe non a norma. Nel frattempo Napoli e la Campania sono cadute nel baratro di una "emergenza nell'emergenza", arricchendo di altro denaro, come se ce ne fosse bisogno, le tasche dei clan camorristici, pronti a cavalcare l'urgenza nei momenti critici, e a giocare al ribasso sulle grandi commesse riguardanti sia la raccolta sia lo smaltimento dei rifiuti, soprattutto nelle province di Napoli e Caserta.

Il risultato, ormai arrivato all'attenzione dei media nazionali, è il totale caos nella gestione del problema, l'inseguirsi di deroghe e decreti; ma, soprattutto, è il rischio continuo di epidemie, l'impatto ambientale, il buco finanziario nelle casse regionali e un termovalorizzatore in costruzione, tra i più grandi d'Europa, che nasce già come vero e proprio monumento all'illegalità, progettato e fabbricato violando le regole di sicurezza più elementari e non rispondente alle normative europee.

In particolare i giudici sottolineano come la struttura commissariale, con l'avallo dell'Arpac e dell'assessorato regionale all'ambiente, non solo chiudevano tutte e due gli occhi sulle lampanti violazioni delle più elementari norme di sicurezza e di tutela della salute e dell'ambiente nei 7 impianti di Cdr campani ma, tramite una lunga serie di "artifizi e raggiri", come ad esempio "un'attività di prelievo e campionamento" assolutamente "non rappresentativa del reale processo di lavorazione", "rappresentavano falsamente la produzione di compost e Cdr conforme ai contratti stipulati con le aziende vincitrici della gara".

Così, mentre la politica, e in particolare il PD, fa quadrato attorno a Bassolino, per i magistrati si tratta di un "progetto criminoso" ordito dalla multinazionale FIBE e dal Commissariato di governo ai danni dell'ambiente e della salute delle popolazioni campane. I Pm Paolo Sirleo e Giuseppe Noviello parlano infatti nella loro richiesta di rinvio a giudizio, di un "progetto criminoso architettato per costituire una apparente tranquillità, anche mediante silenzio, non manifestando l'inidoneità tecnica degli impianti e la disorganizzazione gestionale di un corretto e regolare adempimento del servizio". Ovvio che non poteva durare in eterno. Infatti, una volta riempitisi oltre misura i siti dove stoccare le ecoballe, quella "apparente tranquillità" è definitivamente sparita dalla Campania.

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