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Categoria: Esteri
di Bianca Cerri

Il giorno della sua nomina a responsabile della Difesa, Robert Gates era stato definito da Bush “un uomo nuovo” ma la definizione rischia di apparire sarcastica, visto che Gates ha fatto parte della CIA per oltre 26 anni. Lo hanno messo sotto inchiesta varie volte per stabilire quale fosse stato il suo ruolo nella vicenda Iran-Contras e risulta che fosse perfettamente al corrente sia della vendita di armi all’Iran che dei finanziamenti ai Contras del Nicaragua, così come sapeva che le attività della CIA in Nicaragua venivano finanziate con il ricavato di un fiorente traffico di cocaina. Secondo Rodney Stich, autore di “Defrauding America” ogni operazione ruotava attorno agli stessi personaggi: oltre a Gates, William Casey, Edwin Meese (oggi a capo del complesso industrial-carcerario) ed altri. Nato in Kansas nel 1943, Robert Gates è sempre stato un convinto anticomunista e nei suoi rapporti dall’America centrale non mancano riferimenti ad una “incombente minaccia rossa”. La maggior parte degli esseri umani sente il peso dei propri fallimenti e seppure il piano di Gates di rovesciare Ghaddafi e ridisegnare l’intero assetto politico dell’Africa del Nord fallì, lui andò ugualmente avanti per la sua strada, fino a diventare direttore della CIA nel 1991. Ma non fu un processo indolore, perché la nomina venne contrastata da 31 voti a sfavore, più di qualsiasi altro candidato nella storia dell’Intelligence.

Già nel 1987, la nomination di Gates suffragata da Reagan era stata bocciata e senza la spinta di Bush senior anche il secondo tentativo sarebbe stato un fallimento. Intanto continuavano ad emergere voci sulle operazioni della CIA finanziate da traffici illeciti e, sul coinvolgimento di Gates, anche i dubbi residui vennero spazzati via. Il presidente del National Intelligence Council arrivò a definirlo “un uomo completamente dipendente dalle proprie convinzioni personali, pronto a disfarsi di chiunque lo contraddica”, dimostrando di non avere alcuna stima nei suoi confronti. Quando il nome di Gates riaffiorò in un’inchiesta del giornalista Gary Webb, morto “suicida” nel dicembre del 2004, lo stesso Gates assicurò che per lui non ci sarebbero comunque state conseguenze. Nel 1993, il governo russo inviò prove inconfutabili dei rapporti intrattenuti da Gates con alcuni ufficiali iraniani ai quali aveva chiesto espressamente di ritardare il rilascio degli ostaggi americani sequestrati nell’ambasciata USA di Teheran, ma anche stavolta lui ne uscì indenne.

Nel 1993, quando la sua carriera nella CIA giunse alla fine, Robert Gates iniziò a frequentare gli ambienti accademici e a cimentarsi come editorialista specializzato in politica estera per conto del New York Times. Nel 1995, Howard Teichter, ex-consigliere di Ronald Reagan, rivelò che l’ex-direttore dell’Intelligence aveva avuto un ruolo preponderante nella vendita di armi all’Iraq e collaborato con Saddam Hussein e con alcune frange dell’estremismo islamico. Un affare cui aveva fatto da mediatore proprio quel Donald Rumsfeld al quale anni dopo avrebbe sottratto la carica di segretario alla Difesa. Gates non prestò alcuna attenzione a queste voci e continuò a scrivere saggi sulla guerra fredda e si presentò in forma smagliante alla cerimonia durante la quale gli venne conferita la medaglia di Protettore della Sicurezza Nazionale.



Tra il 1999 ed il 2003, Robert Gates ha fatto parte del Consiglio Affari Esteri, un organismo creato per favorire i rapporti diplomatici con l’Iran con particolare riguardo alle tecnologie nucleari. Punto centrale del programma: consentire all’Iran di sviluppare un suo programma nucleare ma a condizione che venisse usato solo a “fini pacifici”. Da quattro anni è anche presidente di una delle più grandi università americane.

L’otto novembre, Robert Gates ha accettato la carica di segretario alla Difesa offertagli da Bush perché l’America “è in guerra e non potevo rifiutare”. Ma c’è chi dice che si sia trattato di una scelta alquanto infelice. Intanto, bisogna ricordare che potrebbe passare anche un anno prima che gli americani si accorgano che la nomina di Gates non vuole dire affatto che l’esercito USA stia per riprendere la strada di casa. Quanto alla bontà della scelta, certamente è stata astuta. L’aria da sognatore moderato di Gates rischia di farlo apparire come un agnello innocente a confronto del burbero e malefico Rumsfeld. Invece Robert Gates è un uomo abituato a manipolazioni e raggiri di ogni tipo e la carica conferitagli rischia di portare il mondo intero di fronte a nuove incognite, forse peggiori di quelle attuali. Solo 18 mesi fa, in un discorso tenuto alla Monterey University, il neo segretario alla Difesa ha esaltato la presenza militare americana in Europa a più di 60 anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Chi ha definito Gates “uomo del dialogo” farà bene a rivedere le sue posizioni.