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Categoria: Esteri
di Alessandro Iacuelli

Dopo gli esperimenti missilistici dello scorso 4 luglio, nei giorni scorsi il regime nordcoreano ha annunciato, tramite la propria agenzia ufficiale, che a breve terrà un test nucleare. L’annuncio crea allarme sia nella regione asiatica sia in occidente. E’ la prima volta, da quando a febbraio del 2005 affermò di avere messo a punto la bomba, che la Corea del Nord fa sapere di preparare un test nucleare, tra l’altro senza specificarne la data. Durissima la nota d’agenzia con la quale viene dato l'annuncio: “La gravissima minaccia di una guerra atomica rappresentata dagli Stati Uniti costringe la Repubblica popolare a condurre un test, quale passo indispensabile per mettere a punto un deterrente nucleare”. Altrettanto dura la risposta americana, affidata a Sean McCormack, portavoce del dipartimento di Stato americano che, in una dichiarazione rilasciata al Cairo, dove si trova in visita con la segretaria di Stato Condoleezza Rice, afferma: “Un test della Corea del Nord minerebbe la nostra fiducia negli impegni presi da essa nei negoziati a sei e rappresenterebbe una minaccia inaccettabile alla pace e alla stabilità in Asia e nel mondo”, chiudendo con ciò ogni possibile via di mediazione. Ricordiamo che un anno fa la Corea del Nord sottoscrisse, e poi rinnegò, un accordo con Russia, Cina, Giappone, Usa e Corea del Sud per la sospensione del proprio programma nucleare in cambio di aiuti energetici ed economici, oltre che di garanzie nell’ambito della sicurezza e delle relazioni diplomatiche.
Questa scelta del governo di Pyongyang, ancora una volta genera preoccupazioni in terra nipponica, visto che i recenti test missilistici sono stati svolti tutti su traiettorie dirette verso il Giappone. “Un fatto inaccettabile”, lo ha definito il primo ministro di Tokyo, Shinzo Abe, seguito dal ministro degli Esteri, Taro Aso, che lo ha denunciato come “una minaccia alla pace. Non potremmo mai perdonare una tale iniziativa; avrebbe conseguenze negative nel sudest asiatico, compreso il Giappone”.

Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, si è affrettato a rivolgere a Pyongyang un invito alla cautela, ma allo stesso tempo ha sollecitato gli Stati Uniti ad avviare colloqui diretti con i nordcoreani, cosa che questi ultimi chiedono da tempo, da svolgersi insieme agli altri Paesi coinvolti nel negoziato a sei sul nucleare.

Quello che appare essere però il vero nodo della contesa diplomatica, è certamente il rapido precipitare dei rapporti con l’altra Corea, quella del Sud.
Il governo sudcoreano ha convocato una riunione dei responsabili della sicurezza per valutare la situazione. “Si tratta di una grave minaccia alla pace nella penisola coreana e avrà un impatto certamente negativo sulle relazione inter-coreane”, ha detto il portavoce del ministero per l’Unificazione, Yang Chang-Seok.
Choo Kyu-ho, portavoce del ministero degli Affari Esteri, rincara la dose: “Non tollereremo che la Corea del Nord possieda armi nucleari”. Choo ha anche invitato Pyongyang ad abbandonare il suo progetto di test e di tornare al negoziato a sei sul suo programma nucleare. “Se la Corea del Nord procede a un test nucleare, dovrà prendere le sue responsabilità di fronte a tutte le conseguenze” ha avvertito.

Il governo di Seoul è uno dei più importanti donatori di aiuti umanitari alla Corea del Nord e mantiene il dialogo con il regime dopo un vertice storico tra i rispettivi leader nel 2000. Aiuti umanitari che ora minaccia di ritirare se Pyongyang continua a finanziare progetti atomici. Un diplomatico nordcoreano ha respinto subito le critiche all’intenzione del suo Paese di condurre un test nucleare. Non sarebbe un atto provocatorio, ma soltanto di una forza di dissuasione necessaria per far fronte alle aggressioni americane.
Il governo nordcoreano, in pratica, accusa gli Stati Uniti di condurre una guerra sul piano finanziario contro il regime asiatico, oltre che di subire pressioni e minacce anche di tipo militare.

Gli Stati Uniti, la Francia e il Giappone hanno chiesto un’immediata risposta dell’Onu, mentre da Pechino, il più stretto alleato di Pyongyang, arriva la richiesta di gestire la questione tramite il forum di sei Paesi che da lungo tempo porta avanti colloqui con i nordcoreani sul nucleare.
E' proprio la Cina, il Paese a trarre più difficoltà dall'annuncio del test nucleare. Alleata, e per certi versi protettrice, del regime di Pyongyang, ha nel frattempo la necessità di nuove aperture diplomatiche e commerciali, verso USA, Giappone ed Europa.
Forse proprio per questo, la Cina ha invitato la Corea del Nord a rimanere tranquilla e a trattenersi dal realizzare il test nucleare. Pechino “spera che la Corea del Nord manterrà la calma e dia prova di trattenersi sulla questione di un test nucleare” ha riferito l’agenzia ufficiale Xinhua, citando il portavoce degli affari esteri cinese, Liu Jianchao.

Ricordiamo che è dalla fine della guerra di Corea del 1950-1953 che il regime di Pyongyang cerca
di dotarsi di arsenali nucleari, prima con l’appoggio dell’Unione sovietica, poi della Cina e, più di recente, attraverso un contrabbando di tecnologia riconducibile al padre dell’atomica pachistana, Abdul Qadeer Khan.
Nei prossimi giorni, si svolgerà il delicato braccio di ferro diplomatico, che potrebbe avere risultati imprevedibili, considerando che in questo momento storico, costellato di pericolosissime tensioni geopolitiche, una nuova esplosione nucleare potrebbe essere quanto di peggio ci si possa augurare. A questo si aggiunga che sia gli Stati Uniti, sia il Giappone, sia la Corea del Sud, hanno prontamente affermato di “non escludere l’opzione militare”, nel caso in cui il test venisse effettuato.

Forse, in questa ottica, una mediazione da parte cinese, che ha l’unico governo che non viene trattato come “un nemico” dal regime nordcoreano, potrebbe essere l’unica strada percorribile. Soprattutto alla luce della tensione elevatissima tra Pyongyang e Washington. Tensione che difficilmente potrebbe portare ad un accordo.