Casse pubbliche vuote ed un deficit di Stato degno di comparazione con quello
italiano; il mercato degli immobili in crisi perché nessuno compra più,
ma facendo un giro a piedi per la città si vedono tante agenzie immobiliari
straniere, che vendono solo a stranieri. I giovani che scappano all'estero,
il 20% del personale delle amministrazioni pubbliche licenziato al volo.
Sono alcuni dei "numeri" della crisi economica che ha assalito l'Ungheria
dopo il suo ingresso nell'Unione Europea, ed alla vigilia dell'adozione dell'Euro
come moneta corrente. La sera del 18 settembre viene diffusa su internet, una
registrazione audio in cui si sente il premier, il socialista Ferenc Gyurcsany,
al suo secondo mandato di governo, ammettere di aver mentito prima delle elezioni,
circa le reali intenzioni del governo in materia di austerità. La registrazione
nell'arco di poche ore viene ripresa e trasmessa da molte radio.
Che un politico menta durante la campagna elettorale non è certo una
novità. La novità semmai è che il politico ammetta di aver
mentito, anche se l'ammissione non è stata del tutto spontanea: la registrazione
è stata realizzata durante una riunione a porte chiuse del governo, ma
il quarantaquattrenne premier ungherese ha ammesso pubblicamente la sera stessa
che la registrazione era autentica e ha riconosciuto di aver detto quelle frasi. La reazione della destra ungherese, tra le più radicali di quelle europee,
è stata immediata: sono scoppiati scontri nella capitale già dalle
prime ore della notte, si sono viste bandiere ungheresi, bandiere della Fidesz,
maggiore partito d'opposizione, ma anche un discreto numero di svastiche.
Secondo fonti della polizia ungherese, gli scontri sarebbero stati scatenati
e condotti da circa 10.000 manifestanti dell'estrema destra, durati fino a tarda
notte in piazza Szabadsag, di fronte alla tv di stato magiara Mtv.
Nel corso della notte, alcuni manifestanti sono riusciti a penetrare all'interno
del palazzo della televisione, danneggiando alcune apparecchiature di montaggio.
All'esterno sono state bruciate diverse vetture e cassonetti di rifiuti. La
situazione si è alla fine calmata, dopo un largo uso di lacrimogeni.
Un centinaio di poliziotti ricoverati in ospedale, tra i quali uno ferito in
modo grave e considerato, al momento, in pericolo di vita. Nulla fa pensare
che la protesta, già al secondo giorno, non riprenda nelle prossime ore.
Il bilancio provvisorio, sempre secondo fonti di governo, è di 150 feriti
in totale.
Il rischio di nuovi scontri, ed anche il rientro immediato da Bruxelles del
leader dell'opposizione Viktor Orban, non nuovo al cavalcare in modo populista
e spregiudicato il malcontento popolare, ha spinto il governo ungherese a convocare
immediatamente una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza nazionale.
I manifestanti chiedono le dimissioni del primo ministro. Il partito di Viktor
Orban ha annunciato il boicottaggio dell'attività parlamentare per oggi,
mentre il Presidente della Repubblica, l'indipendente Laszlo Solyom, ha parlato
di "crisi morale provocata dal primo ministro".
La reazione del capo del governo, recentemente tornato da una visita in Russia
al presidente Vladimir Putin, è stata l'ordinare alla polizia di usare
"ogni mezzo per restaurare l'ordine" e ha escluso ogni ipotesi di
abbandono del governo. Le riforme, ha detto, andranno avanti.
Gyurcsany ha ottenuto il sostegno della direzione del suo partito, che ha ribadito
la fiducia nel programma di governo che punta alla riduzione del deficit pubblico.
E' infatti proprio il nodo del deficit pubblico, il terreno di scontro.
Gyurcsany porta avanti un pacchetto di riforme che prevede un aumento delle
tasse per ridurre il deficit di bilancio. Deficit che al momento corrisponde
al 10,1% del PIL, il più elevato dell'Unione europea. Si tratta di una
cifra troppo elevata per poter sostenere l'ingresso nell'area dell'Euro. Passare
all'Euro in queste condizioni, significherebbe per l'Ungheria una spinta inflazionistica
ed una scarsità monetaria che la allontanerebbero da quella modernizzazione
che sta cercando affannosamente da oltre 10 anni.
Secondo l'opposizione, la menzogna del premier sta proprio in questo: Gyurcsany,
durante la campagna elettorale, ha proposto la riduzione delle tasse, salvo
poi in questi mesi annunciare aumenti ed un taglio del budget per 64 miliardi
di dollari solo nel 2007, per riportare il deficit sotto controllo.
Risulta comunque evidente il tentativo della destra di approfittare della situazione
per tentare di fermare l'ingresso nell'Unione Europea di Budapest. Certo, ogni
paese fa storia a sé, ma su questa storia dell'abbassamento delle tasse,
sarebbe lecito chiedersi: se è stata demagogia usata in campagna elettorale,
allora qui in Italia negli scorsi 5 anni cosa sarebbe dovuto succedere, visti
i risultati? Con l'ulteriore differenza che qui chi promette meno tasse e un
milione di posti di lavoro non ammetterà mai di aver mentito.