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Categoria: Esteri
di Sara Nicoli

Se ci fossero riusciti, l'11 settembre sarebbe stato archiviato come il primo atto di un'escalation terroristica di dimensioni planetarie, culminata nei cieli dell'Altlantico e nell'esplosione contemporanea di almeno dieci voli diretti da Londra verso gli Usa. E le cronache avrebbero probabilmente consegnato alla storia il numero 11 come il giorno maledetto per eccellenza nella vicenda umana mondiale di questi primi anni del ventunesimo secolo. E' andata diversamente. Scotland Yard li ha fermati. Forse solo un attimo prima che kamikaze islamici, di origine inglese, al soldo di Al Queda - secondo un'immediata lettura del governo Usa - caricassero a bordo un esplosivo artigianale in forma liquida portato in cabina con il bagaglio a mano. Scotland Yard ha dunque sventato il più terribile piano terroristico dopo la distruzione delle Twin Tower. Il carniere degli arresti per il momento parla di 21 persone di cui, per ragioni di sicurezza, non è stata resa nota l'identità. Si è solo saputo che dovrebbero appartenere alla comunità islamica londinese, la stessa che partorì i kamikaze che fecero la strage nella metropolitana. E' stato detto, anche, che si tratti di giovani cittadini britannici di origine pachistana o dell'Asia meridionale, ma questo elemento non é stato confermato. Erano mesi, comunque, che i servizi inglesi stavano lavorando a questa operazione. Se hanno deciso di muoversi proprio ieri è perché ieri è successo qualcosa di non svelato che ha probabilmente convinto che la situazione stava precipitando. L'allarme resta comunque molto alto: il timore è che qualcuno sia sfuggito alla morsa investigativa e dunque la paura resta alle stelle.

Il vicecapo di Scotland Yard, Paul Stephenson, ha parlato di operazione che ha sventato "una strage (ha usato l'espressione 'omicidio di massa') su scala inimmaginabile" ed ha invitato i cittadini a restare "calmi, pazienti e vigili". Non si sa se i terroristi volessero colpire ieri o oggi. Ma la paura che qualcuno sia sfuggito al blitz ha fatto scattare negli aeroporti del Regno Unito misure d'emergenza senza precedenti. Vietati tutti i bagagli a mano, con l'eccezione di portafogli, occhiali e medicine salvavita, da portare in buste di plastica trasparente. Persino i biberon sono diventati sospetti: i genitori sono stati obbligati ad assaggiarne il contenuto davanti a responsabili delle compagnie aeree. Anche cellulari, riproduttori mp3 e computer portatili son diventati off limits nelle cabine. All'aeroporto di Heathrow, che sarebbe stato il principale obiettivo degli attentati, insieme agli scali di Glasgow e Manchester, sono stati bloccati tutti i voli in uscita ed entrata. Trattandosi dell'aeroporto più trafficato del mondo, la chiusura ha gettato nel caos tutti gli scali europei, dove i voli da e per il Regno Unito sono stati cancellati o sono sottoposti a fortissimi ritardi. Le autorità per l'aviazione hanno invitato a non presentarsi a Heathrow, a meno che non sia "assolutamente necessario". Le misure di sicurezza sono state definite come temporanee, ma al momento non è chiaro quanto dureranno. In una cosa, insomma, i terroristi sono riusciti magistralmente. Per un giorno intero, e forse anche di più, hanno bloccato l'intero traffico aereo dell'occidente: le ripercussioni si sentiranno anche nei prossimi giorni, così come invece sono state immediate sui titoli di borsa delle compagnie aeree di tutto il mondo che hanno subito vertiginose oscillazioni al ribasso. Qualcuno ci avrà senza dubbio guadagnato.

Il servizio segreto britannico, l'MI-5, ha portato il livello di allerta antiterrorismo a "critico", il massimo possibile, che indica una minaccia "grave ed imminente" contro il Regno Unito. Nella notte di mercoledì il comitato per le emergenze, Cobra, composto da ministri e vertici di polizia e servizi, si è riunito per ben tre volte. Il premier Tony Blair, che è in vacanza ai Caraibi, pare fosse informato dell'indagine da diverse settimane, così come Bush, tenuto costantemente informato sugli sviluppi delle operazioni. Il ministro dell'Interno John Reid, che proprio ieri aveva rilanciato l'allerta terrorismo, ha detto che obiettivo degli attentatori era "causare una considerevole perdita di vite umane". Fonti ufficiali dell' antiterrorismo Usa, coperte dall'anonimato, hanno reso noto che dietro il progetto di attentati sventato in Gran Bretagna ci sono i soliti "forti legami con Al Queda. E questo, secondo il ministro della Sicurezza Interna degli Usa, Michael Chertoff, per via del livello di sofisticazione, del numero di membri coinvolti e della portata internazionale dell'operazione terroristica: un piano, dunque, ben organizzato e, soprattutto " ben finanziato". "Stiamo verificando i possibili legami con Al Qaida - ha detto il ministro della Giustizia Usa Alberto Gonzales - perché abbiamo un nemico mortale che si sveglia ogni mattina cercando di immaginare nuovi modi di colpirci. Ogni giorno per noi è il 12 settembre".

I servizi inglesi, dunque, si sono presi una rivincita dopo esser stati battuti nel cuore della City dagli attentati alla metropolitana del luglio 2005, ma è una vittoria che si può considerare episodica, seppur benvenuta. Sono in molti a chiedersi come sia possibile che una comunità islamica integrata e pacifica come quella di Londra, sia ancora una volta generatrice di terroristi con il passaporto britannico. Che sono cresciuti e hanno studiato in Inghilterra e che, contro l'Inghilterra, hanno deciso di agire, con ferocia e determinazione, con odio. Nessuno ovviamente fa presente di quanto e come la guerra che l'Occidente ha scatenato contro il mondo musulmano possa aver dato un sostanzioso aiuto al proliferare del fanatismo religioso, abilmente sfruttato, in un senso e nel suo opposto, da tutti i protagonisti di questa nuova guerra, che sembra aver sostituito quella fredda. Perché l'inutilità delle guerre si accompagna regolarmente al bisogno che delle guerre alcuni paesi hanno. Dal fallimento di questa operazione terroristica in grande stile emerge infatti il dato di un altro fallimento: quello delle guerre scatenate dopo l'11 settembre per fermare un terrorismo che oggi appare invece straordinariamente sofisticato e per nulla intimidito, anzi, dalla pressione esercitata con le armi dalla comunità mondiale. Un terrorismo che anzi appare attratto dalla sfida contro i più ricchi e potenti, che ai loro occhi appare come una riedizione odierna dell'eterno scontro tra forti e deboli. Fa niente che i loro principali finanziatori siano gli alleati seduti sui pozzi con gli strapuntini accomodati dai marines. E' parte sostanziale del paradosso di questo assurdo scontro di civiltà al quale in tanti hanno affidato le loro sorti politiche.

La potenzialità stessa di un simile attentato dimostra quanto la strategia politico-militare portata avanti principalmente dagli americani attraverso la distruzione dell'Iraq non solo non è servita allo scopo dichiarato, ma casomai ha ulteriormente incrudelito le frange più estreme del terrorismo islamico. In ultimo, lo sfacciato appoggio Usa ad Israele nella sua guerra contro il Libano. Il presidente Usa continua a scagliarsi contro "i fascisti islamici che usano ogni mezzo per distruggere chi ama la libertà", ma la politica mondiale sembra prendere sempre più le distanze da questa prospettiva. La consapevolezza di oggi è che l'Occidente pagherà forse ancora a lungo l'avventura irachena che non solo ha deviato l'attenzione internazionale dal vero pericolo fondamentalista, ma è riuscita a fomentare lo scontro tra civiltà rendendolo un detonatore di tensioni difficili da spegnere. Anzi, alla luce di ieri, in netta ascesa. Ancora una volta, gli schermi di tutto il mondo riporteranno, sotto le immagini di Londra, un film già visto, con gli Usa ed i suoi alleati a convincere il mondo che c'è un'altra guerra da combattere, casomai in Iran, per difendersi dal terrorismo. La lezione è stata chiara: la guerra in Iraq non è servita. Quella in Iran non servirebbe.