Si fa un gran parlare, in questi giorni, dei possibili interventi che il neoministro
dell'economia Tommaso Padoa Schioppa ha deciso di attuare per risanare una finanza
pubblica giudicata da più parti allo sbando; nonché di un paese
che, a detta degli economisti, rischia di subire una crisi simile a quella argentina.
Si parla di tagli alla spesa pubblica sui quattro grandi comparti - sistema
pensionistico, servizio sanitario, amministrazioni pubbliche, finanza degli
enti decentrati - che ne rappresentano circa l'80 per cento. La "scure"
del ministro colpisce anche i privilegi dei ministeri, in un'opera di risanamento
che pare muoversi a 360 gradi.
Anche il settore bellico non è esente da tagli. Il ritiro dall'Iraq permette
infatti un risparmio di quasi cento milioni di euro solo nel prossimo semestre,
che salgono a duecento una volta terminato il rischieramento. Nonostante ciò
però, i costi per le truppe all'estero rimangono altissimi, il decreto-legge
di rifinanziamento prevede infatti per il prossimo semestre una spesa pari a
488.039.565 euro. Facciamo un piccolo esempio: i tagli della manovra-bis di Tremonti nel 2005
erano pari a 1,1 miliardi di euro. Il decreto legge n.224 e il suo predecessore,
insieme costano ai contribuenti poco più di un miliardo di euro. In sostanza,
se non fossimo andati in Iraq e in Afghanistan, non ci sarebbe stato bisogno
di fare in un anno una seconda manovra finanziaria. Un secondo esempio: costruire
le nuove stazioni alta velocità di Roma e Napoli, compresi i nodi ferroviari,
costa come le nostre spese militari all'estero.
Escludendo l'Iraq, da cui ormai siamo in dirittura di uscita, fra le missioni
in corso la più costosa è quella in Afghanistan, che va sotto
il nome di ISAF. A questa vanno aggiunte due missioni sorelle operanti per i
medesimi fini nel medesimo quadro strategico: Enduring Freedom e Active
Endeavour. Il "disturbo" è di 328.509.518 euro per il solo
2006, mentre dal 2002 raggiungiamo la bella cifra di un miliardo e trecentoventisei
milioni di euro, a cui vanno ulteriormente aggiunti 71 miliardi di vecchie lire
per il primo gruppo navale presente sul luogo nel lontano 2001.
Tra le voci degne di nota ci pare d'obbligo segnalare i 15 uomini d'oro schierati
a Tampa, per la modica cifra di quasi due milioni di euro al semestre. Oltre
duecentomila euro all'anno a testa.
Il problema è che Tampa non si trova in Afghanistan, ma in Florida, dove
si trova la sede di Enduring Freedom. Nella sua lotta agli sprechi, il
governo Prodi ha deciso di raddoppiare i fondi per questa delicatissima missione.
Come già evidenziato dall'Espresso in un articolo sui costi di
Nassiryah, questi decreti servono anche a finanziare le attività dei
nostri servizi segreti. Il tutto viene segnato sotto la voce apparentemente
innocua di "attività di informazione e sicurezza della Presidenza
del Consiglio dei Ministri (P.C.M.)". Cosa esattamente facciano non è
dato saperlo, forse Renato Farina potrebbe fornire maggiori informazioni
Quello che è noto è che le nostre "barbe finte" sono
costate ai contribuenti la bellezza di sette milioni di euro soltanto nell'ultimo
semestre. Non è poco se si considera che le spese per la ricostruzione
sostenute dal nostro governo sono di poco superiori ai cinque milioni di euro.
Dal Novembre 2001, data di inizio della missione.
Esiste poi in ambito di intelligence, oltre agli agenti del SISMI, un'altra
figura: il consigliere diplomatico del comandante italiano di ISAF. Personaggio
dal ruolo non ben definito, essendo il governo afgano, de facto, una
dependance NATO. Sotto il governo Berlusconi, la spesa riferita a tale ruolo
era vicina ai 50 mila euro al semestre. Con l'ultimo decreto, l'Unione ha deciso
di portarla a 100 mila euro al semestre.
Scorrendo i bilanci si scopre poi che paghiamo circa due milioni di euro ogni
anno per tenere sotto controllo il bacino mediterraneo, nell'ambito della missione
Active Endeavour. Si tratta di una missione "relitto", giacché
il suo scopo era quello di fornire copertura aerea agli americani durante la
prima fase del conflitto afgano. Allo stato attuale il compito di Active
Endeavour viene svolto dalla base aerea USA di Abu Dhabi, rendendo perfettamente
inutile l'impiego delle navi italiane.
Sorge il sospetto che i nostri governanti se ne siano dimenticati.
Capitolo a parte meritano gli interventi CIMIC, acronimo che sta per "cooperazione
civile-militare".
Sono i cugini buoni dei normali militari, intervengono quando le operazioni
di guerra sono finite ed è tempo di riedificare il paese. Fedeli alla
regola d'oro dei tempi moderni per la quale il vero business non è la
guerra ma la ricostruzione, il gruppo CIMIC ha eseguito una serie di interventi
a sostegno della popolazione.
Affianco ad iniziative lodevoli, come la costruzione di pozzi d'acqua in villaggi
privi di rete idrica, troviamo attività più discutibili. Ad esempio
il "derby della mole", partita amichevole di calcio tra under-14 afgani,
giocata nel Novembre 2004. Non c'è data sapere la spesa affrontata dal
nostro governo, ma in un paese ancora oggi dilaniato dalla guerra civile c'è
da chiedersi che senso abbia.
Nonostante il battage pubblicitario che circonda le attività di ricostruzione
italiane il bilancio delle operazioni non belliche è di quasi nove milioni
di euro, pari appena allo 0,66% delle spese sostenute per le tre missioni militari.
Il dato è particolarmente interessante se si pensa a come viene venduta
la missione. Le truppe, che dovrebbero essere di "pace" e impegnate
nella ricostruzione, spendono pochissimo per aiuti concreti alla popolazione
civile. Non solo: i nostri militari sono sottoposti al codice penale militare
di guerra e le loro regole d'ingaggio sono, dal 4 Maggio scorso, passate da
"Peacekeeping" a "Combat". Quella che doveva essere la prima
tappa per la vittoriosa guerra al terrorismo si sta rivelando un costoso pantano,
tremendamente simile a quello in cui rimasero invischiati i sovietici.