Shamil Basaiev è morto. Ucciso in un agguato dalle truppe federali russe,
non colpito dai proiettili, ma da un quintale di tritolo. Per Vladimir Putin
è senza dubbio una vittoria politica, prima ancora che militare.
Il ricercato numero uno dalle autorità russe, è stato ucciso nella
notte tra domenica e lunedì in un blitz delle forze speciali in Inguscezia,
piccola regione confinante con la Cecenia, insieme ad altri cinque guerriglieri,
nel villaggio di Ekazhevo, alle due del mattino, ora locale.
Lo ha dichiarato il capo della sicurezza statale Nikolai Patrushev al presidente
russo Vladimir Putin. Secondo Patrushev, il leader ribelle e i suoi uomini stavano
organizzando un attacco nel sud della Russia in coincidenza con la riunione
del G8 che la Russia ospiterà nel prossimo fine settimana. Shamil Basaiev segue quindi la sorte di Aslan Maskhadov, l'ex presidente della
Repubblica Cecena, leader dell'ala meno oltranzista e più disposta al
dialogo con Mosca, che si era detto disponibile, tramite un suo portavoce, a
"sedersi ad un tavolo di trattativa con Mosca in qualsiasi momento, convinto
che un colloquio di 30 minuti con Putin sarebbe stato sufficiente a concludere
le ostilità" . A quella richiesta di colloquio, Putin rispose con
la via militare, uccidendo Maskhadov.
Con la morte di Maskhadov, che proponeva tregue e trattative, l'ultimo leader
storico rimasto, Shamil Basaiev, considerato l'organizzatore della strage di
Beslan e dell'azione al teatro moscovita Dubrovka, era rimasto incontrastato
al comando degli indipendentisti ceceni.
Un anno dopo Mashkadov, ora anche Basaiev è caduto sotto i colpi dell'esercito.
Nato 41 anni fa a Vedenò, un villaggio tra le montagne sud della Cecenia,
Shamil Basaiev diceva di se stesso: "Sono un montanaro e un guerriero".
Per anni è stato il leader più sanguinario della guerriglia cecena
ed al suo attivo vantava le più cruente azioni terroristiche avvenute
nella Federazione russa, oltre che l'impegno nella squadra di calcio di Grozny.
Nell'agosto del 1991, durante il tentativo di colpo di stato, intuendo che il
successo dei golpisti avrebbe significato la fine dei primi tentativi di indipendenza
cecena, appoggia Eltsin. Da quel momento in poi prende parte a tutte le lotte,
non solo militari, del Caucaso. Si candida, senza successo, per le elezioni
presidenziali cecene del 1991 e 1997 e sarà proprio il vincitore della
campagna elettore del 1997, Aslan Maskhadov, a nominarlo capo del governo.
Il suo percorso militare sbocca invece nella nomina a capo di stato maggiore
delle truppe cecene, ma il suo estremismo lo riporta all'azione. Lasciata la
vita di ufficiale, torna da irregolare sui diversi campi di battaglia dell'ex
Urss. A fianco di Baku nella guerra tra Armenia e Azerbaigian per il Nagorno
Karabach e con l'Abchazia nel conflitto contro la Georgia.
Dal 1995, torna ad operare in Cecenia, nella lunga guerra per l'indipendenza.
Nel giugno di quell'anno aveva firmato l'attacco alla città di Budionnovsk,
nella Russia meridionale, dove 1000 persone erano state prese in ostaggio in
un ospedale cittadino. Durante gli scontri persero la vita 150 persone.
Nell'agosto di quattro anni dopo sotto il suo comando tre villaggi daghestani
al confine con la Cecenia furono oggetto di sanguinosi scontri durati una ventina
di giorni e durante i quali persero la vita 140 persone.
Nell'ottobre del 2002 Basaiev organizza l'assalto con 41 guerriglieri al teatro
Dubrovka di Mosca: centoventinove ostaggi perdono la vita. Sempre a lui é
attribuito anche l'attentato davanti all'ospedale militare di Mozdok, in Ossezia,
dove perdono la vita 50 persone. Portano la sua firma anche le esplosioni di
due aerei russi nell' agosto del 2004: 89 le vittime. E ancora, l'esplosione
di una donna kamikaze nella stazione del metrò di Mosca, fino all'irruzione
nella scuola di Beslan, che tutti ricordano, dove sono prese in ostaggio 1200
persone. Il bilancio di Beslan é di 31 guerriglieri morti e 331 ostaggi,
di cui 186 bambini.
L'ultima incursione da lui guidata si svolge nell'ottobre scorso contro l'aeroporto
di Nalcik, dove restano uccise 137 persone.
Domenica l'epilogo: un camion carico di 100 chili di tritolo è esploso
durante un'operazione speciale che il vicepremier Aushev giustifica come "destinata
alla liquidazione dei guerriglieri". I ribelli ceceni erano in due auto
vicine e sono stati investiti in pieno dall'esplosione. Basaiev è stato
identificato a seguito di una analisi dei frammenti dei corpi recuperati dopo
la deflagrazione.
Durante una conferenza stampa televisiva con Patrushev, Putin ha descritto la morte del guerrigliero come "la meritata ricompensa" per l'assalto di Beslan e gli altri sanguinosi attacchi da lui organizzati: "Questa è la giusta ricompensa ai banditi per gli attacchi ai nostri bambini di Beslan, di Budennovsk, per tutti gli atti di terrore commessi a Mosca e in altre regioni russe, incluse l'Inguscezia e la Cecenia", sono state le parole del leader del Cremlino.
Ci sarebbe da osservare che il terrore è stato scatenato proprio eliminando dalla scena Maskhadov e la fazione meno oltranzista dei ribelli, consegnando di fatto la leadership a Basaiev, contraddistintosi per essere il più sanguinario e violento. Forse, sarebbe valsa la pena di trattare con il vecchio presidente, ma si è preferito invece eliminarlo, lasciando sul territorio solo la corrente independentista volenterosa di scontro militare. Scontro militare è stato, lo è ancora, e lo sarà anche domani.
Il presidente russo, alla vigilia del G8, ha anche annunciato promozioni e
decorazioni per tutti coloro che hanno preso parte all'azione.
Una nota sul sito kavkazcenter.com afferma che al momento la leadership
cecena non rilascia commenti sull'accaduto. Sui siti internet indipendentisti
ceceni non si fa parola dell'accaduto.
La Cecenia rappresenta il fallimento di un'Europa incapace di fare rispettare
i più elementari diritti umani. Non vi è una sola delle diplomazie
internazionali che stia lavorando concretamente alla costruzione di una soluzione
politica, come quella a lungo coltivata dal presidente Maskhadov, la cui eliminazione
non è stata casuale: da Mosca, Putin cerca ed ottiene la liquidazione
di tipo militare della questione cecena.
Eppure è evidente che una soluzione pacifica, o addirittura un "Piano
di pace" come quello proposto e promosso a suo tempo da Maskhadov, potrebbe
essere ottenuta con relativa facilità mediante una pressione internazionale
su Mosca. Ma è facile prevedere che non si parlerà di Cecenia
al G8. La guerra di sterminio ha bisogno di silenzio.
Articoli correlati:
Cecenia, un paese senza rotta. di Alessandro Iacuelli - 11 Marzo 2005.
http://www.radiokcentrale.it/articolinuovaera/maskhadov.htm
Niente di nuovo in Cecenia
http://www.altrenotizie.org/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=343
Dossier. Cecenia: un genocidio nel cuore dell'Europa, di Carlo Benedetti.
http://www.altrenotizie.org/dossier/cecenia.pdf