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Categoria: Esteri
di Daniele John Angrisani

Più di due anni fa, il lontano 1 maggio 2003, il presidente Bush atterrava vestito da parà sulla plancia della portaerei americana Abraham Lincoln. Era una scena talmente emozionante che gran parte dei media si erano dimenticati di far notare che in realtà la Guerra contro il Terrorismo era finita la settimana precedente. Il martedì precedente, infatti, il Segretario alla Giustizia, Donald Rumsfeld, aveva infatti annunciato il ritiro delle truppe americane dall'Arabia Saudita, dopo oltre 10 anni di permanenza.
Spesso e volentieri ci si è chiesti: cos'è che spinge Osama Bin Ladin? Cos'è che vuole davvero Al Qaeda? Bene, Al Qaeda stessa, all'atto della sua nascita, ha reso nota a chiare lettere la sua missione in un atto denominato "Dichiarazione di guerra contro gli americani che occupano la terra dei due posti santi - espellere gli infedeli dalla penisola arabica". I due posti santi sono, ovviamente, La Mecca e Medina e la loro "terra" è l'Arabia Saudita. Questo è precisamente ciò che voleva Bin Ladin: cacciare gli americani dall'Arabia Saudita. Ed è anche ciò che precisamente ha ottenuto. La "dichiarazione di guerra" è stata emessa il 23 agosto 1996. Il 29 aprile 2003, pochi giorni prima dell'atterraggio di Bush sulla portaerei Lincoln, Osama Bin Ladin ha ottenuto esattamente ciò che voleva. E' impressionante notare come sia stato facile ottenere ciò che mai nessuno prima tra i "nemici" dell'America aveva mai ottenuto senza una guerra. Mai prima d'ora gli Stati Uniti d'America avevano infatti ritirato le proprie truppe dalle basi militari di un Paese, per quanto i cittadini del Paese ospite potevano lamentarsi o protestare. Solo per fare un esempio, nonostante l'aperta ostilità dei cittadini giapponesi dell'isola di Okinawa, le basi americani sono sull'isola da oltre 60 anni, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Eppure in Arabia Saudita, gli americani si sono arresi così velocemente alle richieste di Bin Ladin. Come mai?
Resta il fatto che il 1 maggio 2003, Bush aveva ragione ad affermare che la "Missione" era "compiuta". Il problema vero è che non si trattava della missione americana, ma quella di Bin Ladin.

Cosa vuole in realtà Bin Laden?

Ma cosa vuole in realtà Bin Ladin? Quale è davvero la sua missione? Perchè cacciare gli americani dall'Arabia Saudita?

Quando nel marzo 2003 Bush disse agli iracheni di "non distruggere i pozzi di petrolio", le sue parole furono molto accalorate, ma non certo originali. Infatti anche Bin Ladin, già nella sua "Dichiarazione di guerra" del 1996, avvertiva i fratelli musulmani di non procedere alla "distruzione delle industrie petrolifere": "Vorrei chiedere ai miei fratelli di proteggere i pozzi di petrolio e non includerli nella battaglia prossima ventura". Leggendo bene la "Dichiarazione" del 1996 si scoprono anche altre cose interessanti. C'è ancora chi pensa che Bin Ladin possa essere un difensore dei deboli, ma evidentemente non ha mai letto le sue dichiarazioni o seguito davvero le sue azioni. I poveri ed i diseredati non sono neppure presenti nella sua "Dichiarazione". Neppure la creazione di uno Stato palestinese è menzionata. Piuttosto l'odio è rivolto verso la casa reale saudita. Ciò che sembra stare più a cuore a Bin Ladin è infatti l'incapacità, stando alla situazione del 1996, del governo saudita di ripagare le proprie commesse (in parte ottenute dalla azienda di famiglia dei Bin Ladin, ndr).

Il punto che struggeva Bin Ladin in quel momento è che il governo saudita possedeva le più grandi ricchezze petrolifere del mondo. Quindi, si chiedeva Bin Ladin, come è possibile che non riusciva neppure a pagare chi lavora per conto suo? Osama sapeva però bene la risposta: al momento in cui scriveva la "Dichiarazione di guerra" il prezzo del petrolio era crollato a 10 dollari al barile ed il regno saudita soffriva di una crisi di liquidità, visto che esportava parecchio, ma otteneva poco denaro in cambio.

Cosa dunque spingeva Osama Bin Ladin a scrivere la sua "Dichiarazione"? Forse la povertà nell'Islam? Dimenticatevelo. La mancanza di libertà? Peggio ancora. Ecco quale è il vero casus belli di Bin Ladin per la guerra contro l'America: "La presenza delle forze crociate americane in terra, mare e cielo degli Stati del Golfo Persico, è il più grande pericolo che minaccia la più grande riserva di petrolio al mondo". Ecco la chiave, la minaccia alle risorse petrolifere saudite.

Se avete ancora dubbi su questa affermazione, provate a seguire con attenzione la vita di Osama Bin Ladin. Ben prima che Al Qaeda decidesse di gettare al suolo le Torri Gemelle nel 2001, il miliardario saudita, dopo aver aiutato gli americani a cacciar via dall'Afghanistan i sovietici, si era installato con i suoi uomini in Sudan, uno dei Paesi che secondo molti esperti era destinato ad essere di importanza strategica per le sue fonti petrolifere. In quel momento il grande nemico di Bin Ladin non era il Grande Satana Americano, quanto piuttosto l'Iran sciita. La grande colpa dell'Iran, agli occhi di Bin Ladin, era quella di essere il Paese che era spesso decisivo per le politiche dell'OPEC, l'organizzazione degli Stati produttori di petrolio, visto che possedeva le terze riserve al mondo di oro nero.

Tutti gli sforzi di quel periodo erano rivolti, da parte di Bin Ladin, a bloccare l'influenza iraniana negli Stati ex sovietici dell'Asia Centrale (Uzbekistan e Tagikistan in particolare) che erano fondamentali per il controllo delle vie d'accesso al petrolio del Mar del Caspio. Tale era il suo impegno in questa fase, che decise personalmente di far fuori l'intera missione diplomatica iraniana in Afghanistan e poi, dopo aver eliminato i grandi nemici iraniani, decise di finanziare i guerriglieri wahabiti talebani per la conquista del potere a Kabul.

Come ulteriore dimostrazione che in quel momento Osama Bin Ladin era ancora impegnato a contenere la minaccia iraniana e non pensava ancora seriamente a muovere guerra agli americani, c'è il fatto che Osama non pose problemi di alcun genere quando i talebani firmarono un accordo con la Unocal Petroleum americana per la costruzione di un oleodotto che passasse nel territorio afghano. I consulenti di questa operazione da parte americana furono Hamid Karzai e Zalman Khalilizad. Il fatto che questi, dopo l'11 settembre, sarebbero diventati rispettivamente premier dell'Afghanistan "liberato" dai talebani e ambasciatore americano nell'Iraq "liberato" da Saddam Hussein, è altra storia.

In altre parole, dunque, se si segue la storia personale di Osama Bin Ladin e si legge attentamente cosa egli abbia scritto, è facile arrivare ad una sola conclusione riguardo a quale sia davvero il suo programma, ovvero assumere il controllo delle fonti di petrolio di cui gli Stati arabi sono ricchi. Per arrivare a questo scopo, Osama ha tracciato questi punti principali:

1) Evitare che i russi assumano il controllo dei pozzi petroliferi del Caspio e dei punti di transito degli oleodotti. Tale obiettivo è stato ottenuto anche se solo in parte, inserendosi come "terzo incomodo" nel Grande Gioco tra russi e americani per il controllo della zona.

2) Cacciare via il "pericoloso socialista" Saddam Hussein dal controllo della seconda riserva petrolifera mondiale e rendere l'Iraq un Paese in preda all'anarchia. Obiettivo raggiunto a pieno, grazie ai "nemici" americani.

3) Evitare che i "cani sciiti" iraniani possano espandere la propria influenza al di fuori della Persia.
4) Cacciare via le truppe americane dalla Terra dei Luoghi Santi (nonché prima riserva petrolifera mondiale), l'Arabia Saudita. Come abbiamo già visto, obiettivo ottenuto in pieno.

5) A questo punto, ma solo a questo punto, dichiarare guerra alla casa reale dei Saud ed a tutti i regimi arabi "moderati" (Egitto, Giordania, Yemen e via dicendo), con l'obiettivo finale della costruzione di un nuovo enorme Califfato dal Sudan all'Afghanistan la cui funzione non sarebbe solo quella di ricostruire l'unità perduta della nazione islamica, ma quanto, e soprattutto, quella di controllare le più grandi riserve di petrolio al mondo.

In sintesi, dunque, la motivazione che sta dietro alle scelte di Osama Bin Ladin è la stessa identica che sta dietro alle scelte di George W. Bush e Dick Cheney. Si tratta sempre del controllo delle fonti di petrolio, e spesso, come abbiamo visto, c'è stata anche una comunanza di obiettivi intermedi per ottenerlo. Adesso forse risulterà più chiaro a tutti come mai, nel dicembre 2001, quando un giornalista chiese al presidente Bush che fine avesse fatto Bin Ladin, il presidente americano rispose che non aveva tempo da perdere e che il vero nemico era Saddam Hussein. L'interesse di entrambi era infatti rivolta in quel momento a cacciare via il "pericoloso socialista" dal possesso della seconda riserva petrolifera al mondo. Il resto erano dettagli, compresa la morte di quasi 3.000 persone alle Torri Gemelle. La verità è che quando c'è di mezzo il petrolio non c'è nulla che possa tenere ferma l'avidità di chi controlla i destini del mondo.