L'esercito israeliano ha occupato mercoledì mattina il sud della Striscia
di Gaza, a quasi un anno dal ritiro unilaterale voluto da Sharon. Nella notte
di martedì, i bombardamenti dell'aviazione israeliana hanno raso al suolo
i tre ponti che collegano il nord al sud della Striscia e distrutto le centrali
elettriche che danno la luce (e l'acqua) a un milione e trecentomila palestinesi,
che vivono sotto il controllo dell'ANP. L'offensiva di Tel Aviv è
tanto massiccia quanto improvvisa; centinaia di soldati hanno preso il controllo
del territorio palestinese al seguito dei blindati e protetti da un continuo
fuoco aereo, mentre migliaia di famiglie palestinesi hanno abbandonato le loro
case a Rafah e nei villaggi circostanti. Al nord della Striscia, altre divisioni
sono ammassate lungo il confine, in attesa del via libera di Olmert all'occupazione
di Gaza city. Il rapimento del soldato israeliano
La rapidissima escalation militare è iniziata domenica scorsa, quando un gruppo di militanti palestinesi, appartenenti al Comitato di Restistenza Popolare, ad Hamas e al finora sconosciuto Esercito dell'Islam, hanno attaccato alcune postazioni israeliani al confine sud della Striscia, uccidendo due soldati e catturandone un terzo. L'azione di guerriglia ha scatenato una reazione a catena incontrollata nell'establishment israeliano. Solitamente, dopo un attacco suicida contro civili israeliani, la rappresaglia dell'esercito consiste nella chiusura dei check point in West Bank e nell'omicidio mirato di militanti palestinesi. Nel momento in cui, invece di attaccare i civili, vengono presi di mira i soldati dell'IDF, la reazione israeliana è di una violenza senza precedenti, fatto che getta forse luce sui reali equilibri di potere tra le leadership militare e politica in Israele. Il comandante in capo dell'esercito, Dan Halutz, preme fin dalle prime ore per andare a riprendersi il soldato rapito con una vasta operazione di fanteria, per stanare i terroristi casa per casa lungo la Striscia e, secondariamente, per "tenere alto il morale delle truppe." L'attacco palestinese infatti ha colto i soldati israeliani completamente alla sprovvista, come ha ammesso lo stesso Halutz. In una dichiarazione congiunta, i gruppi militari palestinesi hanno affermato che l'operazione militare è la rappresaglia per il massacro della famiglia palestinese sulla spiaggia di Gaza city alcune settimane fa. La nuova strategia contro l'occupazione, aggiungono i militanti, sarà il rapimento di israeliani; a poche ore di distanza infatti, il Comitato di Resistenza Popolare rapisce un colono israeliano nei pressi di Ramallah, chiedendo in cambio del suo rilascio il blocco delle operazioni a Gaza. Tuttavia, mercoledì, poche ore dopo l'invasione di Gaza, il colono viene trovato morto.
Fonti dei gruppi armati palestinesi chiedono in cambio del soldato rapito il rilascio dei bambini e delle donne palestinesi, incarcerati a centinaia nelle prigioni palestinesi. Tuttavia, Olmert e Peretz dichiarano fin dalle prime ore di ritenere il Presidente palestinese Abbas e il Primo Ministro Haniyeh, direttamente responsabili del sequestro e, rifiutando qualsiasi trattativa, pongono un ultimatum per il rilascio del soldato, minacciando di rioccupare la Striscia di Gaza in caso contrario. Le pressioni diplomatiche di Egitto, Giordania, Europa e Stati Uniti, che premono su Abbas per il rilascio del soldato, non portano a nessun risultato.
L'ironia della sorte vuole che Olmert autorizzi l'offensiva contro il "governo
terrorista palestinese" proprio martedì notte, mentre Hamas
e Fatah sottoscrivono, dopo settimane di trattative, il "documento
dei prigionieri", elaborato nelle carceri israeliane dal leader di Fatah
Marwan Barghouti.
In questo accordo, con cui Hamas riconosce implicitamente l'esistenza
dello Stato di Israele, tutte le fazioni palestinesi, compresi Hamas
e Jihad, si impegnano a limitare gli attacchi all'interno dei territori
occupati nel '67 e riconoscono l'OLP come unico rappresentante del popolo
palestinese negli accordi internazionali. Tuttavia, la notizia di questa storica
intesa tra Hamas e Fatah è stata coperta dal rumore degli
F16 israeliani che, passando a bassissima quota sopra Gaza, terrorizzano la
popolazione intensificando i boom sonici nelle ore precedenti all'invasione.
Un avvertimento alla Siria
L'operazione in atto in queste ore a Gaza fa parte della nuova strategia di
Olmert e Peretz contro il "governo del terrore" palestinese. Da una
parte, è chiaro il messaggio ai gruppi militanti palestinesi: i soldati
israeliani non devono essere toccati, altrimenti la reazione israeliana sarà
"proporzionalmente cento volte più violenta," come ha dichiarato
recentemente il Capo di stato maggiore. Siccome Israele non riconosce il governo
palestinese guidato da Hamas, i soldati rapiti non vengono considerati
da Gerusalemme ordinari prigionieri di guerra, ma vittime di attacchi terroristici.
D'ora in poi nessun luogo sarà più sicuro per gli esponenti di
Hamas. Olmert ha indicato come mandante del sequestro del soldato a Gaza
il capo di Hamas, Khaled Meshaal, in esilio in Siria. Meshaal è
già scampato ad un rocambolesco tentativo di assassinio nel 1997, quando
due agenti del Mossad lo avvelenano in Giordania, ma vengono prontamente
arrestati e Re Hussein ottiene dal governo di Gerusalemme l'antidoto in cambio
del rilascio degli agenti.
In seguito, Meshaal ha trovato asilo in Siria e Israele ritiene quindi Assad,
il presidente siriano, connivente con il gruppo terrorista. Mercoledì
mattina, mentre le truppe israeliane entravano a Gaza, Olmert ha pensato di
lanciare un avvertimento al governo siriano, mandando alcuni F16 israeliani
a volteggiare a bassa quota sopra la residenza del presidente siriano per alcuni
minuti, in un esplicito messaggio che vuol significare che l'esercito israeliano
può colpire ovunque i propri nemici. L'incursione aerea ha suscitato
reazioni irritate a Mosca, dove si sta svolgendo il G8, ma soprattutto ha provocato
un'inedita reazione della Giordania e del Libano, che hanno espresso il loro
supporto alla Siria contro l'aggressione israeliana. Questo avvertimento al
governo di Damasco è probabilmente legato, oltre che all'appoggio ad
Hamas, anche al recente piano di collaborazione militare che la Siria
ha stretto con l'Iran con la clausola di reciproca difesa in caso di attacco
da parte di Israele, i cui piani per l'attacco ai reattori iraniani sono ben
noti.
Israele rapisce il governo palestinese
L'ultimo tassello nella nuova strategia israeliana è stato messo a punto
giovedì mattina. Mentre l'esercito ammassava migliaia di soldati sul
confine nord della Striscia, in West Bank la polizia israeliana arrestava sessantatrè
membri del Parlamento palestinese, tra i quali sette ministri del governo di
Hamas, decapitando in sostanza l'esecutivo eletto dai palestinesi in
Gennaio. Questa decisione ha letteralmente tradotto nei fatti la minaccia a
caldo del governo israeliano di reagire al rapimento di soldati con il sequestro
del governo palestinese.
Gli esponenti politici sono stati tradotti nelle prigioni israeliane. Privati
della residenza a Gerusalemme Est, verranno processati per aver organizzato
le attività terroristiche durante la seconda Intifada.
La reazione dei vertici dell'ANP è stata duplice. Da una parte,
il Primo ministro Haniyeh ha denunciato gli arresti come una "dichiarazione
di guerra contro il popolo palestinese" e il resto del governo palestinese
a Gaza è entrato in clandestinità. Il leader di Hamas in
Libano ha fatto sapere che a questo punto il soldato israeliano sarà
liberato solo in cambio del rilascio di tutti i prigionieri palestinesi ed in
caso contrario deve essere giustiziato al più presto. A meno di un miracolo,
sembra quindi che l'escalation militare abbia ridotto al minimo le speranze
di recuperare in vita il diciottenne soldato israeliano.
Mamhoud Abbas, dal canto suo, ha colto l'occasione degli arresti dei ministri
per promuovere la formazione di un nuovo governo di emergenza per fronteggiare
la crisi e l'occupazione sotto la bandiera dell'unità nazionale. Se da
una parte questa mossa riavvicinerebbe le due fazioni di Fatah e Hamas
alla luce dell'accordo sul "documento dei prigionieri", dall'altra
Haniyeh vede nella proposta l'ultimo tentativo di scippare la vittoria nelle
recenti elezioni legislative di Gennaio.