Il parere del Patriarca di tutte le Russie, Aleksei, non è noto. Ed anche
Putin, che cerca di stare al passo con l'evoluzione e i fermenti sociali, non
si esprime pubblicamente. Dai due, quindi, nessun commento ad alta voce. Ma
un dato è certo. Ed è che nella Russia fortemente ortodossa i
musulmani stanno organizzando sempre più le loro roccaforti, manifestando
una maggiore autonomia di espressione. Per ora sono presenti nella Repubblica
autonoma del Tatarstan (68.000 km2 con 3.783.600 abitanti) con un leader politico
come il Presidente Mintimer Sajmiev. Ma il balzo in avanti che stanno realizzando
è di stampo prettamente religioso. Perché ad imporsi è
il loro Muftì, Gusman Ischachov. E' lui che ha già organizzato,
fuori dei confini della repubblica dei Tartari, un "Istituto islamico"
che ha sede a Mosca, centro riconosciuto dell'ortodossia ma che, visti i tempi
e considerati i nuovi rapporti di forza, deve adattarsi alle realtà emergenti.
Vivere, quindi, in condominio con i seguaci dell'Islam. L'Istituto annuncia l'apertura di corsi di studio che forniranno agli studenti
precisi diplomi. Le lezioni si svolgeranno ogni giorno e comprenderanno materie
come lo studio del Corano e la storia dell'Islam nonché l'insegnamento
dell'arabo. Oltre all'Istituto i musulmani annunciano che la loro "Università
dell'Islam" (già presente nella capitale) sarà completamente
ristrutturata ed ampliata con l'obiettivo di vivere l'epoca della transizione
post-sovietica. Al termine dei corsi di quattro anni studenti e studentesse
riceveranno una laurea da Imam e saranno considerati, quindi, come "padri
della chiesa". Saranno abilitati all'insegnamento della Teologia islamica
nelle varie scuole del Paese e, in particolare, in quelle dove sono presentì
comunità islamiche.
Si apre, quindi, una pagina tutta "verde" nella vita russa d'oggi. Con il Cremlino che si trova a dover fare i conti con una realtà religiosa che assume sempre più un carattere panrusso. Lo afferma, tra l'altro, Vladimir Zorin che segue, per il governo della Russia, le questioni delle politiche nazionali. E' lui che evidenzia l'importanza del "fattore islamico" nella pratica della vita russa respingendo quegli stereotipi che portano a vedere nell'Islam le matrici del terrorismo. Zorin, tra l'altro, non è nuovo a queste prese di posizione. Negli anni scorsi fu lui ad elencare le minacce provenienti dall´estremismo religioso, collocando però al primo posto la Chiesa cattolica. Secondo Zorin, infatti, in Russia ci sarebbero sempre motivi di preoccupazione nei confronti della Chiesa di Roma che spingerebbe religiosi e laici - appartenenti alla Chiesa russa - a convertirsi al cattolicesimo. E, quindi, si sarebbe alla presenza di una sorta di "terrorismo ideologico" da combattere e respingere.
Per quanto riguarda l'Islam in Russia Zorin ricorda che i musulmani nell'intero paese sono circa 15 milioni e che il numero delle moschee è di circa settemila. Di conseguenza si può affermare che l'Islam ha un ruolo notevole in tutte le aree. Di qui la necessità d'azioni comuni, di rapporti intensi, di rispetto delle varie tradizioni per fare i conti con la storia nel quadro d'oneste riflessioni d'ordine etico.
I problemi maggiori si registrano nel momento in cui nel territorio della Russia
si trovano ad operare varie filiali d'enti religiosi islamici stranieri. In
particolare questo riguarda i wahhabiti sponsorizzati dall'Arabia Saudita, che
si mostrano attivi nelle regioni del Caucaso del Nord. Zorin auspica, pertanto,
un'intesa sempre maggiore tra Mosca e la direzione religiosa del Tatarstan.
Con un ruolo preminente che dovrebbe essere assunto dal mufti Gusman Ischachov.
Di qui - sostiene l'esponente del Cremlino - la necessità di offrire
ai musulmani russi la possibilità di studiare nel loro paese e di non
"emigrare" quindi nell'Arabia Saudita. Porte aperte, pertanto, all'Islam
per non entrare in rotta di collisione con questa religione che domina tanta
parte della Russia. E comunque nessuna linea di demarcazione. Zorin ricorda
che una gran realtà regionale russa, come la Calmicchia, è un
esempio di coesistenza tra ortodossia e musulmani. E che lo stesso avviene in
Baskiria. Si respinge così, decisamente, quella teoria di Samuel Huntington
relativa al fatto che i conflitti di classe prendono il posto di quelli culturali.
Ecco perché nella Russia d'oggi si prendono in considerazione le molteplicità delle origini etnico-culturali, le complessità delle espressioni e dei riferimenti religiosi, le diversità delle organizzazioni islamiche e delle loro strategie d'integrazione. Ed è proprio per questo che sono molti i riferimenti alle teorie esposte da Huntington in quel suo lavoro "Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale" che ha trovato ampio spazio nell'editoria della nuova Russia. Ma a Mosca il paradigma interpretativo di Huntington è respinto, pur suscitando interesse negli ambienti accademici, politici e governativi. Si contesta, in particolare, quella cosiddetta "intolleranza islamica" che andrebbe a contrapporsi alla "arroganza occidentale". S'insiste, quindi, su una vera convivenza fra Islam e Occidente che è esistita in passato e che può ancora durare. Pur se, nello "scontro delle civiltà", è sempre contenuto un certo estremismo (occidentalista) del tutto speculare a quello dell'islamismo radicale. In pratica Mosca contesta anche l'idea di una civiltà unica mondiale. Ma questo, ovviamente, è un altro discorso
E così oltre alle lezioni d'Islam la capitale russa presenta anche molte prove di dialogo. Una prova si è avuta nella grande sala espositiva del Maneggio - accanto al Cremlino - dove si è svolta una mostra intitolata "Il cuore dell'Eurasia". Sono state presentate attività e realizzazioni relative al dialogo tra le civiltà che convivono nella Russia. Significativa, in tal senso, la gigantografia del Cremlino della capitale tartara, Kasan: dal punto più alto di quella stupenda costruzione si vedono la Chiesa ortodossa e la Moschea. Due simboli di reale convivenza. E a commento di tale visione panoramica l'esponente di Mosca, Zorin, insiste nell'affermare - con un messaggio di fiduciosa speranza - che oggi più che mai esiste un "Islam della Russia". Del tutto particolare perché ha una sua "mentalità" e un suo "modo di essere". E' diverso da quell'Islam di quanti vivono nell'Arabia Saudita, nel Pakistan, in Iran. Ed ha piena cittadinanza nella nuova Russia.