Tra Russia e Cina maturano nuovi equilibri con una crescita tumultuosa di contratti
ciclopici e di grandi affari ai livelli più diversi, che hanno portato
l'interscambio oltre i 29 miliardi di dollari. E così si può affermare
che se la cortina sovietica è caduta da tempo, ora è la muraglia
cinese che si sgretola sotto i colpi della distensione economica. Vanno in soffitta
i vecchi adagi delle diplomazie di Pechino, segnati dal ritmo del ping-pong,
e quelli di Mosca con quei "se son rose fioriranno". Tutto è
un retaggio del passato. Perché i fatti sono chiari e il nuovo rapporto
tra i due paesi è sotto gli occhi della comunità mondiale. Putin
ha raccolto la sfida del presidente cinese Hu Jintao ed al recente vertice di
Pechino ha firmato accordi economici e commerciali di valore epocale. In pratica
una sorta di ritorno alle relazioni degli anni '60, prima della drammatica e
pesante rottura ideologica e politica tra la Mosca kruscioviana e la
Pechino maoista. Ora si volta pagina definitivamente. Ma vediamo cosa è
accaduto in concreto e quale è stato il bilancio economico uscito dagli
incontri bilaterali. Per Mosca la "carta" cinese è d'estrema
importanza, non tanto per le implicazioni economiche quanto per il significato
politico che assume: una ripresa a tutto campo dei rapporti con la grande potenza
asiatica. Il Cremlino vuole cioè dimostrare agli americani (e all'Europa) che
il mondo non si ferma alle falde della barriera degli Urali, ma che arriva alla
Cina disegnando così una nuova e forte realtà. Quella che ormai
è definita come "Eurasia". Stesso discorso vale per la nuova
Cina di Hu Jintao. Un Paese che si sta sempre più imponendo per gli alti
ritmi di crescita e per la capacità che ha dimostrato superando quei
gap tecnologici sui quali l'Occidente aveva puntato con la certezza di
lasciare indietro il colosso cinese. Pechino presenta il conto e sceglie un
partner come la Russia che si impegna ad uscire dalla transizione post-sovietica.
Ed ecco che i due paesi siglano una notevole mole d'accordi, tutti centrati
su grandi progetti e grandi affari che raggiungono un tetto di miliardi di dollari.
In primo piano si evidenziano documenti che riguardano il settore energetico.
Si tratta di forniture russe d'energia elettrica, di gas e petrolio (un piano
generale di oltre 10 miliardi di dollari) previste dal 2011. Il centro motore
di questo programma d'interventi partirà dalla Siberia (che è,
appunto, la base energetica della Russia) e vedrà al più presto
l'avvio dei lavori di costruzione di un nuovo sistema di tubazioni - denominato
"Altaj" - che dalla frontiera occidentale della Federazione Russa
raggiungerà la Repubblica Popolare Cinese, con un volume di circa 30-40
miliardi di metri cubi di gas.
E' stato Putin a fornire al riguardo una serie di particolari e dettagli, precisando
che già due grandi compagnie - la Transfert russa e la Cnpc
cinese - stanno conducendo studi di fattibilità sull'oleodotto che arriverà
in Cina. Altri accordi riguardano la cooperazione nei campi dell'energetica
nucleare, dell'ecologia, dell'esplorazione dello spazio cosmico e della produzione
di mezzi aeronautici. E sempre nel contesto dei nuovi rapporti c'è una
proposta del Cremlino che riguarda la Cecenia distrutta. Si chiede alla Cina
di entrare in un pool d'aziende che avranno come compito primario quello di
ricostruire la martoriata terra del Caucaso.
Progetti ambiziosi, quindi, che imprimono alle economie delle due potenze impulsi
nuovi ed avanzati. Una sorta d'alta velocità destinata a svilupparsi
ulteriormente anche con lo sfruttamento delle due grandi linee ferroviarie che
uniscono la parte occidentale della Russia alla frontiera cinese. Si tratta
dalla famose tratte denominate "Transiberiana" e "Bam".
Economie, in sintesi, che si muoveranno di comune accordo in un programma tipicamente
eurasiatico. A questo va aggiunto il fatto che la Cina guarda sempre più
con grande interesse anche ad altri paesi dell'ex area sovietica. In particolare
il Turkmenistan, con il quale Hu Jintao ha raggiunto un'intesa per forniture
di gas turkmeno attraverso la costruzione di un gasdotto; e analogo progetto
è già in fase di realizzazione con il Kasachstan. Tutto, quindi,
sta a dimostrare, ancora una volta, che l'alta velocità tra l'area dell'ex
"impero del male" e il "grande oriente cinese" è
già una realtà.