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Se le motivazioni alla base del primo attentato alla vita di Donald Trump lo scorso mese di luglio restano in larga misura avvolte nel mistero, molto più chiare sembrano essere quelle collegate alla sparatoria e all’arresto del 58enne Ryan Wesley Routh all’esterno del Golf Club di proprietà dell’ex presidente in Florida. La notizia era circolata nel pomeriggio americano di domenica ed è subito stata sfruttata politicamente da un Trump uscito relativamente in difficoltà dal recente dibattito presidenziale con Kamala Harris. Mentre il candidato repubblicano, a differenza del primo episodio in Pennsylvania, non ha riportato traumi né ferite, i fatti del fine settimana sollevano interrogativi molto preoccupanti sul clima ultra-tossico creato dalla guerra in Ucraina. Soprattutto perché, con l’avvicinarsi dell’epilogo del conflitto, le forze di estrema destra coltivate dall’Occidente in funzione anti-russa potrebbero attivarsi nuovamente contro chiunque intenda perseguire una qualsiasi soluzione diplomatica.

 

Routh non è esattamente uno sconosciuto o un “lupo solitario” vittima di paranoie o deliri sganciati dalla realtà. Il sospettato per i fatti di domenica era apparso in questi anni di guerra in alcuni articoli di importanti giornali americani in relazione alla partecipazione alla guerra in Ucraina di mercenari e volontari stranieri. L’Ucraina era infatti la sua “ossessione” e con ogni probabilità intendeva punire Trump proprio per via dei piani di pace che l’ex inquilino della Casa Bianca, presentato puntualmente dalla stampa ufficiale come una sorta di burattino di Putin, sta propagandando in questa campagna elettorale.

Max Blumenthal sul sito di informazione indipendente The Grayzone ha elencato in modo esaustivo le posizioni politiche di Routh e le sue opinioni sul conflitto ucraino espresse nelle già ricordate interviste per la stampa USA e sui suoi profili social, cancellati poco dopo gli eventi di domenica. Routh si era anche recato in Ucraina nel 2022, dove intendeva arruolarsi nelle forze armate di Kiev. Scartato a causa dell’età, il cittadino americano residente alle Hawaii con svariati precedenti penali si era allora attivato per reclutare “volontari” stranieri interessati a entrare nella “Legione internazionale” destinata a sostenere lo sforzo bellico del regime di Zelensky.

Nello stesso anno era stato citato da un articolo di Newsweek sull’argomento. In un’altra occasione si lamentava dello scarso entusiasmo mostrato dalle autorità ucraine per il possibile arrivo di migliaia di “volontari” dall’estero. Routh ostentava comunque conoscenze in Ucraina che intrattenevano contatti settimanali con esponenti del ministero della Difesa di Kiev. Un pezzo del New York Times del marzo 2023 rivelava invece come Routh stesse pianificando il trasferimento, “in alcuni casi illegale”, di mercenari dal Pakistan e dall’Iran verso l’Ucraina. L’idea era di acquistare passaporti falsi in un “paese corrotto” come appunto il Pakistan. A queste attività, Routh affiancava post e risposte sui social, dove alternava esortazioni ad allargare la guerra alla Russia con attacchi contro politici contrari al continuo invio di aiuti finanziari e militari al regime di Kiev.

Nella giornata di lunedì, sempre il giornalista americano Max Blumenthal ha scritto in un post su X (ex Twitter) che Routh aveva scritto recentemente un libro sulla guerra in Ucraina. Nel volume, l’attentatore auspicava, tra le altre cose, l’assassinio di Putin e del presidente bielorusso Lukashenko, così come lasciava intendere che Trump meritava la morte per la pessima gestione di alcune questioni di politica estera, come l’uscita unilaterale dall’accordo sul nucleare iraniano. Routh, inoltre, nel suo libro incitava un attacco nucleare preventivo contro la Russia.

Secondo la ricostruzione della polizia della Florida, poco prima delle due del pomeriggio di domenica un agente del Servizio Segreto di scorta a Trump aveva notato la canna di un fucile infilarsi nella recinzione del campo da golf di West Palm Beach dove l’ex presidente stava giocando. L’agente aveva allora sparato alcuni colpi, facendo fuggire il sospettato, poco dopo però fermato dalla polizia di un’altra contea. Routh, che si trovava nei pressi del Golf Club da circa 12 ore, aveva abbandonato sul posto del materiale che portava con sé, tra cui un fucile AK-47 con mirino telescopico e una telecamera “GoPro”. L’attentatore sarebbe stato a una distanza tra i 250 e i 450 metri dall’ex presidente. L’accaduto ha nuovamente infiammato la polemica sull’adeguatezza delle misure di sicurezza garantite a quest’ultimo dal governo.

Poco dopo che la notizia si è diffusa, Trump ha pensato di rassicurare i suoi sostenitori affermando che nulla lo potrà fermare e che non intende arrendersi mai. Uno dei suoi figli, Donald jr., ha a sua volta sfruttato l’occasione per attaccare il Partito Democratico. A suo dire, l’attentatore è uno “psicopatico” che probabilmente “trascorre molto tempo ad ascoltare propaganda di sinistra”. È evidente che il clima all’interno del quale Ryan Wesley Routh ha maturato la sua decisione va ricondotto alla campagna di propaganda per ripulire l’immagine del regime ucraino e trasformare la guerra in corso in una battaglia delle forze della democrazia contro la barbarie russa.

Al centro di questa campagna c’è la Casa Bianca e il Partito Democratico, ma una buona parte di quello Repubblicano la sposa in pieno e, comunque, essa non ha nulla a che vedere con cause autenticamente di sinistra. Anzi, l’appoggio incondizionato all’Ucraina implica la riabilitazione e il sostegno agli ambienti neo-nazisti che affollano il regime di Zelensky e le forze armate del paese dell’ex URSS. Così stando le cose, Trump può facilmente dipingere gli ambienti di potere americani che insistono nel proseguire la guerra contro la Russia come popolati da fanatici guerrafondai di sinistra, proponendo la destra populista e ultra-nazionalista come unica forza di pace negli Stati Uniti.

La vicenda del fine settimana stimola in ogni caso alcune riflessioni che appaiono particolarmente rilevanti alla luce della svolta che la guerra in Ucraina potrebbe prendere di qui a breve. L’ex analista della NSA in esilio in Russia, Edward Snowden, si è chiesto legittimamente ad esempio se Ryan Wesley Routh possa avere avuto contatti o legami con le agenzie di intelligence degli Stati Uniti. Le sue attività in e a favore dell’Ucraina sono infatti perfettamente in linea con la linea americana e degli alleati NATO, che include appunto lo sforzo per facilitare l’afflusso di mercenari stranieri destinati a combattere con le forze armate di Kiev. Vista la delicatezza del lavoro svolto da Routh, è più che legittimo ipotizzare che quest’ultimo fosse noto al governo americano.

Il momento scelto da Routh per il possibile attentato a Trump è allo stesso modo indicativo. È plausibile anche in questo caso pensare che il 58enne della Hawaii sentisse pressioni per agire con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali e la prospettiva di una vittoria di Trump. Inoltre, l’amministrazione Biden e altri alleati NATO hanno confermato nei giorni scorsi una certa prudenza sulla richiesta di Zelensky di utilizzare le armi occidentali a lungo raggio per colpire “in profondità” il territorio russo. Al di là della reale aderenza alla realtà militare della questione, è evidente che gli ambienti filo-ucraini più radicali possono percepire un “tradimento” imminente da parte dei governi occidentali in parallelo all’avanzata sul campo della Russia.

In questo quadro, il secondo attentato a Trump porta l’attenzione sul pericolo rappresentato dalle forze riconducibili agli ambienti neo-nazisti ucraini. Qualche sparuto commentatore indipendente aveva messo in guardia da questa dinamica già all’indomani dell’inizio della guerra in Ucraina. Ricordando la lezione dell’Afghanistan e del fondamentalismo islamista, vi erano tutti gli elementi per immaginare una proliferazione di militanti intossicati dalla propaganda occidentale tesa a riabilitare il nazionalismo neo-nazista ucraino, pronti eventualmente ad agire in caso di passi indietro da parte del regime di Zelensky o dei sui alleati.

Non sorprende quindi che Routh sia apparso in un video di propaganda del battaglione neo-nazista Azov nel maggio del 2022. Questi ambienti paramilitari integrati nell’esercito ucraino si oppongono a qualsiasi forma di negoziato con Mosca per fermare la guerra e, come ha recentemente evidenziato anche la stampa ufficiale, sono pronti a usare la forza contro quei politici che ritengono sia arrivato il momento di muoversi in questa direzione. Si tratta senza dubbio di una minoranza anche all’interno delle forze armate ucraine, ma è una minoranza motivata, compatta e, soprattutto, con a disposizione molte armi grazie alla “generosità” dell’Occidente.

Il secondo fallito attentato a Trump, se così può essere definito, si inserisce dunque in questo panorama e non è affatto da escludere che simili episodi possano ripetersi, negli Stati Uniti e non solo, nel caso dovesse prevalere la ragione tra la classe politica occidentale e aprirsi un percorso diplomatico per mettere fine alla guerra in Ucraina. Anche prima dei fatti di domenica, d’altra parte, questa minaccia si era già manifestata, in alcuni casi in modo clamoroso, come nel fallito assassinio del primo ministro slovacco Robert Fico lo scorso maggio, tentato da un attivista e poeta con inclinazioni ideologiche molto simili a quelle di Ryan Wesley Routh.

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