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Le conseguenze potenzialmente rovinose dell’ingresso della Finlandia nella NATO circa otto mesi fa cominciano a emergere in tutta la loro problematicità in seguito all’approvazione, da parte del governo di Helsinki, di un accordo di cooperazione militare con gli Stati Uniti. A riassumere le implicazioni e i pericoli dell’adesione del paese nordico al Patto Atlantico è stato il presidente russo Putin in una recente intervista. Finlandia e Russia non hanno mai avuto questioni serie per le quali scontrarsi dal secondo dopoguerra, ma i “problemi” inizieranno a presentarsi nel prossimo futuro a causa delle scelte relative alla sicurezza del proprio paese fatte dalla classe politica finlandese.

Putin, intervistato domenica dal giornalista russo Pavel Zarubin, ha ricordato come le dispute precedenti con la Finlandia, incluse quelle di natura territoriale, siano state risolte da moltissimo tempo. Lo status di neutralità della Finlandia era inoltre garanzia di pace e stabilità lungo i quasi 1.300 km di frontiera tra i due paesi. Ora, però, ha aggiunto Putin, l’Occidente ha “trascinato la Finlandia nella NATO”, assumendosi la responsabilità delle conseguenze che ne deriveranno.

 

Come avevano già chiarito nei mesi scorsi esponenti del governo russo, l’entrata della Finlandia nella NATO non comporta necessariamente la certezza di uno scontro armato. Questa mossa decisa da Helsinki innesca tuttavia dei meccanismi che danno un impulso alla militarizzazione del territorio finlandese, mentre, sull’altro fronte, determina il ricorso a inevitabili contromisure sempre di carattere militare da parte russa. I nuovi scenari creeranno così una situazione più precaria nei rapporti bilaterali, con il rischio sensibilmente accresciuto che un qualsiasi episodio o incomprensione possa esplodere in una guerra a tutti gli effetti.

Infatti, Putin ha annunciato nella già citata intervista del fine settimana la creazione di un nuovo “distretto militare” nella regione nord-occidentale di Leningrado, dove verrà concentrato un certo numero di unità militari. In quest’area, la presenza delle forze di Mosca sarà quindi più massiccia, soprattutto per quanto riguarda l’aviazione. L’analista russo Dmitry Stefanovich ha spiegato in un’intervista al network Sputnik che l’elemento più importante in relazione alle dinamiche causate dall’adesione della Finlandia alla NATO consiste nel cambiamento della “architettura della reciproca deterrenza”, sia nella sua dimensione “nucleare che non nucleare”.

In definitiva, l’abbandono dello status di neutralità non renderà la Finlandia più sicura, ma farà aumentare sensibilmente i rischi legati alla sicurezza. Basti pensare al caso dell’Ucraina. La devastazione dell’ex repubblica sovietica è dovuta in primo luogo alle provocazioni occidentali legate alla possibile adesione di Kiev alla NATO. Non solo, negli ultimi due anni il regime di Zelensky ha ricevuto armi ed equipaggiamenti dall’Alleanza in quantità enormi, ma ciò non ha evitato il tracollo militare e la sconfitta.

L’allargamento della NATO non è d’altra parte un processo che ha a che fare con la sicurezza e la stabilità dei paesi che vi aderiscono. Al contrario, l’espansione del numero dei membri è da collegare agli interessi strategici degli Stati Uniti, oltre che a quelli economici dell’industria bellica USA, la cui promozione aggrava drammaticamente il rischio di uno scontro militare diretto con le potenze rivali, Russia in primis.

Questo pericolo è facilmente comprensibile se si considera il patto di cooperazione in materia di difesa che Finlandia e Stati Uniti stanno per finalizzare. In base all’accordo, Washington avrà accesso a 15 basi militari in territorio finlandese, dalla costa sul mar Baltico fino alle più remote aree dell’interno e alla regione lappone oltre il circolo polare artico. Una simile presenza, oltretutto in un contesto internazionale come quello odierno, costituisce evidentemente una minaccia di dimensioni del tutto nuove per la Russia, a cui, in maniera altrettanto evidente, dovrà in qualche modo rispondere.

I militari USA potranno impiegare materiale bellico virtualmente di qualsiasi genere in Finlandia, dai veicoli da combattimento ai caccia e alle navi da guerra. Come previsto per accordi simili con altri paesi, la giustizia finlandese non avrà inoltre giurisdizione sui reati eventualmente commessi sul proprio territorio dal personale militare americano.

Il patto è stato sottoscritto ufficialmente lunedì a Washington dai ministri della Difesa e degli Esteri finlandesi – Antti Hakkanen ed Elina Valtonen – e dal segretario di Stato americano, Antony Blinken. Successivamente, il documento dovrà essere approvato dal parlamento di Helsinki per entrare in vigore in via definitiva. Quest’ultimo passo sarà una pura formalità, vista la predisposizione della gran parte della classe politica finlandese.

Oltre a Putin, anche il suo portavoce, Dmitry Peskov, ha suonato di recente l’allarme sull’accordo di cooperazione. Nella conferenza stampa di venerdì scorso, Peskov ha ribadito che l’intesa bilaterale tra USA e Finlandia produrrà “senza dubbio maggiori tensioni”. Inoltre, il capo dell’ufficio stampa del Cremlino ha espresso rammarico per l’evolversi della situazione con il vicino nord-occidentale. Nel recente passato, ha ricordato Peskov, “i nostri paesi intrattenevano eccellenti relazioni. Nessuno minacciava l’altro e non vi erano problemi o rivendicazioni. Nessuno interferiva con gli interessi dell’altro e prevaleva il rispetto reciproco”. Invece, Helsinki nella NATO e “le infrastrutture militari dell’Alleanza Atlantica sul punto di entrare in Finlandia rappresentano ora una chiara minaccia” per la Russia.

Il governo finlandese aveva sottoposto formalmente la propria candidatura alla NATO poco dopo l’inizio delle operazioni russe in Ucraina nella primavera del 2022. Cessate le resistenze soprattutto della Turchia, che assieme all’Ungheria continua a tenere in sospeso la candidatura della Svezia, tutti i paesi dell’Alleanza hanno ratificato l’adesione e la Finlandia è diventata un membro effettivo nell’aprile di quest’anno.

Il processo è stato relativamente rapido, a testimonianza del fatto che i politici e i militari finlandesi, assieme ai paesi già membri, avevano fissato da tempo questo obiettivo. L’isteria anti-russa alimentata dalla propaganda ufficiale dopo l’inizio del conflitto in Ucraina ha poi in larga misura indebolito le resistenze della popolazione all’ingresso nella NATO, convincendo almeno una parte dei finlandesi dell’assurda tesi della maggiore sicurezza attraverso l’abbandono della neutralità, fattore al contrario di garanzia della pace e della stabilità di cui questo paese ha goduto dal dopoguerra a oggi.