Stampa

di Mariavittoria Orsolato

Benedetto XVI abdicherà ufficialmente al soglio pontificio il prossimo 28 febbraio. La notizia è rimbalzata lunedì mattina grazie ad un tweet che riportava le parole pronunciate dal Papa pochi minuti prima nel Concistoro. Quello di Joseph Ratzinger non è certo il primo abbandono volontario della carica di pontefice, prima di lui lo fecero altri sette papi - in ordine: Clemente I, Ponziano, Silverio, Benedetto IX, Gregorio VI, Celestino V e Gregorio XII - ma se per queste defezioni non ci esistono cronache celebri (eccezion fatta per La Divina Commedia, in cui Pietro Angelerio viene presumibilmente inserito nel III canto dell'Inferno), la straordinarietà dell'addio di Benedetto XVI risiede nel fatto dell'essere avvenuto in diretta tv.

Com'era prevedibile questa notizia epocale ha stravolto completamente i palinsesti televisivi italiani, già oberati dai doveri di par condicio e dalla campagna elettorale. La tv generalista ha fatto a gara per essere il più possibile sul pezzo e, narcisisticamente, per provare a scrivere un indubbio pezzo di storia in diretta: i primi a buttarsi sulla notizia sono stati il Tg1 e il telegiornale di La7. “E’ evidente che questa notizia cancella tutte le notizie, piccole o grandi di questa campagna elettorale”, commenta Mentana su La7 dando il via a una edizione no-stop del TgLa7.

Tutte le testate televisive hanno dedicato ampio spazio alla notizia, alcuni con edizioni straordinarie come il Tg3 o appunto i due sopra citati, altri invece con lunghissimi speciali come quello del Tg2; mentre la conferenza stampa di Padre Agostino Lombardi, capo ufficio stampa del Vaticano viene seguita in diretta Tg1, Tg3, Studio Aperto, TgLa7 oltre alle all news Rai News 24, TgCom 24 e Sky Tg24.

Lunedì sera è però sera di talk show, in particolare del tabloid per la “gggente” Quinta Colonna su Rete4 e del format “chic” d’inchiesta Piazzapulita su La7. In casa Del Debbio le dimissioni di Joseph Ratzinger sono quindi diventate argomento per le sparate della gente comune sorpresa e stupita messe a confronto (impietosamente) con servizi sul precedente papa, quello che ha resistito fino all’ultimo “perché dalla croce non si scende”, con il sottofondo musicale di “Simply the best” di Tina Turner.

Sull'ammiraglia Rai Bruno Vespa ha imbastito in quattro e quattr'otto uno speciale dal taglio assolutamente “curiale”. Niente a che fare con la frenesia dell’evento in diretta di Mentana, Vespa ha chiacchierato amabilmente con i suoi ospiti facendo ovvi paragoni con i precedenti storici, interventi misuratissimi e non dicendo assolutamente nulla di nuovo, come suo solito.

Da Formigli invece era il retroscena a dover essere approfondito, non certo i brontolii di pancia della gente. Eppure, irrinunciabile, a rappresentare quanti hanno visto nell'abdicare l'ennesimo complotto stava il giornalista d'inchiesta Gianluigi Nuzzi che, nel provare a mettere una pezza ai flame che hanno intasato la rete sulla possibilità che la mossa fosse un favore al centro di Monti-Casini-Fini, ha finito quasi per avallarli.

C'è stata poi la diretta di Grillo (quello che tassativamente non va in tv, ma è sempre in tv senza domande, contraddittorio o difficoltà alcuna) che spiegava come un domani la rete eleggerà il nuovo pontefice grazie a miliardi di IP africani connessi.

Le abitudini d’ascolto degli italiani non sono però state scosse dal sopravvenire delle dimissioni del Papa. Dal momento dell’annuncio fino alle 22.45, quando anche i talk show della sera sono tornati a occuparsi di elezioni, ogni rete ha confermato gli spettatori ottenuti una settimana prima.

Insomma, come sempre la tv l’ha vista chi stava a casa e non c’è nessuno che abbia riprogrammato la sua vita per abbuffarsi di un extra in presenza delle storiche notizie dal Vaticano.

Solo in prime time si è verificato un leggero rigonfiamento della platea a beneficio essenzialmente di Formigli con Piazzapulita su La7, che fa il suo massimo in quella collocazione (7,83%) e per la prima volta supera Quinta colonna su Rete 4.

Qui Del Debbio ha messo assieme un 6,91% mantenendo, salvo poche migliaia, i fedeli di sempre, ma arretrando in share rispetto alla settimana precedente, evidentemente perché fuori dagli interessi e gusti di quel po’ di pubblico extra che è stato reclutato dall’evento dimissioni del Papa. Porta a Porta di prima serata, se la cava con l’11,91% e se la cava limitando a mezzo punto di share le perdite rispetto alla platea della fiction dello scorso lunedì.

A differenza della tv generalista, Sky ha puntato infine sul racconto puro e semplice, con la messa in onda di Habemus Papam di Nanni Moretti, film immediatamente tirato in ballo da molti come indubbiamente “profetico”. Una scelta difforme quella della piattaforma di Murdoch che però ha avuto il raro pregio di permettere di abbandonarsi alla narrazione che tutto spiega e tutto svela.

Una scelta facile ma allo stesso tempo intelligente dal momento che è sicuramente rasserenante pensare ci sia sempre un narratore onnisciente, soprattutto in un momento e in un contesto come questo, tutt'altro che facile da interpretare e comprendere. In fondo, dal 1956, il ruolo che gli italiani hanno dato alla tv nel raccontare la loro storia, è esattamente questo.