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di Mariavittoria Orsolato

Dal primo gennaio Rai Internazionale, il canale della tv pubblica pensato e prodotto per gli italiani all'estero, è diventato storia. Aveva appena compiuto diciott'anni - le trasmissioni dedicate erano cominciate nel 1993 - ma i tagli imposti dall'allora governo Berlusconi e sottoscritti dal CdA ne hanno decretato la chiusura formale: tutte le programmazioni dedicate sono state annullate da gennaio, i giornalisti e il personale ridistribuiti in altre testate, il segnale nel mondo mantenuto attivo ma solo per trasmettere quanto già visto in Italia.

Il Consiglio di Amministrazione Rai poi ha stabilito che i servizi informativi sinora svolti dalla direzione guidata da Daniele Renzoni fossero riassorbiti da una nuova testata in cui saranno conglobate Rainews24 e Televideo. Stando al presidente della FNSI Franco Siddi si tratta di un enorme disservizio, di uno svilimento della funzione di servizio pubblico. “Risparmi reali non ce ne sono - afferma in una nota - ma gli italiani nel mondo sono stati puniti, privati di una anche minima informazione circolare e di ritorno”.

Ma il problema potrebbe non riguardare solo i concittadini mirati verso migliori lidi. A saltare con Rai internazionale potrebbero infatti esserci anche alcune importanti sedi di corrispondenza giornalistica e così facendo si lascerebbero scoperte aree di interesse geopolitico come la Turchia o l'India - oggi più che mai sotto i riflettori dei media nostrani - così come Mosca o l'Africa. Il problema, al solito, sarebbero i costi: le sedi a rischio chiusura sono state giudicate “poco produttive” ai fini dell'informazione nazionale e con la chiusura della testata internazionale queste non avrebbero più ragion d'essere.

Se infatti pensiamo allo spazio che viene riservato alla pagina degli esteri nei tg Rai, la decisione di viale Mazzini pare anche essere sensata. Peccato che, almeno sulla carta, una tv di stato non possa esimersi dal coprire le notizie e gli eventi internazionali. Peccato anche che le sedi in questione costino complessivamente 928.500 euro l'anno, una cifra irrisoria se si pensa ai costi di produzione faraonici per trasmissioni quantomeno discutibili.

Nell'ottica costi/benefici tanto cara alla filosofia tecnica che il paese ha deciso di sposare, non è accettabile che la Rai scelga di rinunciare a una programmazione specifica per gli italiani all'estero cioè a uno degli spazi ancora residui di autentico servizio pubblico, penalizzando chi è lontano e poco può fare per protestare. E che lo faccia soprattutto in viziosa coerenza con una linea editoriale e politica che vuole abdicare, proprio nell'era della società globale, a una presenza internazionale forte e autorevole del nostro Paese.

Si chiude Rai Internazionale, si tagliano drasticamente le sedi di corrispondenza all'estero, si cancella Rai Med. La Rai diventa specchio di un paese che non solo ha perso peso e prestigio nei suoi rapporti con il resto del mondo, ma che anche rinuncia a risalire la china. Ma tant'è, evidentemente l'estero è un peso, un qualcosa di cui si può fare a meno.

La Rai lascia dunque un vuoto che, naturalmente, Mediaset è pronta a riempire. Quattro milioni di elettori italiani all'estero sono un bacino di cui il servizio pubblico si può dimenticare, ma non le televisioni di Berlusconi, che sentitamente ringraziano. Il biscione ha appena partorito “Mediaset Italia”, una nuova rete internazionale che sarà visibile, previo apposito abbonamento, nei bouquet di alcune tra le più importanti emittenti presenti nei cinque continenti.

Affidata all’ex affiliato alla P2 Massimo Donelli, “Mediaset Italia” trasmetterà in lingua italiana, via satellite e via cavo, il meglio del peggio della programmazione di Canale 5, Italia 1 e Rete 4, le edizioni principali dei telegiornali e ovviamente tutto il calcio italiano, bomba di appeal per l'italiano all'estero. Al momento le trasmissioni sono già visibili negli Stati Uniti, in America Latina e in Australia - le tre mete principali per gli emigranti italiani - ma la copertura dovrebbe comunque arrivare ad essere globale.

I costi dell'abbonamento alla nuova piattaforma targata Cologno Monzese non sono ancora stati pubblicati sul sito dedicato ma, a voler essere maliziosi, il nuovo posizionamento internazionale di Mediaset sembra l'ennesima gentile concessione di viale Mazzini. Si potrebbe obiettare che la Rai ha semplicemente lasciato il campo libero al migliore offerente ma considerando la condizione di duopolio televisivo presente nel nostro Paese, il dubbio rimane lecito.