Stampa

di Rosa Ana de Santis

Al debutto della quarta serie, la famiglia più colorita del quartiere Garbatella di Roma torna a far parlare di sé. Non solo dei brillanti numeri di audience delle serie precedenti e dell’autentico fenomeno di costume diffuso nelle case delle famiglie italiane, ma per le asprissime critiche. Era accaduto anche in "Tutti pazzi per amore" con l’outing del padre gay e la difficile accettazione da parte dei figli. La madre progressista era piaciuta alla critica di sinistra ma qualche voce di protesta si era levata anche allora.

Il dato divertente della fiction che vede protagonista Amendola e, fino alla penultima serie, una bravissima Elena Sofia Ricci, è che l’allerta della moralità viene dalla Lega. La famiglia allargata, costruita su una vedovanza e un divorzio semipacifico, e l’amore tra i due figli della coppia divenuti fratelli, ha scatenato un coro di protesta. Non è - stando all’integerrima voce morale del Carroccio - una fotografia reale della famiglia italiana.

E infatti, verrebbe da replicare, si tratta semplicemente di una fiction e di intrattenimento serale. Qualcuno glielo spieghi che hanno difficoltà strutturali nell'apprendimento. Chi si aspetta questo ruolo educativo dalla tv dovrebbe interrogarsi, con altrettanta determinazione, su ben altre voci di palinsesto. Dagli spot a iosa con le donnine nude, alle interviste serie a dubbie schedine, letterine e veline divenute amanti di calciatori, fino alle bravate di Corona, raccontato sugli schermi come un ribelle accattivante. Ci risulta invece che la Lega si occupi di Miss Padania, che poco ha a che vedere con i problemi reali delle famiglie italiane da loro invocati come elementi assenti dagli schermi della famiglia Cesaroni. Ma magari é solo la salsa romanesca dei dialoghi che irrita gli animi del Carroccio.

Più forte la critica che viene da Libero e da Avvenire. Ricorda quella che la Chiesa scatenò contro lo spot Renault e la divertente corsa di un papà separato che correva da un figlio all’altro, da una ex ad un’altra. I Cesaroni propongono, senza finalità paideutiche, gli intrighi e le vicende di una famiglia in cui il sentimento di amore e di solidarietà è fondamento evidente e incontrovertibile di ogni vicenda. In questo circolo di affetto ci sono passioni, amori sbagliati, tradimenti, figli fuori dal matrimonio. Il tutto in una cornice di quasi normalità che forse la gente sente vicina e che trova finalmente un modo di essere raccontata che non è morboso, esasperato o solo drammatico, come invece accadeva nelle infinite serie di soap americane e sudamericane con cui la TV ha ipnotizzato generazioni di mamme. Ma allora andava bene solo perché casa Forrester non era nel cuore di Roma?

Se s’investe davvero questa attesa moraleggiante nella TV, allora bisognerà ridiscutere ben altro, prima di arrivare alle fiction e agli spazi di evasione, di ciò che il piccolo schermo porta nelle case italiane. E forse risulterà abbastanza chiaro che il successo dei Cesaroni, molto in voga soprattutto tra gli adolescenti, è la prova  evidente (tutto il contrario di quanto sostengono gli improvvisati censori) che quella colorita famiglia romana assomiglia a quella di tanti.

Dove i problemi delle famiglie di oggi sono anche complicati e dolorosi, la fiction decide di raccontarli con un sorriso e un po’ di ottimismo in più. Perché è evasione. Sarà meglio questo dei telegiornali farsa, delle rubriche sul vino e sulla buona tavola al posto delle notizie reali, dei titoli razzisti sulla Padania che diventa grottesca quando muove le campagne di etica, o del Verissimo di turno.

La famiglia allargata e tutte le sue complicazioni è ormai un classico della società italiana, anche se, in alcuni casi, i genitori continuano a portare puntuali i figli al catechismo della domenica. E non importa se non è raccomandabile che una ragazza faccia la cubista a tredici anni, come accade alla giovane figlia Cesaroni Alice, perché questo semplicemente accade e sarà meglio raccontarlo con evasione e con lo stupore del papà Amendola, che non raccontarlo affatto.

E sarà meglio, per le giovani ragazze, vedere questo che non la giovane Noemi Letizia che racconta seriamente di voler e poter diventare attrice. ballerina di talento o deputato, solo per aver condiviso vari baccanali con il Presidente del Consiglio. Il suo è un cattivo modello che fa danni e non una banale fiction ispirata al reale. Questa è la tv cattiva che veicola messaggi pericolosi. Perché Noemi, come tante, lo fa con la benedizione sincera di mamma e papà. La Chiesa è sicura che questa famiglia reale sia migliore della combriccola Cesaroni del piccolo schermo?