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di Roberta Folatti

Due spari per uno scenario possibile E’ fatto molto bene il film di Gabriel Range. Nel momento clou – il ferimento del Presidente – sembra di trovarsi là, tra le persone in preda al panico e gli agenti della sicurezza presi completamente alla sprovvista. Confusione, sgomento, impreparazione, la superpotenza americana si scopre un’altra volta vulnerabile dopo l’insanabile, dolorosissima ferita lasciata dall’11 settembre. Lo svolgersi della storia dimostrerà che il percorso è circolare, e tutto fa capo sempre, e nuovamente, a quel fatidico giorno.
Death of a President è un documentario di fiction, un cosiddetto docudrama, che inscena la morte violenta di George W. Bush.
Uno spettatore che per qualche tempo abbia vissuto lontano da tutti i canali informativi potrebbe tranquillamente prendere sul serio questo film, tanto più che Bush è davvero Bush. Non ci sono cloni o controfigure, solo un sapiente uso della tecnologia. Com’è ovvio l’operazione ha suscitato accese polemiche col conseguente boicottaggio del film da parte di molte sale cinematografiche americane, che si sono rifiutate di proiettarlo. Anche in Italia la pellicola non ha avuto una distribuzione sufficiente, ma il regista avrà sicuramente messo in conto il rischio di censura buttandosi in un simile progetto.

Siamo a Chicago nell’ottobre del 2007, la città è in fermento perchè si attende la visita del presidente Bush: le misure di sicurezza sono spasmodiche, convulse visto il tasso di dissenso che le sue scelte politiche suscitano in una parte del paese. Il trascinarsi della guerra in Iraq, le nuove minacce a Corea e Iran, decisioni di politica interna a smaccato favore delle classi sociali più abbienti hanno creato molto scontento e la polizia di Chicago si aspetta manifestanti piuttosto inferociti. Ma ciò che succede è al di là di ogni previsione...

Comincia così “Death of a President”, con scene di protesta che diventano sempre meno arginabili e, dall’altra parte, con lo staff presidenziale sulle spine, in cui crescono nervosismo e preoccupazione. L’operazione del regista inglese è interessante anche perchè sperimenta nuove forme di rappresentazione, mescolando dati reali e avvenimenti immaginari: il vero Bush e la vera situazione politica innestati su un evento di fantasia che però ha in sè una buona dose di “probabilità”. Se a questo si aggiunge l’estrema attualità dei temi trattati, in particolare il dato incontrovertibile di una guerra sempre più tragica e difficile da giustificare, è facile comprendere come il film soffi su canali emotivi già predispoti a infiammarsi. L’immedesimazione è praticamente istantanea.
Range lancia una calibrata provocazione, invita a riflettere, scompagina le carte per rimetterle subito dopo in un altro ordine. Un leggero scarto dalla realtà, che rimane molto verosimile.

Death of a president (Gran Bretagna, 2006)
Regia: Gabriel Range
Musiche: Richard Harvey
Cast: Hend Ayoub, Brian Boland, Robert Mangiardi
Distribuzione: Lucky Red