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di Roberta Folatti

In un romanzo breve di V.S.Pritchett, autore inglese che ha vissuto e scritto durante tutto il secolo scorso, si racconta la storia d'amore tra una donna col corpo sfigurato da una grandissima voglia e un uomo diventato cieco. Lei è resa insicura e sfuggente da questo difetto fisico, che cela a tutti, e questa profonda insicurezza le impedisce di lasciarsi andare al sentimento. Fino a quando non avviene un piccolo incidente - qualcuno scopre il suo segreto - e la vicenda, a sorpresa, evolve positivamente. Non so se Francesco Fei conosca questo romanzo, ma Onde, primo lungometraggio dopo un'esperienza nel campo delle immagini e dei video musicali, me l'ha immediatamente ricordato. Al centro del film Francesca, che la grande voglia rosso scuro ce l'ha sul viso, quindi molto più evidente e d'impatto, ed è una ragazza abituata a nascondersi, a stare sempre un passo indietro, a differenza dell'amica con cui vive, estroversa e istintiva.
L'incontro con Luca, che ha perso la vista ma ha saputo sviluppare molto gli altri sensi, la spingerà a mettersi in gioco, almeno un po', imparando a percepirsi in un modo nuovo grazie anche alle sue mani, che non la giudicano per il suo aspetto fisico ma la sentono e le leggono dentro.

Onde è un film particolare, giocato molto sulle immagini e sulla scelta delle ambientazioni: la città di Genova, in cui si svolge, viene mostrata attraverso inquadrature originali, privilegiando scorci assolutamente inediti. C'è la spiaggia resa bianchissima dagli scarichi industriali con alle spalle terrificanti colossi di cemento che emettono fumi inquietanti, c'è il monte da cui si gode una vista meravigliosa ma che è invaso da ogni sorta di trasmettitore e poi i centri commerciali, i corridoi dell'aereoporto, i tunnel che attraversano le grandi arterie stradali, i cunicoli della funicolare.
Genova è ritratta da questi insoliti punti di vista, oltre che dai suoi vicoli, che avvolgono l'angoscia della protagonista in fuga da se stessa, prima che da Luca. E poi c'è l'abitazione dell'uomo, coi muri scrostati e l'aria trasandata e al tempo stesso piena di luce, una luce che nasce forse dall'animo pacificato del suo proprietario, che ha accettato i suoi limiti, facendo sgorgare da questi nuove potenzialità.
Onde è costruito anche sugli spiazzamenti temporali, per cui la scena iniziale e quella finale diventano interscambiabili, all'interno del fiorire di una conoscenza che incontra barriere psicologiche ed emotive molto forti. Muri che però si sciolgono nelle cose più semplici: toccarsi, giocare, rincorrersi su una spiaggia.
Il lavoro di Francesco Fei è un poco irrisolto, contiene spunti che poi si perdono, ma è un film coraggioso nel suo tentativo di descrivere stati d'animo attraverso le immagini e i suoni, più che con i dialoghi. I due interpreti, Anita Caprioli e Ignazio Oliva, recitano con pudore, valorizzando le sfumature, le ombre e gli spiragli di esistenze problematiche.
Onde è uscito grazie alla determinazione del suo regista, che si è autofinanziato ed ha trovato sostenitori al di fuori dei normali circuiti produttivi, ora sta dando soddisfazioni agli esercenti che hanno arditamente deciso di programmarlo.

Onde (Italia, 2005)
Regia: Francesco Fei
Cast: Anita Caprioli, Ignazio Oliva, Filippo Timi, Marina Remi
Distribuzione: La Trincea