Due film paralleli, per certi versi simili, che affrontano entrambi il tema
della mafia.
Uno, In un altro paese di Marco Turco, parte dal libro del giornalista
americano Alexander Stille, quindi da uno sguardo esterno sulle vicende italiane,
indagate e rilette con l'oggettività di chi si avvicina per capire.
L'altro, Il fantasma di Corleone di Marco Amenta, è incentrato
sulla caccia al latitante più imprendibile della storia d'Italia, Bernardo
Provenzano, catturato grazie al lavoro di persone come Giuseppe Linares, capo
della mobile di Trapani, che diventa la figura centrale del film, l'eroe positivo
(e alla fine vincente) da contrapporre alla legge dell'omertà e della
violenza imposta dalla mafia. A parte le inchieste televisive di Carlo Lucarelli, da qualche anno il tema
della mafia era un po' uscito dall'attenzione dei mass media, come se non parlarne
equivalesse a convincerci che il problema non esiste più. Certo nell'Italia
culturalmente appiattita di questo periodo non dev'essere stato facile trovare
finanziamenti e distributori per due film che, quantomeno, spingono a porsi
delle domande. Sui rapporti tra mafia e politica, sulle coperture della società
"bene" siciliana che hanno permesso a Provenzano di sfuggire ripetutamente
alla cattura.
Come ci racconta Marco Turco, loro i soldi sono dovuti andare a cercarli all'estero:
"La BBC, France2 e altre realtà europee hanno finanziato il progetto,
in seguito è intervenuta Rai3 mettendo a disposizione il materiale di
repertorio. Se tra i produttori italiani c'è stata totale sordità,
invece abbiamo trovato grande disponibilità da parte della città
di Palermo e dei magistrati colleghi di Falcone e Borsellino, anche se all'inizio
erano un poco diffidenti. Avevano dei sospetti verso i mass media, ma le nostre
erano più racconti che interviste giornalistiche. Sono durate giornate
intere e alla fine ci siamo ritrovati con ottanta ore di girato e cento di materiale
di repertorio. Difficilissima e dolorosa la scelta in fase di montaggio."
Alla base del film la convinzione che in un altro paese uomini come Falcone
e Borsellino - che erano riusciti a mettere in piedi un evento storico come
il maxiprocesso di Palermo che vide condannati all'ergastolo boss di enorme
calibro - non sarebbero stati abbandonati dallo Stato. Anzi sarebbero stati
trattati come eroi da vivi e non dopo la loro morte. Una morte che seguendo
le indagini di Stille appare inevitabile, viste le ambiguità e i coni
d'ombra che contraddistinsero i comportamenti delle istituzioni in quel periodo.
Accanto alla figura di Stille, nel film di Turco c'è anche quella di
Letizia Battaglia, fotografa di nera, che alterna alcuni dei suoi scatti più
drammatici al racconto del suo disagio a vivere nella Palermo di oggi, una città
che sembra rinnovare le sue contiguità con la mafia.
Il fantasma di Corleone è uscito nelle sale pochi giorni prima
della cattura di Provenzano e, guardandolo, si è avvolti da uno strano
senso di liberazione, come se una cappa di oscurità fosse stata finalmente
squarciata. Questa sensazione si affianca alla grande ammirazione per il pool
creato da Giuseppe Linares e per la sua figura in particolare: giovane, determinato,
conscio dei rischi che sta correndo (insieme alla sua blindatissima famiglia)
ma capace di ironia, perché saper sdrammatizzare è un valore aggiunto
non indifferente. Dense di significato sono anche le parole di Roberto Scarpinato,
memoria storica della battaglia contro la mafia, il quale dice che bisogna cominciare
a considerare Provenzano come uno di noi. "La società civile è
intrisa di mafia - aggiunge il regista del film - e ultimamente abbiamo assistito
ad arresti di pezzi importanti dell'apparato investigativo dello Stato".
Per non parlare delle coperture "borghesi" che facilitavano la latitanza
di Provenzano, medici, avvocati, imprenditori, i cui nomi vengono a galla man
mano che l'indagine si approfondisce.
Sia Turco che Amenta stanno provando a realizzare altri progetti di forte impegno
civile: il primo gira una storia d'amore tra immigrati, il secondo la versione
cinematografica del suo documentario Diario di una siciliana ribelle,
sulla collaboratrice di giustizia Rita Adria, morta suicida una settimana dopo
la strage di via D'Amelio. Lavorano con grossi problemi di budget perché,
si sa, in Italia trovare finanziamenti per progetti di qualità è
sempre una fatica.
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IN UN ALTRO PAESE |
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IL FANTASMA DI CORLEONE Regia: Marco Amenta Sceneggiatura: Andrea Purgatori, Marco Amenta Fotografia: Fabio Cianchetti Musiche: Paolo Buonvino Produzione: Eurofilm Distribuzione: Pablo Disponibile in Dvd |