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di Roberta Folatti

Una dolorosa separazione

Una Julie Christie invecchiata ma sempre bellissima presta il suo volto a questa storia non facile che parla di malattia e di perdita di sè. L’Alzhaimer è il lento, inesorabile spegnimento di facoltà mentali e di ricordi, come se qualcuno pigiasse, uno dopo l’altro, gli interruttori della luce di quella grande casa che è il nostro cervello. Si comincia dalla memoria a breve termine e si finisce rimanendo completamente al buio.

Away from her affronta il rischio di raccontare una storia poco cinematografica come quella dell’irrompere della malattia all’interno di una coppia anziana, solida e (apparentemente) felice.
Fiona e Grant sono colti, abitano in una bella casa in mezzo alla natura, sono abituati a godere della reciproca compagnia e delle cose piacevoli che la vita offre loro. Quarantaquattro anni di matrimonio non hanno fiaccato nemmeno l’attrazione, per tutto questo tempo si sono bastati e nulla di grave ha turbato la loro intesa. Anche nell’affrontare l’insorgere della malattia, con le prime avvisaglie che inducono in Fiona un grande spaesamento, la coppia si dimostra molto unita. Ma la decisione di entrare in una clinica specializzata mette in subbuglio l’equilibrio tra i due coniugi e apre delle crepe, che fanno intravedere un passato non del tutto sereno. La reazione della donna, dopo i trenta giorni di separazione dal marito imposti dal regolamento della casa di cura, è strana. Fiona in così poco tempo sembra essere peggiorata moltissimo, sin quasi al punto da non riconoscere il marito, e di contro si è attaccata morbosamente a uno dei ricoverati, un uomo con cui dice di aver avuto un legame quand’era ragazzina.
All’inizio Grant non la prende bene, ma in seguito si convince che è giusto “lasciarle i suoi spazi” pur continuando a starle vicino con visite quotidiane alla clinica, durante le quali si limita ad osservarla. Parlando con l’infermiera con cui ha una certa confidenza accenna a una punizione che Fiona starebbe mettendo in atto nei suoi confronti.
Al di là delle implicazioni intime, il film descrive metodi di cura perlomeno discutibili, che tendono a isolare e a a far regredire i pazienti a una sorta di infanzia deresponsabilizzata e vacua. Non si capisce a cosa serva tenere così i malati di Alzhaimer, deprivandoli di stimoli che non siano il gioco delle carte e la tv, se non a nasconderli al mondo. Sembra davvero una sorta di ingiusta segregazione.
Il film è una storia lieve pur nella sua drammaticità, attraversata da un dolore vissuto con estremo pudore, quasi con eleganza. L’Alzhaimer alla fine fa più paura a Grant che a Fiona, perchè significa la scomparsa progressiva di un passato comune e questa cosa può apparire inaccettabile, peggiore di una morte o della fine di un amore. Tratto da un racconto di Alice Munro, la pellicola è diretta da Sarah Polley, che spiega così il fascino esercitato su di lei da quasta vicenda: .

Away from her (Canada, 2006)
Reagia: Sarah Polley
Sceneggiatura: Sarah Polley
Fotografia: Luc Montpellier
Scenografia: Kathleen Climie
Cast: Julie Christie, Gordon Pinsent, Olympia Dukakis