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di Fabrizio Casari

Non si era ancora asciugato l’inchiostro della penna con la quale Claudio Ranieri aveva firmato l’accordo biennale con l’Inter, che già il turno di campionato portava il primo sorriso in casa nerazzurra. Infatti, in quello che poteva diventare il turno killer per la squadra di Moratti, una piccola rivoluzione del campo contro la dittatura dei pronostici ha accorciato la classifica a tutto vantaggio dell’Inter. Il pendolino napoletano si è fermato per un guasto nella fatal Verona, il Milan ultra favorito dopo tre giornate ha solo due punti dopo aver rischiato di perdere nella pericolosissima Udine e la Lazio del polemico Reja è andato a Cesena a prendersi tre punti dei quali aveva disperato bisogno. La Juventus del condottiero Conte ha regalato il primo punto al Bologna sprecando una ghiotta occasione e ha così frenato la sua corsa verso il tanto auspicato primato, mentre il Palermo dimostra che sa riprendersi anche dai passi falsi e sforna gioco garibaldino andando a vincere in Sardegna.

Nel posticipo, la Roma non é andata oltre il pareggio casalingo con il Siena, che ha giocato un’ottima partita e non avrebbe certo meritato di perdere. La Roma, così, continua ad essere un progetto affascinante per alcuni e molto meno per altri; ma la squadra di Luis Enrique continua ad essere sterile in zona gol e il possesso palla, se fine a se stesso, non ha mai portato punti. I giallorossi restano quindi nell’alveo delle grandi con pochi punti. Quanto alle piccole che fanno punti, il Genoa, continua a mietere vittime e si trova, a qualche decennio di distanza, in testa alla classifica. Che sarà anche provvisoria, ma non meno godereccia per il grifone.

La caduta del Napoli ad opera del Chievo per certi aspetti  può sembrare l’autentica sorpresa della giornata, ma dovrebbe ricordare a tutti che la formazione veronese non regala niente a nessuno e continua da diverso tempo ad avere in casa un ruolino ben più significativo delle ambizioni legate solo alla salvezza. Per quanto riguarda i partenopei, la partita dimostra anche che un conto è un turn-over, un altro è una rivoluzione. Il turn-over può prevedere due o tre giocatori che sostituiscono i titolari, ma sette in una sola volta sono davvero troppi. Cambiare la maggior parte della squadra per dar modo di rifiatare ad alcuni, si è così rivelata mossa improduttiva, a conferma che il limite forse maggiore della squadra di Mazzarri è proprio la qualità della sua panchina. Desta quindi perplessità sentir dire a Mazzarri che lo rifarebbe.

La classifica dice quindi che Genoa, Juventus e Udinese guidano, con alle spalle Napoli, Fiorentina, Palermo e Cagliari distanziate da un punto. La distanza maggiore, invece, è quella delle milanesi e delle romane. Il Milan, incensato dai media di famiglia e definito all’unanimità o quasi il più serio candidato al titolo, pare ormai incapace di vincere. Va bene, mancavano Boateng e Ibrahimovic, ma davvero ciò basta a trasformare i campioni d’Italia in una squadretta qualunque? A tutte le squadre mancano normalmente tre o quattro titolari, tra squalifiche ed infortuni.

La questione è seria, perché a tutti coloro che l’anno scorso definivano i rossoneri Ibra-dipendenti, Allegri rispondeva che no, non era così. Poi però, stranamente, tanto l’anno scorso come quest’anno, gli inciampi in campionato del Milan coincidono con l’assenza di Ibra. Peraltro, succede che Cassano, Pato e Inzaghi in tre non facciano nemmeno la metà dei gol dello svedesone.

A testimoniare che il calcio é cosa grave, ma non sempre seria, ci ha pensato il Presidente della Lazio, Lotito, che ha deciso che è l’informazione romana che mal dispone Reja e che crea “un ambiente ostile”, un clima negativo e polemico intorno alla Lazio. Ci sarebbe, stando a Lotito, una strategia mediatica per destabilizzare la Lazio, neanche fosse uno “stato canaglia”. Non si capisce chi guida la “Spectre” che avverte Reja come fosse James Bond, ma pare si annidi nelle redazioni. Più in particolare, il presidente chiacchierone della Lazio ha messo sul banco degli imputati la carta stampata e, in un torrente di chiacchiere, ha stabilito che se la Lazio perde valore nelle quotazioni azionarie, questo non avviene per la crisi delle borse e perché il titolo è tutto meno che affascinante, visto l’indebitamento alto e i successi scarsi, ma perché la stampa romana critica. Da qui sarebbe giusto, secondo lui, addirittura denunciare fenomeni di aggiotaggio mascherato. Roba da neurodeliri.

L’Inter ha quindi Claudio Ranieri sulla sua panchina. Il tecnico romano, che ha allenato Fiorentina, Napoli, Cagliari, Parma, Juventus e Roma in Italia, Chelsea e Valencia all’estero, è uno specialista della rianimazione. Più di una volta, infatti, si è seduto sulle panchine con il torneo in corso e, ogni volta, ha raggiunto traguardi significativi. Gasperini ha lasciato l’Inter con rammarico di tutti, dal momento che mai è stata messa in discussione la sua onestà e signorilità. Ma i risultati sono stati devastanti per aver pensato di adattare l’Inter alle sue idee, piuttosto che le sue idee all’Inter.

Questa voglia di non adattarsi è sembrato ad alcuni coerenza estrema, ad altri cocciutaggine e presunzione; ma se nemmeno le raccomandazioni della società affinché tornasse sui suoi passi e la piantasse di confondere la squadra che ha vinto 17 trofei in cinque anni obbligandola a cambiare tutto e generando così confusione e crisi d’identità sono state ascoltate, allora forse si può parlare anche di una certa arroganza, pur occultata dai modi gentili e pacati che lo contraddistinguono. E’ vero che la società non l’ha supportato nelle sue richieste di mercato, soprattutto per il centrocampo? No, perché Poli è arrivato e Kuchka arriverà a Gennaio. Se però le sue richieste erano Lavezzi e Palacio da un lato e trattenere Eto’o dall’altro, chi non le avrebbe poste? E a chi non sarebbe piaciuto prendere Sanchez e Hazard?

Accettarle avrebbe significato infischiarsene del fair play finanziario, cosa che a Milano viene invece vista con molta serietà. E proprio la panchina a Gasperini confermava questo. Villa Boas, infatti, siede sulla panchina del Chelsea e non dell’Inter per lo stesso motivo: la società non voleva e non poteva pagare i 15 milioni di clausola rescissoria al Porto. Ma comunque, quale che sia stato il mercato, va detto che l’Inter scesa in campo con Gasperini aveva comunque giocatori in grado di battere le avversarie incontrate: i nerazzurri, infatti, non hanno perso con Barcellona, Manchester United e Chelsea, bensì contro Chievo, Palermo e Novara.

Tocca dunque all’esperto Ranieri, che almeno ritiene di dover assecondare le caratteristiche tecniche, tattiche e fisiche che hanno reso l’Inter la squadra italiana più forte degli ultimi anni. Può darsi che l’arrivo del tecnico testaccino, che pure nelle sue polemiche con Mourinho (ma sarebbe giusto dire quelle di Mourinho con lui..) ha sempre sostenuto che l’Inter era una corazzata quasi impossibile da battere. Si tratta di vedere ora se il cantiere navale di Appiano gentile riuscirà a rimetterla in grado di solcare il mare del nostro calcio con la forza di cui dispone. Se succederà, la classifica che si può leggere ora, diventerà presto un ricordo.