Non sono solo le condizioni meteo-climatiche della pianura padana a determinare l’inquinamento atmosferico in Italia. A dirla con l’ISPRA e con l’Agenzia Europea per l’ambiente, a inquinare l’aria delle città italiane è la mobilità insostenibile. Sono il particolato sottile, l’ossido d’azoto e l’ozono troposferico che nel 2018, secondo il dossier Mal’Aria di città 2019 di Legambiente, hanno superato i loro limiti giornalieri consentiti in ben cinquantacinque capoluoghi di provincia. Come se i cittadini di questi centri urbani avessero respirato aria malsana per quattro mesi di fila.
Fra i centocinquanta e i centoventi i giorni nei quali i tre elementi inquinanti hanno oltrepassato i limiti a Brescia, a Lodi, a Monza, a Venezia, a Torino, a Milano, ad Alessandria, a Padova, a Bergamo, a Cremona e a Rovigo. Sotto i cento giorni, a Frosinone, a Genova, ad Avellino e a Terni. Città che, oltre a essere bersagliate dalle conseguenze del traffico, sono inquinate anche da industrie e agricolture intensive.
Su tutto, manca un’efficace strategia antismog: a nulla sono serviti i piani scattati nel nord Italia a ottobre scorso e l’emergenza, in generale, è stata affrontata in maniera disomogenea ed estemporanea. Servirebbe, dicono dall’EEA, “una trasformazione radicale della nostra mobilità” e un cambiamento sostanziale degli stili di vita. Più Piani Urbani di Mobilità Sostenibile (PUMS): piedi e biciclette per muoversi a zero emissioni (e a zero costi), consentendo allo spazio urbano di diventare un “bene comune”.
L’Italia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di motorizzazione: sessantacinque auto ogni cento abitanti quindi trentotto milioni di macchine private che soddisfano il 65 per cento degli spostamenti. Anche di quelli inferiori a dieci chilometri, nel 75 per cento dei casi, e nel 25 per cento in tragitti addirittura più brevi di due chilometri. Negli ultimi anni, il tasso di motorizzazione medio dei capoluoghi italiani ha mostrato un incremento, passando da sessantadue a sessantatre vetture ogni cento abitanti.
Viceversa, il trasporto pubblico locale ha registrato, sempre nei comuni capoluogo di provincia, una riduzione della domanda rispetto all’anno precedente e il numero dei passeggeri annui diminuisce costantemente. Tra le venti città più congestionate d’Europa, fanno capolino ben tre città del Belpaese: Roma con tempi di percorrenza del 40 per cento più lunghi rispetto a quelli che potrebbero essere percorsi in condizioni di traffico normale, del 33 per cento per Napoli e del 30 per cento a Milano.
In effetti, l’Italia dispone solo di quarantuno linee ferroviarie suburbane e metropolitane, contro le ottantuno della Germania e le sessantotto del Regno Unito, coprendo solo duecentocinquanta chilometri. Per colmare il gap con gli altri stati europei, si dovrebbero realizzare trentacinque chilometri all’anno di nuove metropolitane, fino al 2030.