di Tania Careddu
Allagamenti, frane, trombe d’aria, esondazioni, temperature estreme, danni alle infrastrutture e al patrimonio sono la tangibile testimonianza dei cambiamenti climatici. Che sulle città italiane hanno un impatto rilevante, con consistenti differenze, però, tra le regioni, a seconda delle caratteristiche idrogeologiche dei territori coinvolti (senza trascurare le cause antropiche).
Sono duecentoquarantadue i fenomeni metereologici che, dal 2010 a oggi, hanno provocato danni al Belpaese: cinquantadue casi di allagamenti, novantotto di danni alle infrastrutture e otto al patrimonio, quarantaquattro episodi tra frane e trombe d’aria, quaranta gli eventi causati da esondazioni, coinvolgendo centoventisei comuni. E centoquarantacinque persone morte per le sole esondazioni che ne hanno, pure, obbligato all’evacuazione quarantamila.
Negli ultimi sei anni, l’Italia ha assistito a novantuno giorni di stop a metropolitane e treni urbani, cinquantacinque giorni di blackout elettrici e, secondo quanto si legge nel report “Le città alla sfida del clima”, redatto da Legambiente, negli ultimi tre anni, diciotto regioni sono state colpite da eventi estremi, generando l’apertura di cinquantasei stati emergenziali: sei di questi in Emilia Romagna, cinque in Piemonte, sette in Toscana, cinque in Sicilia e quattro in Calabria.
Riportando un danno economico di ingenti proporzioni: di fronte a un danneggiamento di circa sette miliardi e mezzo di euro, lo Stato ha stanziato circa il 10 per cento di quanto necessario a fronteggiare l’emergenza ma, dal 1944 al 2012, sono stati spesi sessantuno miliardi di euro, portando l’Italia a essere la prima nazione al mondo per risarcimenti e riparazioni di danni da eventi di dissesto, con una media di tre miliardi e mezzo l’anno.Uragani e piogge torrenziali non sono l’unico risultato dei repentini cambiamenti climatici; le ondate di calore producono effetti, se è possibile, ancora più negativi: oltre alla scarsità d’acqua, possono avere ripercussioni dannose sulla salute dell’uomo, soprattutto nelle città, dove, rispetto alle aree rurali, la temperatura si mantiene elevata più a lungo e anche nelle ore notturne, riducendo la capacità di ripresa dell’organismo.
Una su tutte, a Roma è stato stimato un incremento della mortalità pari a più 34 per cento, nel 2015, associato a questa estrema condizione di caldo anomalo. Nulla di buono all’orizzonte se, stando all’allarme lanciato dagli esperti, il 2017 potrebbe essere quello record per il riscaldamento globale e fino a quando gli accordi, ultimo quello di Parigi, rimarranno solo una lunga stretta di mano.