Una decina di giorni fa, a seguito di una segnalazione anonima, la Procura
di Padova ha rinvenuto un vero e proprio arsenale illegale nella caserma Berghinz
di Udine, sede del Terzo reggimento guastatori della Brigata di cavalleria "Pozzuolo
del Friuli". Gli inquirenti hanno inoltre trovato a casa di un militare
numerosi reperti archeologici provenienti dall'Iraq.
L'esistenza delle armi era nota a molti; i militari le avevano messe in un container
con bolle di accompagnamento in bianco e spedite in caserma, senza subire i
controlli della MSU (l'unità della polizia militare che dovrebbe esercitare
i controlli). A tutti i militari indicati dalla Procura è stato contestato
il peculato militare. A tre di loro anche l'introduzione clandestina nel territorio
nazionale di armi da guerra. Ad uno la detenzione abusiva di armi da guerra.
Reati gravi che prevedono pene pesanti. I portavoce militari tendono a tradurre tutto in una irregolarità amministrativa,
affermando che l'esistenza dell'arsenale (oltre cento pezzi, dai cannoncini
ai lanciagranate, fino alle pistole) non fosse un segreto. Ma l'importazione
di armamento da guerra, la sua mancata registrazione (non è stato trovato
alcun documento che riguardasse lo stock) e il fatto che la matricola di tutte
le armi sia stata eliminata, sono sinonimo di numerose infrazioni ai regolamenti
sulla custodia e il trasporto degli armamenti e di enorme lassismo nei controlli.
Il dettaglio della limatura dei numeri di matricola è particolarmente
grave ed indice di malafede; il Ris dei carabinieri di Parma è stato
incaricato di scoprire se la limatura è stata eseguita nel nostro paese,
circostanza che indicherebbe i laboratori della caserma come luogo del reato.
La reazione dell'istituzione militare è stata corporativa e sostenuta
dal governo, che come al solito ha praticamente ignorato una interrogazione
parlamentare dell'esponente dei Ds Ruzzante di altri sette parlamentari dell'Ulivo.
Parrebbe dunque che alcuni dei nostri ufficiali non si accontentano di portare
ricordini e souvenir dai loro turni in terra straniera. Se possono, pare si
procurino l'intero catalogo di armi irachene, al fine di usarlo per le esercitazioni
o per il museo del corpo. Se poi queste armi spariscono nessuno avrà
mai saputo formalmente della loro esistenza. Se poi qualcuno ci perde la vita
perché si portano le granata-ricordo in ufficio e queste esplodono come
bombe, è una disgrazia. Se poi invece, le armi vengono rubate, ci vuole
anche che il Reggimento si auto-denunci alla magistratura, circostanza storicamente
improbabile.
Il fatto che questa allegra gestione venga sfruttata anche da singoli militari
per un florido commercio di antichità irachene, tale da provocare un
aumento visibile dell'offerta di questi oggetti su internet, è la perfetta
conseguenza dell'assenza di controlli.
Una "semplice irregolarità amministrativa" per i vertici militari
che per le procure si traduce invece in pesanti ipotesi di reato; le irregolarità
amministrative sono comunque gravissime e la necessità di una lettera
anonima per sanarle è solo un aspetto che aggiunge sconcerto. Per non
parlare del fantastico ritorno d'immagine per i loro commilitoni onesti e per
il nostro paese, in particolare nella considerazione di iracheni ed afgani.
Alla scoperta dell'arsenale e dei traffici anche la giustizia militare ha aperto
due inchieste: una che dovrà chiarire i contorni delle vicende alla caserma
Breghinz ed un'altra che indagherà sull'assenza di controlli da parte
della MSU circa le importazioni da Iraq ed Afghanistan, che avvenivano su container
con l'accompagnamento di semplici fogli bianchi.
Nessuno però si è ancora posto il dubbio di quanti altri militari
di quante altre caserme possano avere approfittato della generale assenza di
controlli.
Sarebbe inoltre stato lecito attendersi che almeno un generale avesse avuto
il coraggio di dire che nelle missioni di pace non esiste la preda di guerra
e che rubare tesori archeologici all'Iraq è indegno di un soldato di
un paese democratico.
Sarebbe anche stato interessante sentire il ministro della difesa Martino tuonare,
almeno, contro l'estrema leggerezza delle gerarchie militari, ma sappiamo che
non succederà. La campagna elettorale incombe.