Non ci vogliono stare. Se, all'indomani della sentenza del Caf un po' tutte
le società colpite hanno annunciato ricorsi al Tar, promettendo di smontare
quanto è uscito dalle aule del Foro Italico, ricostruendo un campionato
di serie A come se nulla mai fosse successo, merita un'attenzione particolare
quando sta accadendo, in queste ore, nel quartier generale di Forza italia.
Si stanno attrezzando per fare "giustizia" a modo loro, partendo da
un presupposto che già nei giorni scorsi era stato ventilato nelle parole
di alcuni esponenti azzurri e della Lega, Bondi, Maroni e Bonaiuti in testa:
se può considerarsi fondata la sentenza contro la Juve, così come
quelle contro Lazio e Fiorentina, di certo il Milan è stato colpito con
l'intenzione di colpire Berlusconi. Una sentenza politica, altrochè.
Ma il punto non è l'ennesimo delirio di lesa maestà scatenato
dai reggicoda del Cavaliere in cerca di nuove occasioni di servilismo nei confronti
del loro leader colpito nell'affetto più caro. Quello che inquieta è
che, ancora una volta, gli azzurri si stanno attrezzando per usare una legge
che prossimamente verrà dibattuta in Parlamento, quella sull'indulto:
cercheranno di cavalcarla per consentire al Milan di cominciare il prossimo
campionato di serie A senza la pesante penalizzazione di punti che gli ha inflitto
la giustizia federale. Quando si dice pensare al bene del Paese
Come metteranno in pratica questo intento ancora non è dato sapere.
Di fatto, non è giuridicamente fondata la possibilità che un provvedimento
di indulto possa essere applicato ad una sentenza di giustizia sportiva. C'è
un fatto, però: nel momento in cui le società, Milan compreso,
faranno ricorso al Tar, la sentenza del Caf rientrerà nell'ambito di
un giudizio d'appello della giustizia ordinaria, probabilmente con l'ausilio
dell'articolo 700, ovvero della necessità d'urgenza, giustificata in
questo caso, dall'imminenza dell'inizio del nuovo campionato. E' dunque probabile
che il Tar emetta un nuovo dispositivo entro 60 giorni. Giudizio che, a quel
punto, correrà sui binari della giustizia ordinaria, non più su
quelli sportivi. Dunque una sentenza a cui sarebbe possibile applicare il provvedimento
di indulto che, è bene ricordarlo, cancella la pena ma non il reato.
E' in quest'ambito che gli avvocati di Forza italia, su ordine di scuderia del
Cavaliere, si stanno muovendo per fare in modo che il Milan riesca a rientrare
in serie A senza il gravame della "pena", ovvero dei 15 punti di penalizzazione
che pregiudicano ogni possibile risultato successivo. Si tratta, è bene
chiarirlo, di funambolismo giuridico allo stato puro. Ma il Cavaliere ha abituato
ad ben altre forzature. Perché, da sempre, non è lui che si deve
adattare alle leggi dello Stato, ma si incarica di plasmarle, oltre il ridicolo
e l'insulto, ai propri voleri. Che, in questo caso, non sono solo i suoi, ma
quelli dell'intero mondo del calcio che trova sponde politiche forti anche nel
centrosinistra, deciso a fare la propria parte per riportare la serenità
negli stadi e tra gli spalti.
Ma si sa già, per esempio, che l'iniziativa trova ampie sponde non solo all'interno dell'ormai ex Casa delle Libertà, ma anche tra quei parlamentari del centrosinistra "fedeli" ai colori rossoneri. Che senza dirlo, ma facendolo comunque intendere con chiarezza, potrebbero anche votare a favore di una simile norma; un emendamento ad hoc, inserito all'interno di un contesto che non faccia immediato riferimento al Milan, ma alla fattispecie che esso rappresenta, ovvero una squadra rimasta nella massima serie ma con un fardello troppo pesante da sostenere per poter essere considerata davvero in gioco come le altre. Si sa, si può far passare qualsiasi cosa, basta che il conflitto d'interessi non emerga in maniera troppo sfrontata. E quelli di Forza Italia, in cinque anni di governo, almeno questo hanno imparato a farlo con grande destrezza: la loro unica priorità, d'altra parte, è stata sempre quella di salvaguardare al massimo gli interessi del Cavaliere e chi se ne importa del resto.
Stavolta, poi, ci mettono anche il cuore. Perché quella per il Milan
è considerata la madre di tutte le battaglie. La dicono lunga, infatti,
le concitate dichiarazioni a caldo rilasciate sull'onda dello sdegno per una
sentenza così "ingiustamente penalizzante" nei confronti della
squadra del Capo. Eccoli i peana dei fedelissimi di Arcore: "L'unico obiettivo
era colpire lui", ha denunciato insolentito Guido Crosetto. "Si tratta
di una sentenza politica senza prove" è invece stato il lapidario
commento del portavoce di Silvio, lo "yesmen" per eccellenza, Paolo
Bonaiuti. "Complimenti, giustizia è fatta - ha proseguito sarcastico
- si puniscono quasi 20 milioni di tifosi e l'Italia campione del mondo resta
fuori dalla coppe internazionali". Serpeggia, dunque, un sentimento di
rivolta. Capitanato da Maurizio Lupi che si è scandalizzato più
di altri: "L'unica colpa del Milan è di avere Berlusconi come presidente".
Ecco, ce l'hanno sempre con lui, povero Silvio, direbbe Cornacchione. Ma ci
sarebbe, casomai, da chiedersi se il Milan, alla fine, ha avuto un trattamento
diverso non tanto perché gli è stata riconosciuta solo una responsabilità
oggettiva e non una diretta come nel caso delle altre squadre, oppure perché
Berlusconi ha cominciato parecchi giorni prima della sentenza a gridare al complotto
politico e alle toghe sempre troppo rosse, anche quando si parla di calcio.
Il Cavaliere avrà anche perso le elezioni, anzi tre elezioni di fila
in tre mesi, ma nell'ambiente sportivo i pesi e le misure hanno carature diverse
rispetto che in altri ambiti. Lui, però, riporta poi sempre tutto in
quello della politica, della persecuzione politica nei suoi confronti da parte
degli avversari (per lui sempre nemici), finendo per creare un fumus persecutionis
che, alla fine, fa perdere i punti di riferimento del reale anche alla persona
più lontana dai ragionamenti complottardi tipici dei palazzi del potere
e lontani da quelli degli stadi. Non stupisce, dunque, che su questa falsariga
di ragionamento, si stia tentando nuovamente di sostenere una prossima legge
dello Stato, destinata a ridurre il sovraffollamento delle carceri, solo al
fine di compiacere la squadra del cavaliere, i suoi affetti e, come al solito,
i suoi affari. Il Milan in A con una palla di ferro al piede di 15 punti di
penalità vale senz'altro di meno, sul fronte dei diritti sportivi, di
un Inter o di una Roma. E' per questo, soprattutto, che quelli di Forza italia
non ci vogliono stare. E puntano a "svuotare" la sanzione attraverso
l'indulto, ad uso e consumo solo del Milan, naturalmente, chi se ne importa
delle carceri. E dei carcerati, soprattutto. A sinistra glielo consentiranno?
Su come uscire dallo scandalo del calcio e rimandare la gente allo stadio si stanno interrogando da giorni anche ambienti vicini alla maggioranza, ma il colpo di spugna non è preso in considerazione: non può passare il presupposto che, comunque, la giustizia non esiste mai perché si trova sempre una scappatoia per farla franca. Ma qui è un problema di etica che non sfiora neppure da lontano il cavaliere e i suoi. Che, tanto per non perdere l'abitudine, stanno cercando di aggirare la giustizia con un colpo di mano. Il conflitto di interessi è una malattia da cui non si guarisce mai.