I
regimi finiscono sempre nel ridicolo. E il sottile piacere sta tutto lì,
nel vedere l'arroganza di un potere povero e volgare ricadere nella polvere
da dove nessuno avrebbe mai dovuto affrancarlo. Il Duce venne fucilato con l'amante.
Oggi il portavoce del delfino di Almirante viene intercettato e finisce agli
arresti domicialiari per aver chiamato a convegno carnale una ragazzina dalle
forti ambizioni televisive, mentre la moglie del leader viene beccata con le
mani nella marmellata in affari di ordinario intrallazzo sanitario: parabola
del fallimento di un'intera classe dirigente che un ex missino doc, fascista
figlio di fascista, come Tomaso Staiti di Cuddia definì, dopo la svolta
di Fiuggi, "una banda di accattoni che vogliono solo le poltrone".
Profetico. Da qualche giorno gira un sms che unisce l'aspetto nostalgico all'ironia
farsesca per celebrare quest'ingloriosa fine di un progetto politico rimasto
ai preliminari: "Hanno arrestato il re e il portavoce di Badoglio".
Per chi, come Fini, è sempre stato considerato "un traditore"
dai fascisti veri, non poteva andare peggio. Tirava aria pesante intorno al leader di An già quando, qualche mese
fa, i suoi fedelissimi vennero "intercettati" alla "Caffetteria"di
piazza di Pietra, a commentare in modo cameratesco, ma preoccupato, la presunta
infatuazione del Capo per un'avvenente collega ministra. E per quanto Gianfranco
Fini avesse scelto un aplomb nobile e altero per sostenere il profilo internazionale
del suo ministero, quello che resterà alla storia e agli atti non saranno
certamente le sue scelte in materia di politica estera. A pesare saranno quegli
sfrenati appetiti sessuali e quelle miserie quotidiane scaturite dall'assenza
totale, nel partito di via della Scrofa, di un progetto politico e culturale
se non forte, almeno dignitoso. Una vacuità di spessore minimo, soprattutto
umano, che trasudava con grande evidenza anche dalle piccole cose della quotidianità
dei cronisti del palazzo: come si fa, in coscienza, ad avere un dialogo con
chi, appena chiedi qualcosa di sconveniente, risponde biascicando una gomma
americana: "Se scrivi qualcosa di male di prendo a calci in culo"?.
Ecco, si fa così, quando ci si vuol fare dei nemici sicuri, come quei
tanti che l'altro giorno hanno mandato il rete altri taglienti aforismi tipo
"il Sottile piacere dell'inchiesta di Potenza", con una lettera maiuscola
ad indicare quel Salvo Sottile, il portavoce del Capo, immaginato negli stanzoni
della Fanesina a fare opera di collocamento in Rai per qualche "porcella
doc", casomai dopo averne saggiato personalmente - o perlomeno vantarsi
di averlo fatto - le irriferibili abilità. Le dirette interessate, interrogate
sull'argomento, negano, ovviamente, di aver ceduto a qualsivoglia lusinga, ma
non sono certo loro ad essere sotto accusa per aver fatto buon viso a un malcostume,
tipico della destra, di considerare le donne oggetto di puro sfogo sessuale,
animali da fugace compagnia e null'altro. Spetterà ora alla magistratura
fare luce su responsabilità soggettive ed oggettive. Ma provare ad allocare
le intercettazioni dentro una generale manovra tesa a discreditare la destra,
magari organizzata dalla sinistra, beh, non funzionerà. Persino un uomo
di destra come Luca Barbareschi, del quale tutto si può dire tranne che
non conosca il genere, durante un'animata riunione del partito si alzò
stizzito e urlò contro un uditorio comprensivo di tutta la dirigenza
di via della Scrofa: "Basta con i soldi e con le mignotte! Avete portato
in Rai solo le zoccole!". Una sintesi non proprio da Accademia della Crusca,
ma certamente efficace ed esplicativa.
Marchette, dunque. E se ci si fosse fermati a queste storie di basse alcove da "consorzio di mignottari", per dirla ancora con Barbareschi, tutto sarebbe finito in barzelletta. Ma, più che dal diffuso lupanare della dirigenza, l'immagine di An esce demolita da intercettazioni che dimostrano come il potere del partito fosse utilizzato come agenzia di collocamento e di affari poco puliti. Raccapriccianti i dialoghi che vedono il portavoce del leader impegnato a far passare autorizzazioni su macchinette da gioco d'azzardo premendo direttamente sui vertici dei Monopoli di Stato. Ma non si può neppure dimenticare quanto, nel corso degli ultimi cinque anni, è stato accusato di manovrare l'ex ministro Gasparri intorno alle Poste, tanto e al punto di sentirsi rinfacciare di suoi stessi camerati di aver trasformato l'azienda in un'agenzia di collocamento per amici degli amici. E che dire, poi, di Francesco Storace e di quella storia del tentativo di esclusione di Alternativa Sociale e di Alessandra Mussolini nella corsa alle Regionali di cui, nelle ultime intercettazioni, si sente Fabio Sabbatani Shiuma vantarsene senza ritegno? In ultimo ci sono anche filoni d'inchiesta dove sarebbero coinvolti anche Silvano Moffa, Ugo Martinat, Franco Mugnai: un'intera generazione di post fascisti che, dopo aver gettato alle ortiche l'ortodossia, il passato e la fede, il fez e l'orbace, adesso ha buttato anche la faccia.
Cos' era An, dunque? Poltrone, squallide alcove e nient'altro? Di certo la "nuova destra" che aveva in testa Fini, basata su un elettorato borghese e con valori tradizionali, sdoganata ormai da una memoria imbarazzante e illiberale e in competizione con un berlusconismo menefreghista e privo di senso dello Stato, oggi non è più nulla se non stracci e connivenze affaristiche squisitamente maschili, di quelle dalla cintura in giù. Di politico non c'è rimasto granché, a parte quel sordido silenzio interessato di chi è già pronto a cannibalizzare le spoglie del partito alleato, non prima di aver prudentemente purgato le prime, le seconde e anche le terze file degli inquilini di via della Scrofa per evitare imbarazzi futuri. Con Berlusconi avviato a fine impero e Fini nella morsa delle bobine, Pier Ferdinando Casini si sta scaldando a bordo campo: non è un mistero per nessuno. Perché, è noto, ricostruire la vecchia Dc è un sogno che non muore mai. E, almeno, visto che si parla di storia degli italici costumi, la tradizione dei bei tempi del monocolore andrebbe recuperata.