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di Daniele John Angrisani

E così anche per l'Italia è iniziato il mondiale. Come ogni 4 anni, l'intero Paese sembra crollare in una specie di "limbo calcistico", e non pensare più a nulla se non alla formazione della Nazionale, alla presenza in campo di Totti o meno, a quale sia la strategia migliore per vincere la partita. Questo è l'argomento di prima pagina dei giornali e dei telegiornali, tutto il resto è come se non esistesse. In questo contesto, ogni buon italiano si arroga il diritto di "essere" il commissario tecnico della Nazionale e si assume perciò il dovere di criticare, anche aspramente, le scelte fatte sul campo da colui che ha davvero l'onere di condurre la Nazionale ai mondiali. L'intera nazione sembra essersi così trasformata in un enorme bar sport. Ciò che più conta, però, è che in tutti questi giorni, qualsiasi cosa possa accadere assume, inevitabilmente, una posizione subordinata rispetto al "dio" calcio. Dopo mesi di accesa campagna elettorale, dopo una vittoria risicata alle urne da parte dell'Unione, il cui governo si regge su una maggioranza virtuale al Senato; dopo minacce più o meno velate da parte del capo dell'opposizione di non riconoscere i risultati elettorali, improvvisamente tutte le polemiche sembrano placate. La mente degli italiani è ora concentrata sulla formazione della Nazionale, sui malanni di Totti e sulle decisioni che saranno prese da Lippi per affrontare le grandi sfide del mondiale. Il resto, se non un fastidio vero e proprio, è qualcosa che non interessa per nulla alla grande massa degli italiani, impegnati come sono a seguire la telenovela calcistica. Qualcuno le definiva "armi di distrazione di massa", e lo sono davvero. Prendiamo ad esempio lo scandalo Moggi: dalle prime pagine dei giornali e dei telegiornali, sembra essere quasi scomparso nel nulla, sebbene le indagini stiano proseguendo alacremente. E' possibile scommettere che se l'Italia dovesse vincere i mondiali tutto verrà dimenticato sull'onda dell'entusiasmo ed il motto diventerà "scurdammoce o' passat", come se nulla fosse accaduto. Il tutto, ovviamente, con grande gioia degli sponsor che vogliono ottenere il giusto ritorno dall'investimento di miliardi di euro nella Nazionale di calcio, effettuato prima dello scoppio della bufera Moggi. Solo Beppe Grillo ha fatto notare questa cosa sul suo blog, con un post intitolato provocatoriamente "Forza Ghana", ricevendone sequele di insulti. Guai a toccare la Nazionale di calcio. Nel frattempo il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, anche egli implicato, seppure marginalmente nello scandalo Moggi, oltre al presidente della BNL, Luigi Abete e all'ex presidente della Banca Antonveneta, Dino Marchiorello, sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di usura dal Gup del Tribunale di Palmi, Carlo Alberto Indellicati. Il rinvio a giudizio è giunto al termine dell'udienza preliminare, scaturita da un'inchiesta partita dopo l'esposto di un imprenditore che ha denunciato che i tassi d'interesse pagati divenivano superiori ai limiti consentiti con l'applicazione della commissione di massimo scoperto. Una truffa in piena regola di cui sono stati vittime milioni di correntisti italiani. Sfido qualcuno di voi ad esserne venuto a conoscenza. Forse, se siamo fortunati, un trafiletto in quindicesima pagina ci ricorda che gli scandali non vanno in vacanza con i mondiali di calcio. Dodici anni fa il primo governo Berlusconi approfittò dei mondiali per tentare di fare approvare la legge poi definitiva "salvaladri". Solo la tenacia dei magistrati, guidati da Di Pietro, allora ancora membro principale del pool di Mani Pulite, permise di evitare che tale decisione passasse sottobanco nell'orgia dei mondiali di calcio. L'Italia dei "furbetti" si vede anche in questo. Quest'anno c'è da approvare il rifinanziamento delle missioni italiane all'estero e la manovra bis per correggere i buchi di bilancio lasciati dal secondo governo Berlusconi. Vedremo se questa volta la sinistra riuscirà a dimostrarsi meno "furbetta" dei propri predecessori e se il popolo italiano sarà capace di non farsi del tutto obnubilare la mente dalla sbornia calcistica, pressando il governo affinché mantenga fede ai propri impegni.