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di Alessandro Iacuelli

Il Polo di Mantenimento Pesante di NolaTecnicamente, un Polo di mantenimento pesante è una struttura tecnologica militare. L'esercito italiano ne ha due: il Polo di mantenimento Sud, dislocato a Nola (NA) ed il Polo di mantenimento Nord, situato a Piacenza, in viale Malta. Fa parte del complesso militare anche lo stabilimento dell'ex Pertite in via Emilia Pavese, sempre a Piacenza. Nei poli di mantenimento si provvede alla manutenzione e alla revisione dei mezzi corazzati e dell'artiglieria dell'esercito. Il Polo di mantenimento Nord è da qualche anno al centro di una "bufera" politica e sindacale, aperta il 12 febbraio 2001 dal consigliere regionale dell'Emilia Romagna Renato Delchiappo. Il motivo dell'attenzione attorno al Polo di Piacenza è semplice: presso la struttura risultano essere ricoverati per manutenzione mezzi provenienti dalle missioni in Kossovo e in Iraq; inoltre, tali mezzi erano in dotazione nella zone di operatività dei contingenti italiani che risultano essere quelle maggiormente colpite dai proiettili all'uranio impoverito. Il consigliere regionale emiliano chiese, 5 anni fa, in un'interrogazione regionale, quali misure di sicurezza fossero adottate per i dipendenti civili, ma anche militari, dello stabilimento durante le operazioni di decontaminazione dall'uranio impoverito dei mezzi corazzati, inoltre chiedeva come venissero messe in sicurezza e smaltite le scorie prodotte. E che rischio potrebbe esserci per i cittadini piacentini. Scoppiò a tale proposito anche un caso sindacale non ancora concluso: le RSU dei dipendenti civili del Polo di mantenimento, fanno pressione per sapere dai dirigenti (militari) dell'impianto quanto siano rispettate le norme di sicurezza sul lavoro e che rischio c'è di entrare in contatto con materiale contaminato.

Lo scorso 30 maggio, l'ex direttore del Polo di mantenimento pesante nord, il generale Giuliano Taddei, è stato indagato dalla procura di Piacenza con le ipotesi di reato di corruzione e falso, in relazione alla vicenda dello smaltimento di rifiuti (in parte tossici) nell'impianto. Insieme all'ufficiale sono indagate dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Piacenza altre sette persone. Tra di esse vi sarebbero, secondo indiscrezioni, due marescialli dell'Esercito in servizio a Piacenza e due dipendenti civili del Polo di mantenimento pesante nord. Secondo l'ipotesi accusatoria, fra il 2003 e il 2005 sarebbero state chieste e ottenute autorizzazioni per movimentazioni di materiali, tra i quali le scorie contaminate, dagli stabilimenti militari del Polo e della ex Pertite, liquidate dal ministero della Difesa con 350 mila euro. Lavori che però non sarebbero mai stati realizzati. Il reato configurato è quello di corruzione e falso in relazione allo smaltimento di rifiuti nell'area dell'ex Pertite. In pratica, non si procedeva ad una corretta messa in sicurezza delle scorie, con una esposizione a pericolo di contaminazione sia per i lavoratori sia per i cittadini abitanti nelle aree limitrofe. Negli stabilimenti militari piacentini sono oggi impiegati circa 1000 lavoratori civili. Nell'inchiesta sono coinvolti anche due imprenditori della zona, che dovranno rispondere degli stessi reati contestati ai militari. Gli avvocati del generale hanno dichiarato al quotidiano piacentino Libertà che riusciranno a dimostrare la completa innocenza del loro assistito.

Ad aggravare la posizione del generale Taddei, che ha lasciato l'incarico lo scorso 25 aprile per assumere un nuovo compito presso il Ministero della Difesa, c'è anche la vicenda della sparizione del bosco situato entro l'area militare dell'ex stabilimento Pertite, ampia 156 mila metri quadrati e sulla quale sorgevano diversi boschi con migliaia di piante, come testimoniano alcune fotografie aeree scattate nel 2002 dall'Arpa dell'Emilia Romagna. Successive foto aeree scattate l'anno seguente, mostrano invece che al posto delle zone verdi sono presenti appezzamenti di terra. Non è ancora stato possibile quantificare esattamente quante di queste piante sono state tagliate, ma il numero sembra essere molto elevato; alcuni tronchi sarebbero stati ritrovati nelle proprietà di alcuni degli accusati. Del furto della legna si stanno occupando i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile e i carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) di Parma, coordinati dal Sostituto procuratore di Piacenza Antonio Colonna. La vicenda è tutt'altro che chiara, vedremo quali saranno i suoi sviluppi.