Dunque, il tema della droga non è inserito nelle priorità dei
100 giorni del Governo Prodi.
Così sembra dalle prime note rese pubbliche solo qualche giorno fa.
La delega al settore è stata assegnata a Paolo Ferrero, titolare del
nuovo dicastero della Solidarietà Sociale. A parte qualche dichiarazione
iniziale nelle quali Ferrero riprendeva il programma dell'Unione, non risulta
alcuna iniziativa concreta e pubblica.
Il tema della Fini-Giovanardi non è stato citato nemmeno nella lista
delle riforme da fare.
Questo può essere preoccupante, anche perché la maggioranza è
stata battuta sul filo di lana dall'opposizione. Gli ex ministri del governo
Berlusconi, Gasparri e Giovanardi hanno fatto recapitare nella casella postale
di tutti i deputati il modello di adesione all'intergruppo per "La liberta'
dalla droga" che si propone di portare avanti la battaglia contro l'uso
degli stupefacenti e contro l'abrograzione della legge voluta dal centrodestra
(fonte Aduc) e, immediatamente, Donatella Porretti, novella deputata della Rosa
nel Pugno, ha aderito.
A parte la crepa nella maggioranza (ed il crepaccio del gruppo socialista-radicale:
che ne pensa Capezzone?), si ha la sensazione che la questione non interessi
più di tanto. Meglio appassionarsi ai Pacs ed ipotizzare una "zapaterizzazione"
dell'azione di governo? Nel frattempo, passati i fumi e le sbornie pre e post elettorali, l'arcipelago
che si è impegnato allo stremo per contrastare la legge infame, si sta
riorganizzando. Il cartello "Non incarcerate il nostro crescere" ha
in programma una serie di riunioni tra breve. Forum Droghe ed il Cartello "Dal
penale al sociale" hanno indetto un'Assemblea aperta per la metà
di Giugno.
Senza dubbio, ci si appresta a chiedere con forza il rispetto di quei timidi
e sussurrati impegni che sono stati presi sia appena dopo la scandalosa vicenda
dell'approvazione della legge, sia in fase di campagna elettorale. Il cartello
"Non incarcerate" ha dichiarato da tempo che che si vuole continuare
a proporre come soggetto politico, senza delegare nulla a nessuno.
Ferrero, la Turco, la Bindi ed altri hanno seguito le vicende del Cartello ed
hanno dichiarato di condividerne le posizioni; l'ultima occasione per dichiarare
le posizioni è stata rappresentata dalla controconferenza organizzata
in opposizione alla conferenza del Governo Berlusconi a Palermo. Dopo lo scandaloso
iter parlamentare, si è aggiunto qualche riga al programma dell'Unione
ed è su queste che si vorrebbe un impegno chiaro e non rinviato.
Nel frattempo, anche l'ultimo passaggio formale della legge è passato
e l'impianto è definitivamente in vigore.
Si attendono le prime sentenze, mentre le forze di polizia si esercitano nell'applicazione
delle norme arrestando ed incarcerando qualcheduno in possesso di hashish..
Scandalo, proteste ed i soggetti arrestati riguadagnano la libertà. Giovanardi
Facciatosta afferma che la sua legge ha permesso proprio questo risultato e
non è responsabile del cambiamento molto netto di atteggiamento e di
azioni di repressione.
Non si ripeterà mai abbastanza che esistono due diverse fasce di misure
punitive nella legge attuale. La prima, quella più eclatante, prevede
carcere duro ed il combinato con la ex Cirielli aggrava la punizione per coloro
che reiterano il reato. La seconda, se si resta al di sotto delle mitiche tabelle,
non è certo da poco: ritiro del passaporto, obbligo di residenza, arresti
domiciliari e qualche altra cosetta. I promotori l'avevano detto chiaro: non
è consentito a nessuno il consumo. Chi è trovato in possesso di
sostanze, va punito; più duramente se la quantità passa il limite,
ma va comunque punito chi viene trovato in possesso di sostanze stupefacenti.
C'è chi ha provato ad ipotizzare una strategia, un cammino per spazzare
via queste schifezze. Pare che non sia facile: un decreto lascerebbe vuoti di
legge ed avrebbe la controindicazione di dover essere reiteratamente approvato
dalle camere (al Senato, con brivido). Meglio sarebbe una proposta di legge
che scardinasse l'impianto, forse con una delega al Governo per il riordino
del settore. La Ministro della Salute sta per essere investita di un altro tentativo:
quello di rivedere le tabelle e, nel frattempo, dichiararle non attive.
Un'altro passaggio sta nelle mani delle Regioni: di fronte agli articoli che
definiscono alcune novità nel campo delle prestazioni (certificazione
di tossicodipendenza possibile anche per le strutture private ed accesso diretto
alle stesse senza passare dai servizi pubblici), Piemonte, Liguria, Emilia Romagna,
Umbria, Toscana e Lazio hanno presentato un ricorso di merito alla Corte Costituzionale.
Il punto di partenza è che, con la legge, si viene a cancellare un'importante
funzione delle Amministrazioni regionali in materia di organizzazione dei Servizi
sociali e sanitari. Le Regioni si trovano prive del potere di accreditamento
delle strutture private in quanto la legge detta le norme. Non solo, ma esse
si troverebbero a pagare a piè di lista per prestazioni decise in tutta
autonomia dalle stesse strutture private, senza alcuna possibilità di
controllo e di programmazione.
Si presume che la Corte possa assumere una decisione entro la fine dell'anno.
Ovviamente, il ricorso cancellerebbe (sono fondate le speranze) solo la parte
oggetto del ricorso, non tutta la legge.
Il movimento ha espresso idee chiare: depenalizzazione chiara e precisa del
consumo e del possesso, armonizzazione delle misure con le altre leggi, riappropriazione
di un potere di giudizio ai magistrati sulla quantità modica (cioé,
su quando si passa al reato di spaccio), avvio di una serie di misure (onerose,
è ovvio) per sostenere le azioni di riduzione del danno su tutto il territorio
nazionale, per avviare ricerche, sperimentazione, valutazioni. E, poi, sostegno
allo sforzo di integrazione tra servizi pubblici ed enti di privato sociale,
superamento delle condizioni di sofferenza estrtema in cui versano troppi centri
di trattamento: dal personale alle rette che vengono calcolate dalle Regioni
in maniera del tutto insufficiente (si va dai 25 ai 45 €; in psichiatria,
la retta di una Comunità terapeutica è, di media, superiore ad
€ 150 al giorno) ed erogate con ritardi che sfiorano anche i due/tre anni.
Tutto e subito? Non è certo ragionevole, nè richiesto e neppure
atteso.
Di più, gli attori in campo hanno intenzione di pungolare le regioni
perché facciano meglio e più sollecitamente il loro dovere.
Ma qualche segnale bisognerebbe darlo. Ad esempio: Andrea Muccioli chiede che
il Ministro Ferrero vada a confrontarsi subito con lui ed i suoi "ragazzi"
a San Patrignano; ancora una volta, vuole arrivare primo ed imporre le sue regole,
così come fece immediatamente con il Governo Berlusconi.
Suggeriamo sommessamente a Ferrero di partire, invece, da un piccolo Servizio
Pubblico; magari, uno di quelli che soffrono per la carenza di personale, di
budget, di sedi.
E di proseguire visitando una piccola Comunità Terapeutica; magari una
di quelle che soffre per i ritardi nei pagamenti da parte delle Asl e che si
arrabatta nel cercare un raccordo solido con i SerT a livello territoriale.
È da lì che deve ripartire un ragionamento su un rinnovato modello
di intervento.
San Patrignano, nel frattempo, potrebbe confrontarsi (non è mai troppo
tardi) con la sfida che la comunità delle Società Scientifiche
del settore gli ha lanciato più di un anno fa, quando vennero resi pubblici
i risultati di una ricerca che, si disse, mostrava che più del 70% dei
suoi residenti usciva dalla droga definitivamente. Il libro pubblicato successivamente
all'apoteosico annuncio mostrava dati differenti, ma Muccioli non ha mai smentito,
né corretto la balla che ha lanciato agli organi di stampa.