Con
la presentazione delle "tabelle", si conclude l'iter tormentato e
cialtrone della legge Berlusconi - Fini - Giovanardi sul tema della lotta alla
droga. La conclusione è ancora parziale: le quantità non sono
indicate a riguardo di tutte le sostanze contenute nel groppone delle droghe-tutte-uguali.
Qualcuno - Calderoli, per la precisione; non si tratta, quindi, di un esponente
affidabile della Casa delle Libertà - tenta pateticamente la difesa d'ufficio.
A parte l'ex ministro e Giovanardi stesso, sembra molto difficile trovare qualche
difensore del provvedimento.
Muccioli tuona: "E' una legge che più permissiva non si può
!"
Tutte le organizzazioni, i cartelli, le associazioni che hanno tentato di contrastare
i colpi di mano largamente utilizzati per far passare quest'ignominia, ribadiscono
opposizioni e denunce.
Lo sforzo della commissione di esperti (quasi tutti targati AN) aveva un compito
improbo: salvare il salvabile, con la determinazione delle quantità consentite
per ogni sostanza, al di sotto delle quali non scatterebbe l'inasprimento delle
sanzioni previsto: da 6 a 20 anni di galera per spaccio.
Non si poteva, allora, essere di manica stretta. Ma nemmeno eccessivamente generosi.
Il papocchio che ne è uscito è abbastanza comico, ma non poteva
essere altrimenti: il fatto, ad esempio, di fissare a 750 mg per la cocaina
e 500 mg per la cannabis le quote al di sotto del pericolo carcere, è
semplicemente assurdo.
Maggiore simpatia e tolleranza per la polvere bianca? Un omaggio al reo confesso
Senatore Colombo? Una strizzatina d'occhi elettorale ai manager-consumatori?
Ancora non è chiaro se le quantità abbiano un qualche riferimento
al principio attivo. Se così fosse, cosa dovrebbe fare un consumatore
per essere certo che la quantità che stia acquistando sia tagliata "al
punto giusto"? E che, magari, non sia più pura, con la conseguenza
di passare per spacciatore? Se il principio attivo non è preso in considerazione,
il ragionamento si capovolge: si è da tempo a conoscenza di partite di
cannabis "concentrate", per cui 500 mg potrebbero essere veramente
molto rilevanti.
Inoltre, le quantità non sembrano collegate in alcun modo a dati temporali:
andrebbero bene (ossia sarebbero al di sotto della dose massima consentita)
500 mg di cannnabis al giorno?
La trovata delle quantità consentite è conseguente ad un'impostazione
di tutta la legge che risulta scioccamente repressiva, ideologica, confusa e
potenzialmente molto pericolosa nella sua attuazione.
Giovanardi si affanna a rassicurare che il magistrato deciderà non solo
in base alla quantità in sé, ma anche sulla scorta delle informazioni
sulla modalità di confezionamento (pacchetto? bustina? carta stagnola?
Un fiocchetto sarà un'aggravante?) e sulle cosiddette "circostanze
dell'azione".
Una versione edulcorata, alla fine, delle intenzioni bellicose iniziali.
Ma chiediamoci cosa accade sotto alle dosi massime consentite: semplicemente
sospensione della patente di guida, sospensione della licenza di porto d'armi,
sospensione del passaporto, sospensione del permesso di soggiorno per motivi
di turismo o divieto di conseguirlo se cittadino extracomunitario. E nei casi
più gravi? Obbligo di presentarsi almeno due volte a settimana presso
il locale ufficio della Polizia di Stato o presso il comando dell'Arma dei Carabinieri
territorialmente competente; obbligo di rientrare nella propria abitazione -
o in altro luogo di privata dimora - entro una determinata ora e di non uscirne
prima di altra ora prefissata; divieto di frequentare determinati locali pubblici;
divieto di allontanarsi dal comune di residenza; obbligo di comparire in un
ufficio o comando di polizia specificamente indicato, negli orari di entrata
ed uscita dagli istituti scolastici; divieto di condurre qualsiasi veicolo a
motore.
Ecco, allora, l'altra vera, pesante faccia repressiva.
La commissione d'esperti targata aveva un'altra caratteristica: quella di non
prevedere la presenza e la competenza clinica di coloro che lavorano prendendo
in carico i tossicodipendenti problematici, incontrano i consumatori e le famiglie,
hanno esperienza di trattamenti.
Di questo si è fatto a meno perché non si voleva ascoltare la
voce di chi ripete che il carcere o le altre bazzecole prima citate non aiutano,
non dissuadono, complicano le vite dei soggetti, a volte in maniera drammatica.
D'altra parte, c'è da chiedersi: cosa farebbe (o farà) il governo
di centrosinistra in caso di vittoria elettorale?
Anche qui, le cose non sono semplici.
Nel programma dell'Unione c'è scritto che si procederà all'abrogazione
del decreto infame. Come si possa procedere è ancora abbastanza oscuro.
Su questo impegno si sono, comunque, dichiarati d'accordo Livia Turco, Cancrini,
Rosy Bindi, Parisi, Pecoraro Scanio, Ferrero ed altri. Prodi è stato
sfuggente ed eludente.
Ma la semplice abrogazione non basta: è considerata necessaria una vera
e moderna riforma delle politiche sulle droghe. Un approccio che si basi su
quattro pilastri (lotta al traffico, prevenzione, trattamenti, riduzione del
danno) e che includa una decisa depenalizzazione dei comportamenti di uso personale
di sostanze.
All'interno dell'Unione vi sono idee che si differenziano notevolmente: serpeggia
qui e là una certa tendenza "punizionista", del tipo: "consumo
zero" (Fioroni ed altri esponenti della Margherita) e affiorano tentazioni
di risolvere la cosa subito ripescando il vecchio testo firmato da Marco Boato,
facendolo passare di corsa.
Vi è, infine, chi dice che occorre un impegno più a largo raggio
e, in particolare, più centrato su un processo che metta al centro un
ascolto ed un protagonismo di tutti gli attori in campo, impegno capace di costruire
strategie multiple: misure di depenalizzazione, accompagnate a misure di prevenzione
ed indicazioni per un rafforzamento del sistema degli interventi (trattamenti
e riduzione del danno).
Inevitabilmente, tempi medio-lunghi.
Insomma, una certa incertezza regna sulle prospettive nel caso di vittoria del
centro-sinistra.
Un'unica certezza è accettata da tutti: spoyl system o no, coloro che
hanno pensato, appoggiato, permesso le scelte sciagurate di Giovanardi e soci
devono andare a casa.