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di Maurizio Coletti

Con la presentazione delle "tabelle", si conclude l'iter tormentato e cialtrone della legge Berlusconi - Fini - Giovanardi sul tema della lotta alla droga. La conclusione è ancora parziale: le quantità non sono indicate a riguardo di tutte le sostanze contenute nel groppone delle droghe-tutte-uguali.
Qualcuno - Calderoli, per la precisione; non si tratta, quindi, di un esponente affidabile della Casa delle Libertà - tenta pateticamente la difesa d'ufficio.
A parte l'ex ministro e Giovanardi stesso, sembra molto difficile trovare qualche difensore del provvedimento.
Muccioli tuona: "E' una legge che più permissiva non si può…!"
Tutte le organizzazioni, i cartelli, le associazioni che hanno tentato di contrastare i colpi di mano largamente utilizzati per far passare quest'ignominia, ribadiscono opposizioni e denunce. Lo sforzo della commissione di esperti (quasi tutti targati AN) aveva un compito improbo: salvare il salvabile, con la determinazione delle quantità consentite per ogni sostanza, al di sotto delle quali non scatterebbe l'inasprimento delle sanzioni previsto: da 6 a 20 anni di galera per spaccio.
Non si poteva, allora, essere di manica stretta. Ma nemmeno eccessivamente generosi.
Il papocchio che ne è uscito è abbastanza comico, ma non poteva essere altrimenti: il fatto, ad esempio, di fissare a 750 mg per la cocaina e 500 mg per la cannabis le quote al di sotto del pericolo carcere, è semplicemente assurdo.
Maggiore simpatia e tolleranza per la polvere bianca? Un omaggio al reo confesso Senatore Colombo? Una strizzatina d'occhi elettorale ai manager-consumatori?

Ancora non è chiaro se le quantità abbiano un qualche riferimento al principio attivo. Se così fosse, cosa dovrebbe fare un consumatore per essere certo che la quantità che stia acquistando sia tagliata "al punto giusto"? E che, magari, non sia più pura, con la conseguenza di passare per spacciatore? Se il principio attivo non è preso in considerazione, il ragionamento si capovolge: si è da tempo a conoscenza di partite di cannabis "concentrate", per cui 500 mg potrebbero essere veramente molto rilevanti.
Inoltre, le quantità non sembrano collegate in alcun modo a dati temporali: andrebbero bene (ossia sarebbero al di sotto della dose massima consentita) 500 mg di cannnabis al giorno?
La trovata delle quantità consentite è conseguente ad un'impostazione di tutta la legge che risulta scioccamente repressiva, ideologica, confusa e potenzialmente molto pericolosa nella sua attuazione.
Giovanardi si affanna a rassicurare che il magistrato deciderà non solo in base alla quantità in sé, ma anche sulla scorta delle informazioni sulla modalità di confezionamento (pacchetto? bustina? carta stagnola? Un fiocchetto sarà un'aggravante?) e sulle cosiddette "circostanze dell'azione".
Una versione edulcorata, alla fine, delle intenzioni bellicose iniziali.

Ma chiediamoci cosa accade sotto alle dosi massime consentite: semplicemente sospensione della patente di guida, sospensione della licenza di porto d'armi, sospensione del passaporto, sospensione del permesso di soggiorno per motivi di turismo o divieto di conseguirlo se cittadino extracomunitario. E nei casi più gravi? Obbligo di presentarsi almeno due volte a settimana presso il locale ufficio della Polizia di Stato o presso il comando dell'Arma dei Carabinieri territorialmente competente; obbligo di rientrare nella propria abitazione - o in altro luogo di privata dimora - entro una determinata ora e di non uscirne prima di altra ora prefissata; divieto di frequentare determinati locali pubblici; divieto di allontanarsi dal comune di residenza; obbligo di comparire in un ufficio o comando di polizia specificamente indicato, negli orari di entrata ed uscita dagli istituti scolastici; divieto di condurre qualsiasi veicolo a motore.
Ecco, allora, l'altra vera, pesante faccia repressiva.
La commissione d'esperti targata aveva un'altra caratteristica: quella di non prevedere la presenza e la competenza clinica di coloro che lavorano prendendo in carico i tossicodipendenti problematici, incontrano i consumatori e le famiglie, hanno esperienza di trattamenti.
Di questo si è fatto a meno perché non si voleva ascoltare la voce di chi ripete che il carcere o le altre bazzecole prima citate non aiutano, non dissuadono, complicano le vite dei soggetti, a volte in maniera drammatica.
D'altra parte, c'è da chiedersi: cosa farebbe (o farà) il governo di centrosinistra in caso di vittoria elettorale?
Anche qui, le cose non sono semplici.

Nel programma dell'Unione c'è scritto che si procederà all'abrogazione del decreto infame. Come si possa procedere è ancora abbastanza oscuro. Su questo impegno si sono, comunque, dichiarati d'accordo Livia Turco, Cancrini, Rosy Bindi, Parisi, Pecoraro Scanio, Ferrero ed altri. Prodi è stato sfuggente ed eludente.
Ma la semplice abrogazione non basta: è considerata necessaria una vera e moderna riforma delle politiche sulle droghe. Un approccio che si basi su quattro pilastri (lotta al traffico, prevenzione, trattamenti, riduzione del danno) e che includa una decisa depenalizzazione dei comportamenti di uso personale di sostanze.
All'interno dell'Unione vi sono idee che si differenziano notevolmente: serpeggia qui e là una certa tendenza "punizionista", del tipo: "consumo zero" (Fioroni ed altri esponenti della Margherita) e affiorano tentazioni di risolvere la cosa subito ripescando il vecchio testo firmato da Marco Boato, facendolo passare di corsa.
Vi è, infine, chi dice che occorre un impegno più a largo raggio e, in particolare, più centrato su un processo che metta al centro un ascolto ed un protagonismo di tutti gli attori in campo, impegno capace di costruire strategie multiple: misure di depenalizzazione, accompagnate a misure di prevenzione ed indicazioni per un rafforzamento del sistema degli interventi (trattamenti e riduzione del danno).
Inevitabilmente, tempi medio-lunghi.
Insomma, una certa incertezza regna sulle prospettive nel caso di vittoria del centro-sinistra.
Un'unica certezza è accettata da tutti: spoyl system o no, coloro che hanno pensato, appoggiato, permesso le scelte sciagurate di Giovanardi e soci devono andare a casa.