Dire quanti ne siano morti, solo nellultima settimana, con negli occhi
un lembo di terra a portata di mano e solo in un attimo diventato irraggiungibile,
lo si saprà con certezza solo tra qualche tempo, quando il mare avrà
restituito le salme. Ma sarà comunque un calcolo incerto, come altrettanto
incerta è la sorte di chi, invece, si è salvato dal mare ma non
riuscirà a farla franca dal raggelante abbraccio della Bossi-Fini e dalla
conseguente segregazione in qualche Cpt nazionale, senza via di scampo. Avvoltoi
di ogni provenienza si stanno avventando, in questi giorni, sugli stranieri
annegati nel Canale di Sicilia. La destra che cerca di mettere in difficoltà
il governo, sindaci e assessori al turismo di Lampedusa che esigono il blocco
delle barche a debita distanza dai vacanzieri (come dire, che anneghino più
in là!), sedicenti esperti di immigrazione che declinano litanie di stampo
razzistico che, in buona sostanza, finiscono tutte allo stesso modo; chiudiamo
le frontiere e non se ne parli più. Anzi, sparate a vista, ha sintetizzato come al solito Calderoni, ancora una
volta in prima linea quando si tratta di sfoderare quella xenofobia spicciola
che è punto di riferimento inalienabile dello zoccolo duro del suo elettorato.
Una salva davanti e una di dietro e le barche non partiranno più,
ha chiosato finemente il dentista di Bergamo. Ma anche questo, ormai, è
un deja-vu che non fa più notizia.
Lemergenza umanitaria, invece, è pressante. A sinistra si sta pensando a come coinvolgere lUnione Europea per limitare le partenze dei migranti mentre il ministro Amato nomina pool di poliziotti che dovranno agire come una sorta di antiterrorismo o antimafia della situazione per frenare il più possibile i flussi. Ma al di là di interventi circostanziati, è lo scoglio politico a tenere banco. E i nodi da sciogliere sono almeno tre: i rapporti tesi con la Libia, il ruolo dellEuropa, il superamento della Bossi Fini.
Già, la Libia. Nel momento di massimo stress nei giorni degli sbarchi massicci, il ministro Amato ha indicato un colpevole principale (salvo poi fare marcia indietro) di questo fenomeno dalle proporzioni planetarie, non certo solo italiane. E se lè presa con Muammar Gheddafi, asserendo che sia lui il regista dello scempio dei clandestini e che manovri nellombra per fare pressioni sullItalia e costringere il governo a costruirgli lautostrada Tripoli-Bengasi, duemila chilometri di asfalto per 6 miliardi di euro, che Berlusconi gli aveva promesso e che è finita come tutte le promesse di Berlusconi, un clamoroso bluff. Forse Gheddafi non è comunque al di sopra di ogni sospetto ma, come accade sovente in Italia, si preferisce guardare il dito e non la luna, scaricando su immaginifici complotti internazionali e ferite diplomatiche antiche mai risolte lincapacità di superare quello che rende gli attuali sbarchi di clandestini un problema più pesante per noi che per altri Paesi: la Bossi-Fini.
La sostanza della legge che ha blindato le nostre frontiere, criminalizzato i migranti senza permesso di soggiorno e riempito le galere di clandestini che non hanno commesso alcun reato, ha mostrato a Ferragosto tutta la sua inadeguatezza e ha presentato un piatto davvero indigeribile per la ripresa dei lavori parlamentari. Come tante altre leggi disastrose emanate in cinque anni di governo Berlusconi, anche la Bossi-Fini è tra quelle che dovrebbero finire nel dimenticatoio, ma questa maggioranza di governo non ha i numeri per farlo con rapidità e, soprattutto, senza compromessi. Nonostante la sinistra più radicale abbia già messo in ponte una serie di iniziative per chiedere lazzeramento della legge, a partire dalla chiusura dei famigerati Cpt, è di tutta evidenza che senza un accordo con il centrodestra la legge rimarrà quella che è, senza raggiungere neppure quella modernizzazione invocata, alla luce dei fatti, dal forzista ex ministro dellInterno, Beppe Pisanu. Le prospettive di interventi immediati sono, dunque, da considerarsi remote, nonostante lemergenza.
Ma cè anche un altro aspetto, il tema caldo dellEuropa e dei rapporti con i Paesi dalle cui coste salpano i barconi. Tutta lUnione, seppur con sfumature diverse, sta facendo pressione perché un intervento comunitario sia in grado di equilibrare i rapporti con i Paesi africani e si rivolge a Bruxelles per chiedere politiche più incisive. Il Viminale ha contemporaneamente percorso la strada diplomatica con la Libia, che proprio martedì si è detta disponibile ad incontrare Italia e Malta per discutere: il vertice dovrebbe svolgersi la prima settimana di settembre. Tra le priorità in agenda: il problema dei pattugliamenti - fino ad ora la Libia ha negato il consenso affinché si svolgessero nelle sue acque territoriali - e come sconfiggere il traffico di esseri umani in senso più ampio, come fenomeno mondiale e non solo Mediterraneo. Un passo avanti; non decisivo, ma comunque un passo avanti.
E questo riguarda il problema nel suo complesso. Lemergenza dentro le nostre sforacchiate mura domestiche resta, dunque, la Bossi-Fini e come disinnescarla al più presto. Il governo, pur nella consapevolezza dei numeri e di quella, non meno grave, dei rapporti con lopposizione, sembra comunque intenzionato a svuotare i Cpt, riprendendo parte della filosofia contenuta nella Turco-Napolitano. Lidea ruota poi intorno alla possibilità di intervenire sul punto che riguarda il contratto di soggiorno per gli stranieri, pur lasciando la possibilità di ingresso nel nostro Paese che la Bossi-Fini, comè noto, ha di fatto negato alla radice. In questo caso si tornerebbe al legare il permesso di soggiorno alla necessità di avere un lavoro. Un modello mutuato dalla Gran Bretagna, dove esiste la figura dello sponsor che garantisce per limmigrato riguardo alloccupazione e ne diventa il garante.
Allopposizione, ovviamente, questa proposta non piace, ma sarebbe stata una notizia il contrario. Quello che è meno ovvio è il comportamento di alcuni esponenti del governo come il ministro Di Pietro. Che lungi dal riflettere sul dramma vissuto dai clandestini chiusi nei Cpt, dallurgenza di superare, anche con la cancellazione se necessario, una legge che viola principi fondamentali di umanità nei confronti di quella più dolente e bisognosa, con la stessa sensibilità dimostrata nei confronti del sovraffollamento delle carceri nei giorni duri del dibattito sullindulto, il leader dellItalia dei Valori non ha detto una parola sul superamento della Bossi-Fini concentrando il proprio rancore giustizialista contro il laeder libico Gheddafi. Secondo il ministro, la quasi totalità delle imbarcazioni parte dalle coste libiche con il tacito assenso delle autorità locali; tra l'Italia e la Libia esiste da tempo un contenzioso: gli italiani espulsi a suo tempo dalla Libia hanno lasciato ogni loro avere, non ebbero alcun risarcimento. Gheddafi usa i clandestini per fare pressione sul governo italiano. Oggi vuole un'autostrada, domani chissà che altro. Le partenze dalla Libia rappresentano un chiaro atto di ostilità nei confronti del nostro paese e non possono più essere tollerate. L'Italia dovrà prendere in considerazione di fronte a queste continue violazioni del suo territorio, anche il presidio delle sue acque territoriali, oltre a un atteggiamento intransigente nei confronti del governo di Tripoli. Se le parole di Di Pietro, comè nelle cose che sia, sono solo un assaggio di qual è la reale coesione della maggioranza sul fronte della revisione della Bossi-Fini non cè di che stare allegri. Lunico dato certo, fino a questo momento - e sul quale invitiamo alla riflessione - è che chi non muore in mare poi rischia di morire nei Cpt per colpa di una legge sbagliata e piena di incongruenze. Per i migranti lapprodo con lItalia è, dunque, rischioso due volte: se labbraccio mortale non arriva dal mare, quello della Bossi-Fini il più delle volte finisce il lavoro.