L'editoriale di fine anno di Eugenio Scalfari è stato senz'altro più
utile del discorso annuale di Ciampi. Detto così sembra una provocazione
alla Sgarbi, ma non vuol esserlo. Allora, utile a chi? Alla nostra sinistra, s'intende,
se solo sapesse fare ammenda. E utile, in definitiva, al Paese tutto considerando
che il ritardo storico nella ristrutturazione del "reparto progressista"
del sistema-Italia incide sulle sue dinamiche politiche complessive causando non
poco danno. In questo, il carico maggiore di responsabilità resta sempre
appannaggio della sinistra tutta, colpevole dapprima di aver lasciato andare al
governo una nuova generazione di affaristi, poi di non aver imparato a comunicare
in modo chiaro col proprio elettorato (il che implicava che fossero chiari almeno
i programmi) e, infine, di aver sottovalutato la questione morale. Per questo il "discorso di fine anno" del nostro più grande
editorialista è più utile di quelli fatti a reti unificate dalle
massime istituzioni, tradizionalmente carichi di esortazioni morali che nessuno
raccoglie. Eppure, la questione morale non è cosa che si possa scansare
dicendo "non mi riguarda, io non c'entro, è la politica che è
una cosa sporca". Ormai investe tutto e tutti ed è troppo importante
perché venga lasciata in mano ai moralisti. Citiamone uno fra tutti,
Giuseppe Prezzolini (1882-1982). Il grande giornalista e scrittore perugino
aveva descritto con estrema precisione, fin dagli anni venti, i mali degli italiani.
Per Prezzolini, il nostro male peggiore era l'amoralità con i suoi corollari più noti come la furberia, qualità servile che permette di vivere fregando le leggi e perfino il Potere. E poi, l'incapacità di assumersi le proprie responsabilità, che deriva direttamente dalla furberia, per cui la colpa è sempre di qualcun altro. Ma è proprio questo modo di essere che ha prodotto il nostro disastro politico sia a destra sia a sinistra: per gli italiani, esiste ancora oggi un "Potere" e un popolo che sta al di sotto, mentre nelle democrazie vere chi va al governo viene visto poco più che come un amministratore di condominio. Sono nostri "dipendenti" come dice Beppe Grillo dal momento che siamo noi a stipendiarli con le tasse. Se tutti avessimo più chiara questa differenza molte cose cambierebbero.
Scrive Scalfari nell'editoriale: "La sinistra - dicono i suoi critici - si ritiene diversa e superiore e questo è il suo peccato. La risposta secondo me è questa: chi fonda la sua politica sul sentimento morale è diverso e superiore a chi amministra soltanto potere e interessi. Potrà anche perdere, ma cadrà in piedi". E conclude: "So bene qual è l'autonomia della politica, ma a noi liberali è stato anche insegnato che l'etica è il momento più alto dell'uomo politico, quando veste i panni curiali della ragione e delle morale. Del bene comune. La Destra storica, nei suoi uomini migliori, incarnò questo ideale e fece politica con la "P" maiuscola; fondò lo Stato, votò le leggi che lo hanno tenuto insieme per cent'anni nonostante tutte le tempeste che lo hanno investito e devastato. Se ancora se ne parla malgrado tutti i revisionismi non sarà un caso".
Quello che manca oggi in Italia è una sinistra storica, ovvero una sinistra che faccia storia invertendo la tendenza alla propria autodistruzione e dimostrandosi invece costruttiva e fondante almeno quanto la Destra storica. Ma, soprattutto, una sinistra di altissimo profilo morale. In mancanza di questa visione, non resta che augurarle buon anno. Anzi, buon anno all'Italia.