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di Domenico Melidoro

La campagna elettorale è sempre più avvelenata da toni drammatici, reciproche accuse e allarmismi spesso ingiustificati che ne inquinano il regolare svolgimento. Sarà che, come ha scritto Curzio Maltese su la Repubblica del 23 marzo, "con l'avvicinarsi di una sconfitta annunciata, almeno dai sondaggi, il berlusconismo tira fuori il peggio, estrae dal vaso di Pandora il lato più oscuro e pericoloso, eversivo e distruttivo", ma stiamo assistendo realmente a una preoccupante serie di tentativi di turbare il regolare svolgimento della prossima competizione elettorale da parte di un Presidente del Consiglio che già nel passato non aveva mai brillato per senso di responsabilità e rispetto degli avversari politici. Nelle ultime settimane, probabilmente turbato dal calo della popolarità, dalla diffusione dei dati sul fallimento delle politiche economiche del suo Esecutivo e dall'avvicinarsi del responso delle urne, Silvio Berlusconi ha ritenuto opportuno alzare il tono della discussione politica. Non è del tutto da escludere che i toni allarmistici siano il frutto di una spregiudicata strategia di comunicazione politico-elettorale motivata dalla necessità di recuperare quei tre-quattro punti percentuali di svantaggio (come ci si rende conto se si consultano quasi tutti i sondaggi) nei confronti di Romano Prodi, ma le accuse che in questi giorni il Premier sta scagliando contro l'Unione e i suoi leaders disegnano un quadro dell'attuale situazione che, se corrispondesse a realtà, dovrebbero destare seria preoccupazione in chiunque abbia a cuore la salvezza delle istituzioni democratiche del nostro Paese. Berlusconi sopporta sempre meno le contestazioni che egli stesso e altri esponenti della Casa della Libertà (soprattutto il leghista Borghezio) ricevono nelle varie città della Penisola in cui si recano in questi giorni di faticoso tour elettorale. Il Presidente del Consiglio ha reagito nervosamente alle recenti dimostrazioni di dissenso ricevute martedì scorso a Genova, dove c'è stato anche chi gli ha ricordato l'imbarazzante (ma ampiamente nota e documentata) amicizia con lo stalliere Mangano. Si tratterebbe non di manifestazioni spontanee ma di dimostrazioni organizzate direttamente da quella Sinistra sovversiva che dispone a proprio piacimento di truppe di contestatori (o meglio, di squadristi) che impediscono il regolare svolgimento di una campagna elettorale in cui si vorrebbero diffondere i mirabolanti dati sull'operato del governo del Centrodestra. Berlusconi, riferendosi a queste contestazioni, ma anche ai disordini causati nel centro di Milano dagli autonomi che l'11 marzo scorso manifestavano contro un corteo organizzato dagli alleati neo-fascisti del Centrodestra, non ha esitato a parlare apertamente di emergenza democratica. Egli ha dichiarato di essere indignato di trovarsi "di fronte a un'opposizione che usa come arma la menzogna e il ribaltamento della verità. A questo si aggiunga la violenza…" e il pericolo di brogli elettorali. Il Premier ha sottolineato anche che nel Paese si diffondono timori sulle tasse sulla rendita finanziaria, sulle modifiche alle norme che regolano la successione e su tutti quei provvedimenti liberticidi che una "Sinistra illiberale, vicina ai poteri forti dell'economia e sostenuta (sic!) dai principali mezzi di informazione e dalla Magistratura rossa, renderebbe operativi nell'improbabile ipotesi di un successo elettorale". Sembra quasi di essere tornati al lontano 1994, l'anno della "discesa in campo" di Berlusconi, quando le reti Mediaset ammonivano gli elettori sull'incombente pericolo comunista.

Ad esasperare il clima ha contribuito non poco il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che ha avvertito i propri cittadini presenti in Italia sui pericoli che correrebbero a causa del turbolento periodo elettorale che il nostro Paese sta attraversando. Si tratterebbe di raccomandazioni diventate abituali per il Ministero degli Esteri americano dopo l'11 settembre, eppure non possiamo non sospettare che "l'allarme è partito dall'Italia" (l'Unità, 24 marzo), come ha affermato Romano Prodi riferendosi ad alcune dichiarazioni di Amanda Rogers-Harper, portavoce del Dipartimento di Stato Usa. Infatti, mentre i vertici dell'Unione hanno valutato criticamente l'allarmismo diffuso dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, il Centrodestra vi ha trovato una conferma dell'attendibilità delle proprie preoccupazione per l'emergenza democratica che esso stesso denuncia da tempo. Al momento non pare prevedibile un rasserenamento del clima politico, e nemmeno i richiami alla responsabilità del Presidente Ciampi, che auspica una campagna elettorale in cui le posizioni programmatiche contrapposte si confrontino senza clamori, otterranno con facilità l'effetto sperato e con ogni probabilità la situazione non migliorerà fino al 9 Aprile.

Ad ogni modo, dalle vicende degli ultimi giorni esce fuori un Berlusconi in grave crisi che, privo di argomenti e in difficoltà nel tenere a bada alleati che mal sopportano la sua leadership, sembra aver perso la pazienza a tutto vantaggio di un Prodi che sta mostrando di trovarsi a suo agio nei panni di colui che con serenità vuole offrire un futuro sereno al Paese. Il Berlusconi che si lamenta dello squadrismo (dimentico del fatto di aver stretto indecenti accordi elettorali con gruppi neo-fascisti, come gli ha ricordato tra gli altri Mastella) della Sinistra e non tollera il dissenso è un uomo politicamente, quantunque non ancora elettoralmente, finito; tanto che il "Caimano" di Nanni Moretti, che già prima di uscire nelle sale cinematografiche ha suscitato tante polemiche per la partigianeria anti-berlusconiana che lo percorre, rischia di rappresentare (almeno per coloro che sbrigativamente vogliono attribuire un significato politico immediato ad un film) l'infierire su un avversario ormai in difficoltà piuttosto che una critica corrosiva a un potere stabile e invadente.