di Cinzia Frassi

Sabato scorso è andata in scena la tappa obbligata della convention sul programma dell'Ulivo che ha raccolto al Teatro Eliseo di Roma tutti i leader del centro sinistra guidati da Romano Prodi. Rutelli, Bertinotti, Fassino, Di Pietro, Mastella, Pecoraro Scanio e Diliberto sono saliti sul palcoscenico insieme a Prodi, portando una copia del nutrito programma della coalizione composto da ben 280 pagine, scambiandosi strette di mano, abbracci e sorrisi.
Assenti Emma Bonino e Boselli della neonata Rosa nel pugno che, pur restando decisamente insoddisfatti -ma non rassegnati - delle decisioni dell'Unione in tema di Pacs e finanziamento alla scuola privata, confermano comunque il loro schieramento con il centro sinistra. Del resto l'accordo sui Pacs non contempla alcuna nuova istituzione accanto alla tradizionale famiglia fondata sul matrimonio, ed è proprio questo che scontenta il desiderio di laicità, per qualcuno esasperato, della Rosa nel Pugno ma non solo.
A pagina 72 il programma propone il "riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà alle persone" che compongono unioni di fatto, precisando che "l'orientamento sessuale delle persone che ne fanno parte non è dirimente" ma che il criterio qualificante sarebbe "il sistema di relazioni sentimentali, assistenziali e di solidarietà nonché la loro stabilità e volontarietà".
E' evidente che il tentativo di spostare l'attenzione dalle unioni di fatto alle persone che ne fanno parte è andato a segno e che ha giocato un ruolo fondamentale per eliminare le divergenze nate a difesa della famiglia tradizionale e di matrice cattolica che, a quanto pare, deve restare l'unica formazione di riferimento. La deliberazione programmatica dell'Unione ha quindi stroncato le speranze di chi confidava di veder nascere un'istituzione nuova, laica e liberale, in seno al nostro ordinamento.

Passando all'impianto più generale del documento, in apertura il programma riguarda le garanzie costituzionali e annuncia la modifica del "quorum" previsto dall'art. 138 delle Costituzione, elevando la maggioranza necessaria per l'approvazione in seconda lettura di leggi di revisione costituzionale". Ciò per garantire "ampio consenso, evitando per il futuro riforme costituzionali approvate a colpi di maggioranza a discapito del necessario confronto democratico".

Sul fronte scuola si annunciano alcune modifiche della legge Moratti per eliminare "la precoce canalizzazione" con un biennio comune per tutti e per valorizzare il tempo pieno.
In politica estera ci si attendevano parole chiare sul'Iraq, che nei mesi scorsi era stata fonte di polemiche interne al centro sinistra. Ebbene, il programma promette il ritiro delle truppe "nei tempi tecnici necessari", solo "informando il governo iracheno", Quanto alla "manovra riparatrice dei guasti prodotti dal quinquennio di destra, l'Unione sembra voler disegnare un profilo riformatore sul tema delle libertà (si prevede la cancellazione della legge Fini sulla tossicodipendenza per decriminalizzare il consumo) e su quello dell'immigrazione, dove si parla di abolizione della legge Bossi-Fini, giudicata "restrittiva e repressiva, incentrata sulla equivalenza immigrato-forza lavoro". L'orientamento dell'Unione è quello di varare una politica nuova degli ingressi, del diritto di asilo e per il diritto di voto alle elezioni amministrative agli immigrati.

Per la famiglia il programma dell'Unione non dimentica le misure per favorire l'acquisto della prima casa, aiuti per il caro affitti, il raddoppio degli asili nido, l'istituzione di un fondo per finanziare un conto individuale a favore di ciascun neonato, alimentato con appositi contributi annui fino al diciottesimo anno di età.
Il conflitto d'interessi e le leggi "ad personam" istituite dal cavalierato quinquennale sono prese di mira dove si parla della necessità di promuovere una legge più rigorosa per il conflitto di interessi con l'introduzione di incompatibilità come quella fra proprietà di aziende e cariche di governo e la previsione del blind trust. Chiaro il riferimento anche alla legge sul falso in bilancio, decisamente da riscrivere.

Le difficoltà economiche legate da un lato alla congiuntura internazionale di tipo recessivo e dall'altro dalle politiche economiche che hanno portato l'Italia in una crisi che non sarà né facile né rapida da superare, l'Unione propone la tassazione delle transazioni finanziarie, la riduzione del costo del lavoro attraverso la riduzione di cinque punti del prelievo contributivo da finanziare tramite la lotta all'evasione fiscale, Sul fronte delicatissimo delle politiche per il lavoro, viene proposta la revisione della legge Biagi eliminando alcune forme di lavoro atipico (job on call, staff leasing e contratto di inserimento), oltre che la riforma degli ammortizzatori sociali estendendo l'indennità di disoccupazione a tutti i lavoratori. Questo ad una lettura sommaria del programma.
Ma spente le luci all'Eliseo e ormai in piena campagna elettorale, dato lo scioglimento delle camere di lunedì scorso ed il conseguente regime di par condicio a limitare le incursioni del napoleonico cavaliere, i sorrisi, gli abbracci e le strette di mano dei leader del centro-sinistra lasciano il posto a qualche attrito che torna a destabilizzare gli equilibri all'interno dell'Unione. E' accaduto sul tema Tav Torino-Lione, dove Bertinotti sostiene che non se ne parla nel programma, mentre Prodi gli fa sapere senza esitazioni che la Tav si farà "punto e basta".

"Il programma è la cornice ma il quadro lo decido io": questo l'incipit di Romano Prodi, atteggiamento che sembra smentire la presunta debolezza del candidato premier e, con essa, l'immagine patinata di sorrisi ed unità d'intenti che appena pochi giorni fa rimbalzava dalla convention.
Al di là della fermezza delle dichiarazioni del professore e della loro opportunità, le divergenze su temi tanto importanti come Pacs e Tav, che hanno visto la partecipazione attiva di tanti cittadini, possono essere intese come elementi di democraticità nel confronto e terreno di discussione?
Forse la concitazione della campagna elettorale non riesce a contrastare il timore che la diversità di vedute si possa tradurre in una difficile gestione dell'eventuale esito positivo del voto del 9 aprile.
Questo effetto è rafforzato nella sua intensità anche dall'efficacia della manovra tattica del Presidente del Consiglio, che con l'approvazione della legge elettorale proporzionale ha di fatto infilato una grossa spina nel fianco a ciascun partito dell'Unione, sollecitando l'esigenza di correre per se e per i propri consensi più che per portare l'Unione alla vittoria. Anche a questo si deve la comunicazione dei diversi partiti di questi giorni, più improntata sul terreno della ricerca di visibilità che non su quello della coesione di coalizione.
Su questo terreno si muove un Romano Prodi, forte dell'esito delle primarie ma leader senza partito a capo dell'Unione.

Molte variabili influenzano l'esito del voto del prossimo 9 aprile e sarebbe sbagliato considerare il confronto su alcuni temi come il sintomo di un tasso elevato di litigiosità capace di produrre risultati fatali, sul quale tuttavia sembrano concentrarsi i titoli dei giornali in questi giorni.

Sarà una campagna elettorale difficile anche per la prepotente forza mediatica del partito-azienda del cavaliere che ci appare in ogni dove, agli angoli delle strade e su intere facciate dei palazzi, mettendo in atto la sua campagna di marketing elettorale.
Quel che è certo è che nella precedente corsa elettorale il cavaliere poteva muoversi in uno scenario più consono alla sua attitudine politica, assistito da un sistema maggioritario e da una coalizione che si comportava di conseguenza, a capo della quale si è mosso con la spavalderia che lo contraddistingue e con l'aiuto dei suoi potenti mezzi di comunicazione. Sarà una corsa difficile e dall'esito incerto quella che comincia in questi giorni. All'Unione servirà coesione e chiarezza nell'esporre il suo progetto-paese e tanta attenzione a non dare per sconfitto chi dimostra ogni giorno, di non potere, oltre che volere, perdere la guida del governo.

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