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Il logico favorito alla successione di Liz Truss alla leadership del Partito Conservatore britannico, l’ex Cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak, è stato dichiarato vincitore della competizione interna nel primo pomeriggio di lunedì e assumerà a breve l’incarico di primo ministro. La candidatura di Sunak aveva avuto il favore dell’industria finanziaria d’oltremanica, determinando un accordo sostanziale sul suo nome da parte di un partito che resta profondamente diviso, ma che un prolungamento del confronto con altri possibili aspiranti alla leadership avrebbe fatto letteralmente implodere.

 

L’elezione di Sunak non cambia comunque di molto la situazione di crisi in cui è sprofondata la Gran Bretagna. I problemi esplosivi che hanno portato alla rapida emarginazione di Liz Truss, liquidata dopo nemmeno 50 giorni alla guida del governo, restano sul tavolo del nuovo occupante di Downing Street, il cui compito immediato sarà di rassicurare i mercati circa la sostenibilità delle finanze britanniche in vista dell’ulteriore peggioramento della crisi economica. Il primo banco di prova sarà la presentazione del bilancio per il 2023 entro la fine di ottobre. A stilarlo sarà il neo-Cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt, che dovrebbe restare al suo posto dopo la recente nomina da parte di Liz Truss.

Sunak si è trovato la strada spianata verso la leadership tra la serata di domenica e la mattina di lunedì. Nel primo caso, la rinuncia a una clamorosa candidatura di Boris Johnson ha tolto di mezzo un rivale che nel partito è in grado di vantare ancora un ampio consenso. Lunedì, poi, l’altra contendente rimasta – la 49enne Penny Mordaunt – pochi minuti prima della scadenza per ufficializzare le candidature ha anch’essa fatto un passo indietro.

Sia Johnson sia la Mordaunt avevano assicurato di avere ottenuto l’appoggio formale dei 100 deputati conservatori necessari a superare la prima fase di selezione. In molti avevano però sollevato dubbi in proposito ed è probabile che entrambi abbiano deciso di abbandonare la corsa per evitare sia di bruciare eventuali chances future sia, appunto, di spaccare il partito. Nel caso di Penny Mordaunt è probabile che la decisione di mollare sarà premiata da una posizione di spicco nel nuovo gabinetto, verosimilmente di ministro degli Esteri.

In presenza quindi di un unico candidato in grado di superare l’ostacolo preliminare, i vertici “tories” hanno annullato la consultazione tra i circa 150 mila iscritti, dichiarando Sunak  nuovo leader e, automaticamente, prossimo primo ministro. Meno di due mesi fa, nel ballottaggio tra i tesserati del Partito Conservatore, Sunak era stato battuto da Liz Truss. Già in quell’occasione era emersa la natura anti-democratica del processo di selezione del nuovo capo del partito e del governo, accentuata ancora di più lunedì con la proclamazione di Rishi Sunak grazie all’appoggio garantitogli da meno di duecento membri del parlamento.

La scelta di Sunak è dovuta in buona parte ai suoi precedenti da top manager del settore finanziario, grazie ai quali e al patrimonio della moglie risulta attualmente il membro più ricco del parlamento britannico. È possibile che i suoi sostenitori abbiano valutato anche l’appartenenza a una minoranza etnica. I genitori di Sunak sono indù nati in Kenya e Tanzania, mentre i nonni venivano dalla regione del Punjab, in India. Il fatto di essere il primo capo del governo britannico di colore potrebbe tornare utile per dare una patina di pseudo-progressismo alle politiche anti-sociali che chiedono i grandi interessi del Regno.

Sulla durata del mandato di Rishi Sunak ci sono già accese discussioni dopo l’esperienza ultra-fallimentare di Liz Truss. La stampa britannica ha sollevato il problema delle divisioni nel Partito Conservatore, con le correnti favorevoli a Johnson e alla Truss pronte a dichiarare guerra al neo-premier. L’ipotesi di un’elezione anticipata resta sul tavolo e, oltre al Partito Laburista, ad auspicarla sarebbero anche sezioni dei “tories”, preoccupati per il deterioramento delle prospettive del partito nel caso la legislatura arrivasse alla scadenza naturale del 2024.

Quello che le vicende degli ultimi giorni dimostrano è in ogni caso la crisi di legittimità di una classe politica screditata e le cui scelte economiche e di politica estera hanno portato la Gran Bretagna sull’orlo del baratro. Non ci sono segnali peraltro che l’avvicendamento alla guida del governo possa portare a cambiamenti significativi, soprattutto in riferimento alla crociata anti-russa, né l’eventuale ricorso alle urne con il ritorno al potere dei laburisti.

Se il Partito Conservatore ha dunque evitato per ora il disastro con la nomina di Sunak senza uno scontro fratricida tra quest’ultimo e Boris Johnson o Penny Mordaunt, la posizione del governo di Londra resta estremamente precaria e le scosse ai vertici dello stato potrebbero tornare a farsi sentire molto prima di quanto si auguri il nuovo inquilino di Downing Street.