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Categoria: Esteri
di Daniele John Angrisani

In questi giorni, com'è ovvio, le fonti di informazione sono piene di notizie riguardanti Israele, il Libano ed in parte anche Iran e Iraq. Ma c'è un altro Paese in cui la guerriglia ormai miete vittime giornalmente, ma quasi nessuno ne parla, se non quando si tratta di rifinanziare le missioni all'estero. Eppure stiamo parlando del Paese da cui tutto è iniziato ormai quasi 5 anni fa e che continua ad essere una terra di nessuno, dove i Signori della Guerra spadroneggiano ed i talebani ogni giorno che passa tornano a controllare sempre più terreno. Stiamo parlando, ovviamente, dell'Afghanistan. Ma come è stato possibile tutto questo?
L'Amministrazione Bush ha sempre fatto del suo meglio per ignorare la dura realtà dell'Afghanistan. Pubblicamente Bush ha sempre lodato i successi militari, le elezioni "libere e democratiche" tenute nel 2004, le riforme strutturali del Paese ed il suo governo guidato da un ex consulente americano, Hamid Karzaj. Quello che però Bush non ha mai fatto notare è che dal 2001 ad oggi l'Afghanistan si è trasformato in un vero e proprio narcostato, con un aumento senza precedenti della produzione di oppio. Questa cosa era stata fatta notare all'Amministrazione Bush per primo da Bobby Charles, assistente segretario di Stato, uno degli uomini di Powell prima del suo ritiro dall'Amministrazione USA, che aveva fatto notare, già nel 2002, come il flusso di narcotraffico poteva strangolare in via definitiva l'economia dell'Afghanistan e bloccare sul nascere qualsiasi tentativo di crescita di uno Stato democratico.

Parole al vento. Quando nel 2004 Charles ripetè queste argomentazioni dinanzi al Congresso, dalla Casa Bianca cominciarono ad affibiargli nomignoli come "Cassandra" e venne addirittura definito "inconveniente" per la sua incapacità di stare in silenzio di fronte alle condizioni sempre peggiori in cui si trovava l'Afghanistan. Talmente inconveniente deve essere stato considerato da parte dell'Amministrazione Bush, che nel 2005, con l'arrivo di Condoleeza Rice a Foggy Bottom, la sede della diplomazia americana, venne semplicemente licenziato. L'antifona fu capita da molti e nessuno più avrebbe osato, per un bel po' di tempo, parlare male della situazione in Afghanistan, sebbene questa stesse peggiorando di giorno in giorno.

La verità è che l'Amministrazione Bush non si è mai interessata realmente del problema della produzione dell'oppio in Afghanistan e non ha mai fatto nulla per combattere contro i signori della droga dopo la sconfitta dei talebani nel 2001. Eppure secondo fonti della CIA, sin dal 1998, ovvero dai primi bombardamenti americani contro la rete di Osama Bin Laden, era pronta una mappa con tutti i potenziali target nel caso si fosse voluta effettuare una azione militare contro i signori della guerra in Afghanistan. Stando a quello che riportano fonti riservate, poi rese note dal New York Times, se gli americani avessero deciso nel 2001 di bombardare questi obiettivi, probabilmente la produzione di oppio sarebbe crollata, se non del tutto fermata, per parecchio tempo. Evidentemente è però mancata la volontà politica, soprattutto da parte della Difesa americana. Illuminante a questo scopo è la frase che Douglas Feith, sottosegretario alla Difesa americano, avrebbe detto durante una riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale americano: "Non abbiamo alcuna intenzione di far svolgere il lavoro di polizia antinarcotraffico alle truppe americane in Afghanistan".

Vediamo ora quale è stata la conseguenza di questa scelta. Nel 2001 i talebani avevano deciso di vietare la coltivazione di oppio: ufficialmente per motivi etici, in realtà, molto probabilmente, per far salire alle stesse il prezzo dell'oppio in loro possesso e finanziarsi la guerra contro gli americani. Sta di fatto che la produzione totale di oppio nel 2001 era scesa fino a soli 74 metri cubi. Con la sconfitta dei talebani e il controllo di Kabul da parte del nuovo governo filo americano, la produzione di oppio ha ripreso a salire alle stelle. Nel 2002 aveva già raggiunto i 1.278 metri cubi, mentre nel 2003 era raddoppiata e nel 2004 era nuovamente raddoppiata, fino a raggiungere quasi i 5.000 metri cubi. Nel 2005 l'Afghanistan è stato di gran lunga il principale produttore di oppio al mondo, quasi l'87% dell'intero mercato, 206.000 ettari di terreno usati per la produzione di papaveri da oppio ed oltre 7 miliardi di dollari di guadagni per la vendita dell'eroina in tutto il mondo.

La vendita dell'eroina è oggi diventata praticamente l'unica fonte di reddito per gran parte dell'Afghanistan ed è conosciuto un caso in cui alla frontiera tra Iran ed Afghanistan è stato fermato un convoglio di ben 60 camion pieni zeppi di papaveri da oppio, che sarebbero dovuti essere trattati per la produzione di eroina in Occidente. Inevitabilmente, anche il governo afgano ha iniziato ad essere pesantemente esposto alla corruzione, dipendente dalla quantità di soldi che hanno iniziato a girare intorno al traffico della droga. Molti funzionari statali infatti, piuttosto che sequestrare le partite di oppio, hanno cominciato di fatto a tassarle, incamerandone i proventi e sottraendoli alle finanze dello Stato. Questa incapacità o mancanza di volontà di agire da parte afgana, unita alla completa inazione da parte americana, ha reso l'Afghanistan di fatto il principale Paese produttore di droga in tutto il mondo, sorpassando anche la Colombia.

Ma che fine hanno fatto i proventi dello spaccio dell'eroina? "Cassandra" Charles aveva già avvisato a suo tempo i suoi superiori del fatto che, se le cose fossero continuate così, nel 2006 ci sarebbero volute molte più truppe per tenere a bada l'Afghanistan. Ed è quello che è di fatto avvenuto, vista la recrudescenza della guerriglia che si è potuta osservare quest'anno. Il fatto è che, come afferma anche un documento riservato della CIA, i profitti del traffico della droga sono tra le principali fonti di ingresso di movimenti come il Movimento Islamico dell'Uzbekistan (legato ad Al Qaeda), del Hezb-i-Islami Group, controllato da un signore della guerra antiamericano, dei talebani stessi e , molto probabilmente, della stessa Al Qaeda. Vale a dire che l'inazione americana ha consentito alla guerriglia di rifornirsi economicamente in tutti questi anni e di prepararsi con costanza alla rivincita, le cui prime avvisaglie si sono avute, appunto come previsto dalla "Cassandra", quest'anno.

Quindi, per i signori della guerra in Afghanistan, la caduta dei talebani ed il nuovo governo filo americano sono stati come una manna dal cielo per i loro affari. Dal canto suo la guerriglia filotalebana si è intensificata lentamente in questi anni, per arrivare a livelli realmente pericolosi solo a partire dal 2005 - 2006, grazie ai proventi provenienti dal traffico della droga lasciato indisturbato dagli americani e dai loro alleati, che hanno permesso loro di dotarsi di armi letali e moderne. L'Amministrazione Bush sembra proprio aver acquistato per qualche anno l'illusione di democrazia e stabilità in Afghanistan, al prezzo di miliardi di dollari di eroina smerciata in tutta libertà nelle strade europee ed americane. Chi ha perso davvero in tutta questa storia è, come sempre, il martoriato Paese dell'Asia Centrale.