Stampa

La decisione della Russia di interrompere per tre giorni, dal 31 agosto al 2 settembre, le forniture di gas dal Nord Stream per esigenze di manutenzione, ha scoperchiato un vespaio. Dopo l’annuncio di Mosca, il prezzo del gas sul mercato europeo di riferimento all’ingrosso, il TTF di Amsterdam, è schizzato a oltre 262 euro al megawattora. Un prezzo che si abbatterà come un tornado sull’economia europea: visto che l’energia serve a produrre e trasportare qualsiasi cosa. L’Europa sa che non è in grado di riconvertire a breve-medio termine il suo sistema di fornitura energetica, a meno di non voler veder crescere la sua spesa ad un livello insostenibile e il gas USA e di altre fonti non riuscirà a soddisfare le richieste.

 

Si dovrà ricorrere a politiche di austerità energetica che, in una bilancia commerciale già in gravi difficoltà, avranno ricadute sull’intera economia continentale. I prezzi aumenteranno in ogni settore e molti comparti verranno schiacciati tra i costi crescenti di esercizio per l’aumento della bolletta energetica e la manovra della BCE che, aumentando il costo del denaro per frenare l’inflazione, riduce l’accesso al credito di famiglie e imprese. Sono già migliaia le piccole e medie aziende europee che hanno fermato le attività a seguito delle sanzioni contro la Russia.

L’incremento di spesa inciderà sui consumi e sul risparmio privato oltre che sulla bilancia commerciale pubblica e genererà crisi sociali e politiche verso l’insieme dei governi UE, come del resto è già cominciato a manifestarsi con le dimissioni dei governi britannico, italiano, bulgaro ed estone.

La crisi presenta il conto ed è crisi economica, sociale, istituzionale e di governance; è, insomma, una crisi di sistema. Il 2022 presenta cifre da brivido. Il tasso di disoccupazione europeo è al 6,6 e la disoccupazione giovanile al 14%, ma sono numeri destinati a salire vorticosamente. L’inflazione è circa al 10% e i poveri, ovvero coloro che non possono permettersi un pasto decente, sono 10 milioni. In una fase di innalzamento dell’inflazione e in piena recessione si produrrà una seria stagflazione.

Per gli USA la situazione è persino peggiore, con una crisi sociale che morde come non mai la vita degli statunitensi. Secondo la Banca Mondiale gli USA contano 40 milioni di poveri, due milioni di senza tetto e una inflazione crescente. Il tutto con un debito pubblico in gran parte nelle mani di governi e fondi stranieri, un ritardo in campo militare, una crescente riduzione della sua influenza al di fuori del suo sistema di alleanze.

Il quadro generale dell’Occidente espone una difficoltà insormontabile per via delle reiterate politiche fallimentari che, nell’intento di fermare lo sviluppo e la crescita di altri attori sulla scena mondiale per garantirsi il prevalere globale, hanno concentrato ogni risorsa ed ogni politica sulla limitazione dei competitor e non sulla propria crescita, finendo così per rimanere intrappolati nelle loro stesse trame.

Uno dei passaggi più drammatici di questa strategia è stato provocare la guerra in Ucraina utilizzando il regime corrotto e assassino di Zelensky. La guerra ha portato alla luce l’obiettivo principale dell’impero occidentale: bloccare Russia e Cina attraverso le sanzioni, metterne in crisi l’alleanza militare strategica, fermarne la crescita economica e il livello di influenza politica. Strategie adottate, in misure variabili, con tutti quei paesi che competono sulla scena mondiale presentando un modello di sviluppo economico e sociale, così come di relazioni internazionali, alternativo a quello di USA e UE.

Convinto di limitare il peso dei BRICS sull’economia mondiale (già oltre il 42% del PIL) l’Occidente ha assistito impotente alla nascita di numerosi organismi internazionali in 4 continenti e quasi tutti indifferenti alla volontà statunitense ed europea. Si deve considerare che l’epicentro decisionale sul commercio mondiale, un tempo rappresentato dalla OMC, è oggi molto più articolato su scala regionale. Emergono nuovi aggregati che utilizzano accordi di libero scambio e di cooperazione economica tra i paesi che ne sono protagonisti e che dispongono oggi del know-how necessario all’elaborazione di qualsivoglia prodotto finito e dell’intera filiera del ciclo estrattivo.

Il che, oltre a ridurre sensibilmente il volume degli scambi con l’Occidente e, dunque, il livello di pressione che lo stesso può esercitare, porta ad un conseguente incremento dell’influenza politica degli stessi sulla scacchiera mondiale mentre certifica una riduzione dell’incidenza degli Stati Uniti e della UE. Cambia il ruolo del Dollaro negli scambi commerciali, un tempo assoluto ed ora in progressiva riduzione soprattutto nel mercato dell’energia e degli alimenti, con ciò che questo comporta nella capacità di determinare gli indirizzi commerciali e nella costruzione di valore delle altre monete alternative.

Le sanzioni, arma spuntata

Il riempire i paesi non allineati con Washington di sanzioni è ormai pratica corrente quanto inutile. Si affidano alle sanzioni i regime-change, ma si deve ricordare che non hanno mai ottenuto questo scopo. Anzi, i paesi sanzionati hanno visto crescere la loro economia e i governi sanzionati hanno dimostrato una longevità molto superiore a quella dei paesi sanzionatori. Nel 2020, in un articolo il Financial Times sosteneva che le sanzioni verso Mosca hanno rafforzato Putin e l’economia. Ma per gli USA sono ormai un riflesso pavloviano, un tic nervoso che scatta in automatico verso chiunque e per qualunque opinione divergente con Washington: 9.421 sanzioni in un anno significano circa 26 sanzioni per ogni giorno che dio comanda, più di una sanzione l’ora. Ma sono illegittime, illegali e pure inefficaci. E per i paesi UE se la riduzione dell’import/export alimentare era già un danno importante, le sanzioni sul terreno energetico con Mosca hanno come effetto la recessione della zona euro.

Il Washington Post ha scritto nei giorni scorsi che i problemi dei russi in Ucraina derivano da errori di valutazione nei report dei servizi segreti di Mosca precedenti all’inizio delle operazioni militari. Avrebbero indotto Mosca a credere che la sua entrata in Ucraina sarebbe stata accolta con favore e ciò avrebbe dimensionato il dispositivo militare al di sotto delle necessità.

Non sappiamo se il GRU o il FSB abbiano mai inviato rapporti fuorvianti: è probabile che alcuni rapporti possano aver generato aspettative errate. Ma quel che ad oggi è certo è che l’Occidente ha sbagliato ogni previsione sulla Russia, che secondo USA e UE avrebbe dovuto miseramente crollare. Ad oggi il risultato di questa guerra dichiarata dell’Occidente contro Mosca è la perdita del 26% del territorio ucraino, delle sue regioni minerarie più ricche e dell’accesso al mare, che riduce l’Ucraina ad un granaio di proprietà USA, non a una nazione. La perdita dell’esclusività del Dollaro nelle transazioni internazionali di alimenti ed energia. Una dimostrata impotenza degli strumenti di gestione finanziaria, delle sanzioni commerciali e delle pressioni politiche, diplomatiche e militari.

La drammatica crisi energetica dell’intera eurozona. La rapida ascesa dell’inflazione in tutto l’Occidente e l’approfondirsi di una crisi economica devastante. La crisi politica che ha condotto Gran Bretagna, Italia, Bulgaria ed Estonia alla caduta dei rispettivi governi. La spaccatura interna all’Unione Europea sulle sanzioni alla Russia e la morte cerebrale dell’organismo con sede a Bruxelles. L’ulteriore distanziamento della Turchia dalla NATO e la crescita della sua cooperazione con Mosca e Teheran. Il mancato appoggio dei regimi più fedeli a Washington nelle sanzioni contro Mosca, a cominciare da Arabia Saudita, Turchia, Pakistan, Indonesia, Brasile. Il rifiuto di condannare la Russia da parte di 25 paesi africani e diversi altri asiatici e latinoamericani.

Non basta inondare il sistema mediatico di una narrazione fantastica se la messa a terra non coincide: per quanto forte sia il controllo sul mercato delle idee, i livelli reali dell’equilibrio o dello squilibrio economico sono visibili. La nascita di un nuovo modello finanziario è già in marcia. La fine dell’Occidente come deux ex machina dell’intero pianeta la si può leggere in Ucraina. E’ scritta in cirillico.