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di Alessandro Iacuelli

Enel amplia l’impianto nucleare slovacco di Mochovce. Lo dichiarano l’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, e il primo ministro della Repubblica Slovacca, Robert Fico, in una nota congiunta. L’accordo riguarda la costruzione del terzo e quarto gruppo dell’impianto nucleare di Mochovce. In particolare, “Slovenske Elektrarne”, di cui Enel ha acquisito nell’aprile 2006 il 66% del pacchetto azionario, si è impegnata negli ultimi mesi ad accelerare la raccolta di tutti i dati necessari per una valutazione dettagliata e complessiva del progetto. Su questa base, la società slovacca controllata da Enel avvierà i lavori di costruzione dell'impianto, in modo tale da anticipare la data del completamento delle due unità. L’investimento totale previsto è di 2,23 miliardi di dollari. Accordo raggiunto, dunque. C’è poco da meravigliarsi visto il ruolo attuale della Slovacchia nel panorama europeo: terra di conquista, con tanto di corsa alla colonizzazione, grazie soprattutto alla sua legislazione poco restrittiva, alla sua scarsa pressione fiscale ed al costo della manodopera più basso rispetto alla media europea. In pratica, nella Slovacchia di oggi i grandi gruppi europei riescono a godere di ampie libertà di movimento. A costi relativamente bassi.

I lavori per il terzo a quarto gruppo di Mochovce inizieranno nella seconda metà del 2007 ed è previsto che possano essere completati entro cinque anni. Secondo le previsioni la domanda di energia nei Paesi centro-europei dovrebbe crescere in maniera rilevante nei prossimi anni e l’investimento dell’Enel in Slovacchia, secondo Conti, può diventare una base per esportare elettricità nella regione, oltre naturalmente a rispondere alle esigenze interne del Paese. In questo quadro, Conti ha ricordato che l’Enel si è impegnata a investire 4,2 miliardi di dollari in Slovacchia entro il 2013, corrispondenti a circa 3,2 miliardi di euro.

Il 27 febbraio scorso, Conti ed il Presidente di Enel, Piero Gnudi, hanno incontrato il Ministro dell’Economia slovacco, Lubomir Jahnatek, al quale hanno illustrato i piani di sviluppo di Enel nel Paese. Conti e il Presidente Gnudi sono anche stati ospiti di un pranzo ufficiale offerto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della visita ufficiale del Presidente della Repubblica Slovacca, Ivan Gasparovic.

Cerchiamo di capire dietro la facciata commerciale cosa ci sia nascosto, a Mochovce. I reattori che Enel si appresta a costruire, sono da 440 MW ciascuno. L’intenzione da parte di Enel di mettere le mani sull’impianto era già nota da tempo.
Infatti, subito dopo l’acquisto del 66% della “Slovenske Elektrarne”, l’Enel aveva fatto sapere che avrebbe messo a punto uno studio di fattibilità per la realizzazione di una centrale nucleare da 880 megawatt entro aprile 2007.

Il prossimo passo sarà l’indizione di una gara per selezionare il general contractor e, a tale gara, seguirà l’effettivo inizio dei lavori.
La centrale di Mochovce, come tutte le centrali slovacche, è di costruzione russa e per ottenere il futuro accesso nell’Unione Europea la Slovacchia ha aderito al piano che prevede la dismissione dei reattori non ammodernabili. Quindi i due nuovi reattori di Mochovce andranno praticamente a sostituire due reattori di più o meno pari potenza presenti presso la centrale nucleare di Bohunice: il primo dei due è stato già fermato a fine 2006, il secondo sarà fermato entro il 2008. Pertanto, non è corretto affermare che con questi nuovi impianti si avrà nuova energia da immettere nella rete elettrica centroeuropea: si va a sostituire l’energia messa a disposizione da impianti più vecchi.

La scelta di Enel è stata già ampiamente criticata dal mondo ambientalista, e in particolare da Greenpeace, per diversi motivi. Prima di tutto, i reattori che Enel ha intenzione di realizzare sono simili ai due reattori già presenti nella centrale; si tratta di reattori di tipo VVER-440/213, ritenuti non il massimo in affidabilità e già vecchi: sono reattori ad acqua pressurizzata sviluppati in Unione Sovietica oltre 30 anni fa. Si adotta quindi una soluzione che non è affatto il meglio tra le tecnologie disponibili. Con tanto di rischi.
Inoltre, i costi che ENEL andrà a sostenere per questa operazione sono ingenti e saranno in parte contenuti solo grazie agli aiuti (diretti o indiretti) provenienti dallo stato slovacco. Assistenzialismo statale, con fondi che potrebbero essere diretti ad esempio alle fonti rinnovabili, che andranno invece a finanziare due reattori che nascono già obsoleti.

Le centrali più diffuse sono quelle ad acqua leggera (Light Water Reactor, LWR) che sono di due tipi: quelle ad acqua in pressione (PWR, brevetto Westinghouse) e quelle ad acqua bollente (BWR, brevetto General Electric). In tali centrali il combustibile è uranio arricchito ed il moderatore è acqua naturale.
Vi sono poi le centrali ad acqua pesante (Heavy Water Reactor, HWR) che sono essenzialmente quelle brevettate in Canada (CANadian Deuterium-Uranium, CANDU). In tali centrali il combustibile è uranio naturale ed il moderatore è acqua pesante.
Altro tipo di centrali è quello sviluppato principalmente in Francia, si tratta dei reattori autofertilizzanti o reattori veloci o breeders (LMFBR). Vi sono infine le centrali sviluppate nella ex URSS tra le quali il tipo VVER 440, che non è il tipo di reattore di Chernobyl, quello era un RBMK 1000 (“Reaktor Bol'shoi Moshchnosty Kanal'nyi”, reattori a canali di potenza elevata).

La sigla VVER è l’acronimo di Vodo-Vodyanoy Energetichesky Reaktor (reattore energetico ad acqua pressurizzata), il numero 440 è la potenza in Mega Watt.
Si tratta di un reattore ad acqua in pressione che non ha struttura di contenimento, come ad esempio cupole in cemento armato, ma solo una struttura di confinamento costituita da vari locali interconnessi e circondanti il nocciolo. Questo tipo di realizzazione è conseguente al massimo incidente di progetto previsto.

Dopo una serie di indagini internazionali, svolte dal 1983 in poi, sono stati individuati i seguenti difetti per i reattori della filiera VVER: insufficiente capacità di refrigerazione di emergenza nel lungo periodo, insufficiente ridondanza e separazione dei sistemi di sicurezza, assenza di un sistema di contenimento, insufficiente protezione dagli incendi e da altri eventi quali allagamenti, caduta di un aereo o l’onda d'urto di una esplosione.
A fronte di questi gravi difetti, la filiera dei reattori VVER presenta le seguenti caratteristiche positive: bassa potenza del nocciolo, semplicità impiantistica, possibilità di isolamento, in maniera separata, di ognuno dei circuiti.

E’ bastata questa semplicità impiantistica, a fronte di gravi difetti di sicurezza, a far scegliere ad Enel e governo slovacco di costruire due nuovi reattori VVER? O forse, come qualche ambientalista ha insinuato acidamente, l’Italia è troppo stretta, e si cerca di far danni altrove?