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Dopo un triennio di debole ripresa del Mezzogiorno, nel 2018 si riapre la forbice col Centro Nord. Nel 2018, secondo l'annuale rapporto Svimez “L'economia e la società del Mezzogiorno”, il Sud ha fatto registrare una crescita del PIL di appena lo 0,6 per cento rispetto.all'1 per cento del 2017. Mentre il Centro Nord ha recuperato e superato livelli precisi, il Mezzogiorno risente ancora del calo dei consumi privati delle famiglie, che avevano più che compensato il crollo degli investimenti pubblici, i quali, nel 2018, avevo investito in opere pubbliche 102 euro procapite contro i 278 nel Centro Nord - e del mancato apporto del settore pubblico.

 

La tenuta del meridione, in quest'anno, sono gli investimenti, con una dinamica molto differenziata tra i settori: crescono le costruzioni mentre si sono fermati, con un forte rallentamento, quelle delle imprese in macchinari e attrezzature, segnalando un peggioramento del clima di fiducia degli operatori economici.

Quanto all'occupazione, si riallarga il gap tra sud e centro-nord: gli occupati al Sud sono calati complessivamente di centosettemila unità mentre al Centro Nord sono aumentati di quarantottomila unità. Aumenta la precarietà al Sud e si riduce al Centro Nord: i contratti a tempo indeterminato nel Mezzogiorno sono stati 48mila in meno contro i 54mila stipulati in più nel Centro Nord; mentre i contratti a tempo determinato sono aumentati nel Mezzogiorno di ventunomila unità e calati di 22mila nel Centro Nord; i settori che risentono di più del gap sono i servizi, la sanità e i servizi alle famiglie.

Per non parlare del tasso di occupazione femminile: il 35 per cento nel Mezzogiorno versus il 62 per cento nel Centro Nord. A conferma del quadro, l'emigrazione sempre più consistente dal Mezzogiorno verso il Centro Nord: le persone che si sono mosse in questa direzione, dal 2002 al 2017 sono state oltre due milioni di cui 137mila circa solo nel 2017; il saldo migratorio interno è negativo per 852mila unità.

Oltretutto tale dinamica determina una prospettiva demografica di spopolamento assai preoccupante e che riguarda, in particolare, i piccoli centri sotto i cinquemila abitanti. Un altro grosso divario è da ricercarsi nella quantità e nella qualità delle infrastrutture sociali, riguardando diritti fondamentali.

Nel comparto sanitario, la differenza è già nel numero dei posti letto ospedaliero per abitante: ventotto ogni diecimila abitanti al Sud contro i trentatre al Centro Nord. Nei servizi per gli anziani, poi, ogni diecimila utenti usufruiscono di assistenza domiciliare in 42 al centro, in 18 al Sud e in 88 al Nord. Nell'edilizia scolastica, a fronte di una media attorno al 50 per cento dei plessi scolastici al Nord che hanno il certificato di agibilità mentre al Sud sono appena il 28 per cento.