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E’ da ieri che su tutti i media rimbalza la notizia: i 5 stelle sono stati finanziati dal governo Venezuelano con 3,5 milioni di euro in contanti nel 2010. A lanciarla é il quotidiano spagnolo ABC, che pubblica un articolo di Marcos Garcìa Rey, il quale afferma di avere accesso ad informazioni confidenziali verificate con documenti ufficiali. Da questi emerge che nel 2010, Maduro - allora ministro degli esteri di Chavez - avesse fatto trasportare 3, 5 milioni di dollari in contanti per mezzo di una valigetta diplomatica in Italia e li avesse fatti consegnare dal console al neonato Movimento 5 stelle, definito movimento di estrema sinistra e rivoluzionario. I soldi, più precisamente, sarebbero stati consegnati nelle mani di Casaleggio.

 

La notizia in sé, rispecchia lo schema classico della fake-news e chi conosce anche solo un poco la guerra mediatica che da sempre Usa e Ue combattono contro il Venezuela non fatica a riconoscerla: esagerata e non verificabile, proviene da un quotidiano apertamente conservatore non nuovo a questo genere di propaganda. Lo stesso quotidiano non è nuovo a queste performances: nel 2016 pubblicò uno “scoop” simile, solo che in quel caso i milioni finanziati dal Venezuela erano 7 e i beneficiari quelli di Podemos.

La notizia – come era facile aspettarsi data la sua non corrispondenza al vero - non ha mai trovato alcuna conferma, ma ha insinuato il dubbio e gettato discredito su un avversario politico: è sempre stato questo l’obiettivo delle fake-news e lo è anche in questo caso (la prima regola della costruzione del complotto è, infatti: se non ci sono prove di un fatto non significa che quel fatto sia stato inventato, significa solo che sono stati bravi a nascondere le prove)

La storia che racconta, al netto dell’enfasi, è ridicola: 3,5 milioni di fondi “neri” che si lasciano dietro scie di ricevute e carte bollate, consegnate da un Console appena insediato (chi avrebbe fatto da intermediario al tempo dello scambio era arrivato in Italia solo da 2 mesi) ad un movimento appena nato, con nessun potere istituzionale. Già solo questo avrebbe spinto anche un osservatore disattento a farsi qualche domanda, ma invece in Italia diventa la notizia del giorno: tutti i media rilanciano in un fiorire di verbi al condizionale.

C’è qualcuno, però, che si è attaccato a questa notizia come se dalla sua diffusione dipendesse la propria vita, di fatto costringendo tutti gli altri ad accodarsi: ovvero Mentana e il suo Open. Pubblica ieri un primo articolo alle 10 e 48, poi circa un articolo l’ora fino alle 16, un altro alle 22 e di nuovo stamattina alle 10. Mentana riporta la notizia, poi anche le smentite dei diretti interessati oltreché la loro intenzione di proporre formale querela al riguardo, ma le smentite non hanno certo lo stesso peso delle accuse! D’altronde, anche se fosse vero, cosa avrebbero potuto dire? Ammettere il reato?

Arriva finanche a debunkerarsi da solo: in un articolo delle 14:00, analizzando superficialmente il documento segreto diffuso dal giornalista spagnolo in cui sarebbe contenuta la prova della transazione, si accorge del fatto che sia falso (timbri e date che non corrispondono, tanto per dire), ma ciò nonostante non molla la presa. Anche dopo aver scoperto il falso, pubblica alle 16:19 un intervista all’autore dell’articolo nella quale si afferma che oltre il documento falso (di cui però non viene chiesto conto) e si aggiunge che ci sono anche altre prove (che naturalmente non vengono né citate né mostrate). Questo è sufficiente per Mentana, che continua a mostrare fiducia nella bontà della notizia e, deciso a tutti i costi a cavalcarla, addirittura la pone in apertura del TG delle 20:00! Un servizio strutturato e raccontato come se fosse veridico, solo preceduto dal furbino “se fosse vero” allo scopo di tutelarsi da querele.

Non meraviglia l’ennesimo atto della guerra mediatica contro il Venezuela bolivariano, né le sue ricadute sull’unica forza politica che ha avuto il coraggio di rompere il fronte unico europeo a favore del riconoscimento del golpista Guaidò. Stupisce invece il comportamento di Mentana, che sfrutta la sua reputazione di giornalista attento e “superpartes” per gonfiare un “caso” che non esiste: insinua dubbi costruendo domande e insinuazioni su un documento che lui stesso ha verificato come falso.

Straordinario per l’autoproclamatosi paladino della lotta contro le fake-news che non si prende la briga di verificare una notizia prima di pubblicarla e che utilizzi tutti i meccanismi che dice voler combattere per alimentare una polemica degna del peggiore Luca Morisi, non certo di un sito di informazione seria e ragionata.

L’unica domanda legittima che emerge da tutta questa storia è una: perché Mentana si presta a questa macchina del fango? Perché alimenta una notizia che si è rivelata fondata su un documento falso? Perché continuare a proporla come se invece fosse vera, senza prendere in nessuna considerazione le prove contrarie? Perché mettere a rischio la propria credibilità per diffondere una notizia che egli stesso ha verificato come falsa? Quali sono gli interessi in ballo?