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di Carlo Benedetti

MOSCA. Ieri, primo gennaio, Harold Adrian Russel Philby avrebbe compiuto i 95 anni. Era nato nel 1912 ed è morto a Mosca nel 1988. Diplomatico e giornalista era stato uno dei maggiori agenti dell’Intelligence (SIS) di Londra e, contemporaneamente, una spia dei sovietici. Una storia, la sua, densa di avventure e di missioni al limite dell’incredibile sino a quel gennaio 1963, quando “scomparve” per riapparire a Mosca in qualità di colonnello del Kgb. Oggi la stampa russa lo ricorda con brevi, ma significative note biografiche. E lo ricordano i suoi vicini di casa, in quel vicolo Triochprudny che si trova nel cuore della vecchia Mosca, nei pressi del laghetto Patriarscij descritto da Bulgakov nelle prime pagine del Maestro e Margherita. E appunto Philby - ormai russificato - amava passeggiare in questa zona per poi mettersi a sedere nella panchina immortalata dal Voland bulgakoviano. Un Philby in pantofole, ma pur sempre carico di storie ed intrighi degli anni della guerra fredda. Il dossier di questo agente, re del doppio gioco, si apre con quelle pagine che si riferiscono all’organizzazione clandestina filosovietica, poi nota con il nome “I Cinque di Cambridge”. Comprendeva infatti, oltre a Philby, anche i suoi compagni d’università Donald Mclean, Guy Burgess, Anthony Blunt e John Cairncross, l’uomo che annunciò a Mosca che gli americani stavano costruendo la bomba atomica. L’organizzazione operava in Inghilterra ed aveva un collegamento diretto con i servizi segreti sovietici.

Il leader della colonna spionistica, appunto, era proprio lui, “Kim” Philby, chiamato il baronetto rosso, nato in India da una famiglia borghese (padre diplomatico di Sua Maestà d’Inghilterra) che gli aveva affibbiato il soprannome di Kim in omaggio a Kipling...
Alle spalle del giovane, quindi, genitori di tutto rispetto e in lui un comportamento esemplare, ligio alla corona d’Inghilterra, tipico esponente di una severa scuola britannica. Studia al “Trinity College” di Cambridge insieme ai figli della elite del suo paese. E in questa università, nel 1933, viene reclutato dai servizi segreti dell’Urss insieme ai suoi amici. Ma già da un anno lavora anche per i servizi segreti di Sua Maestà...

Riesce poco a poco a fare carriera nei ranghi dell’intelligence inglese, svolgendo contemporaneamente attività giornalistica.
E’ il 1948 e si è in piena guerra fredda. L’Ovest guarda con apprensione all’Est, dove Stalin ha già giocato la carta della Cecoslovacchia e sta manovrando per ottenere il controllo su Berlino ed anche sulla Grecia. Nello stesso tempo, Londra e Washington preparano piani di risposta e, tra questi, spicca l’ “Operazione Albania”. Precisamente il progetto di invasione di quel paese che, guidato dal comunista Enver Hoxha, è divenuto un avamposto sovietico sulle rive dell’Adriatico. Secondo l’intelligence inglese è l’Albania la base della guerriglia comunista che sconvolge la Grecia. Di qui la decisione di attaccare mettendo in campo progetti di destabilizzazione infiltrando spie, provocatori e sabotatori.

La tempesta di questa guerra fredda sotterranea dura circa cinque anni, dal 1949 al 1953, coinvolgendo anche esuli albanesi anticomunisti. Ma fu un pieno fallimento. Perchè tutta l’operazione era stata affidata al super-agente Philby, che era invece un uomo di Mosca. Personaggio incredibile, astuto e capace di saper giocare il doppio ruolo senza destare il minimo dubbio. In pratica i sovietici e i servizi albanesi erano a conoscenza di ogni mossa dell’Ovest. Philby, intanto, continua a svolgere regolarmente il suo servizio di agente inglese. Ma nel 1963 “qualcosa” non funziona. La ferita dello scandalo dei "baronetti rossi" si riapre.

Philby è a Beirut in qualità di corrispondente dell'Observer e la sera del 23 gennaio è atteso a cena all'ambasciata britannica. Ma fiuta il pericolo: capisce che si tratta di una trappola. E così scompare. Si rifugia all'Est. E ai servizi segreti di Londra, quelli noti in sigla come M15, non resta che constatare che Philby e gli altri del gruppo di Cambridge hanno passato ai sovietici informazioni preziose sulle ricerche atomiche (Donald Maclean, diplomatico inglese, aveva accesso all’Atomic Energy Commission...), sui retroscena della guerra di Corea, sui rapporti anglo-americani, sulla Nato e sul Giappone. E si scopre anche che fu Philby nel 1951 a “salvare” i suoi compagni di cordata - Burgess e Mclean - che erano stati scoperti dalla Cia. Li aveva avvertiti in tempo. Erano saliti così su un aereo che li aveva portati - via Parigi - in territorio sovietico. E il particolare della tappa parigina verrà svelato da un laconico telegramma che Mclean inviò dalla capitale francese a sua moglie: “Costretto partenza improvvisa. Terribilmente spiacente".

Tutti in salvo quindi. Per Philby - che appare a Mosca uscendo a poco a poco dall’anonimato - comincia una nuova vita. Sposa la ex-moglie del suo vecchio amico Mclean. Il Kgb lo prende in organico e lo inserisce nei più alti ranghi della nomenklatura dell’intelligence. Insegna agli agenti sovietici i trucchi dell’M15inglese. Ed è in questo periodo che viene anche decorato con l'Ordine di Lenin, la più alta onorificenza dell'Urss. Si incontra a Mosca con i suoi vecchi amici, Burgess e Mclean, per una rimpatriata. Moriranno tutti a Mosca: Burgess nel 1963 ed anche Maclean (dopo una permanenza in Ungheria) deciderà di finire i suoi giorni nella capitale sovietica, nel 1983. Philby se ne andrà l’11 maggio del 1988 . E con lui un pezzo di storia.