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di Emanuela Pessina

BERLINO. A cinquant’anni dalla costruzione del Muro di Berlino e ad oltre venti dalla sua caduta, due alti funzionari dell’ex-Repubblica Democratica Tedesca (RDT) si rimettono in gioco per spiegare le ragioni  di quello che è stato per anni il simbolo della capitale tedesca. Sono l’ex- ministro della Difesa della Repubblica Democratica Tedesca (RDT) Heinz Kessler (91 anni), in carica fino al 1989, e Fritz Streletz (84), primo generale dell’Armata Popolare Nazionale della Germania dell’Est, (o Nationale Volksarmee - NVA), che hanno presentato a Berlino il libro “Senza Muro ci sarebbe stata una guerra”: un titolo inequivocabile, quasi una provocazione, che si annuncia come l’inizio di un interessante dibattito.

Nella loro testimonianza Kessler e Streletz provano a raccontare e analizzare il Muro di Berlino attraverso i modelli di pensiero e gli schemi concettuali di quando è stato costruito, il 13 agosto 1961. Per i due ex- politici della Germania comunista il Muro è stato innanzitutto il prodotto dello scontro tra blocco occidentale e blocco comunista, l’effetto quindi della Guerra fredda. Se non si fosse costruito il Muro, il blocco orientale avrebbe dovuto impedire le occupazioni delle forze occidentali nel territorio di Berlino Ovest. E, a un’intrusione di questo tipo, gli americani non avrebbero potuto reagire che militarmente.

A essere particolarmente spaventato da questo labile equilibrio era Nikita S. Krusciov, leader dell’Unione Sovietica tra il 1953 e il 1964. Il timore di perdere terreno a livello internazionale, così come quello di scatenare un conflitto armato esigendo una riduzione delle truppe NATO a Berlino Ovest, lo obbligò a trovare un compromesso. “La soluzione più economica per Krusciov, forse la più semplice e l’unica senza guerra, era proprio costruire un confine con Berlino Ovest”, spiegano Kessler e Streletz, per interrompere ogni tipo di contatto tra i due blocchi. Senza Muro ci sarebbe stata quindi una guerra vera e propria, si sentono autorizzati a ribadire i due ex- politici.

Il Muro, quindi, come risultato di una strategia militare tra Washington e Mosca, con cui l’allora  Presidente RDT, Walter Ulbricht, in carica dal 1960 al 1973, aveva poco o nulla a che fare. Ulbricht non è stato né l’ideatore né il fautore del Muro di Berlino, spiegano Kessler e Streletz: assegnare alla RDT un ruolo di rilievo nella volontà di costruzione del Muro è, per i due ex- funzionari della Germania dell’Est, una grossa bugia storica.

Certo, anche la Germania dell’Est aveva i suoi interessi da difendere, ammettono Kessler e Streletz. Chi scappava dalla RDT nel periodo della Guerra fredda era il cosiddetto “profugo dell'economia”, un civile che lasciava la propria patria per guadagnare di più nella Repubblica Federale Tedesca (RFT), l’Ovest capitalista. Poi c’erano i frontalieri, i cittadini che lavoravano a Ovest e vivevano a Est: una categoria che costituiva un’enorme perdita economica per l’economia dell’ex- Germania orientale.

“I frontalieri vivevano da noi e usufruivano di tutti i vantaggi che il nostro Stato offriva, ma lavoravano a Berlino Ovest”, spiega Streletz, precisando che in questo modo “lo Stato perdeva ogni anno oltre 2,5 miliardi di marchi”. Tra frontalieri e profughi dell’economia, il fenomeno stava portando l’ex-Germania dell’Est a una vera e propria deriva materiale: il Muro ha evitato una catastrofe economica.

Dopo la Riunificazione della Germania, Kessler e Streletz sono stati condannati rispettivamente a 7 anni e 6 anni di carcere come responsabili politici della polizia di confine che ha sparato e ucciso i civili che tentavano di oltrepassare il Muro in cerca di condizioni di vita migliori. E ora, dopo questo libro che inneggia al Muro come a un avvenimento che dovrebbe essere ricordato positivamente nella storia, c’è chi li accusa di non aver imparato nulla dalla storia.

Eppure, a chi indignato ricorda loro le vittime del Muro, quegli oltre mille cittadini cui la polizia ha sparato a vista per impedire l’espatrio illegale, Kessler e Streletz rispondono con determinazione: si dispiacciono, ammettono che non avrebbero mai dovuto esserci morti, e poi si giustificano con un confronto. Perché al confine tra Messico e Stati Uniti, “due Stati capitalisti”, sono morti a volte più profughi in un anno che in 40 anni di RDT, accusano i due ex-funzionari. E allora qualcuno si rende conto che, in fin dei conti, nessuno ha ma imparato nulla e, seppur in salse sempre diverse, gli errori della storia tornano sempre, indipendentemente dal colore della bandiera.