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di Daniele John Angrisani

Quante volte avete sentito dire in televisione o nei media ufficiali che la globalizzazione porta benessere in tutto il mondo, anche nei Paesi meno fortunati, e che perciò va difesa a tutti i costi? La globalizzazione è come una nuova religione e, chiunque la contesti, è un eretico che va messo al rogo. Ma se l'Occidente vive in questa specie di "delirio morale", l'Africa ed altri Paesi del Terzo Mondo muoiono letteralmente dinanzi ai nostri occhi senza che neppure lo veniamo a sapere. Troppo spesso, infatti, quando si parla di globalizzazione si dimentica cosa essa significhi in realtà e quale sia il suo lato più perverso. Ed è questo che proviamo oggi a raccontarvi. Durante gli anni sessanta, nel cuore dell'Africa, ed in particolare nel lago Vittoria, è stato introdotto artificialmente, per via di quello che è stato definito "un semplice esperimento scientifico", una nuova specie di pesce, il Persico del Nilo. Il risultato di questa decisione è stato che in brevissimo tempo quasi tutte le razze di pesce presenti nel lago prima di questa introduzione forzata, si sono estinte: questo vorace predatore d'acqua calda si è invece moltiplicato a tal punto che oggi il suo filetto bianco viene esportato ovunque nel mondo e l'intera economia della zona dipende dalla sua pesca. E' bastato un solo uomo, con un secchio e dei pesci, a trasformare radicalmente l'ecosistema di una delle zone più ricche di fauna del mondo. Ogni giorno enormi cargo provenienti soprattutto da Paesi ex sovietici atterrano nella zona per caricare il pesce destinato alle tavole europee. Allo stesso tempo scaricano anche le loro merci, dirette perlopiù verso Paesi come Congo, Angola, Somalia. Si tratta di fucili kalashnikov e munizioni per le numerose guerre dimenticate che si combattono nel cuore oscuro del continente nero. Accade persino che anche aerei con l'insegna delle Nazioni Unite, trasportino in realtà armi destinate all'intera regione: il risultato è che spesso, gli stessi profughi che di giorno vengono sfamati con gli aiuti umanitari, di notte vengono ammazzati con le armi trasportate dagli stessi aerei.

Le guerre civili che devastano questa zona sono infatti, di gran lunga, i conflitti più sanguinosi che il nostro pianeta abbia mai visto dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Gli scontri che avvengono nel Congo/Zaire ed in Angola hanno fatto sinora oltre 4 milioni di morti. Nel solo Congo ogni giorno muore un numero di persone pari a quello delle vittime degli attentati dell'11 settembre 2001 a New York City. Ma chi lo sa? Quando non vengono del tutto dimenticate, basta definirle "scontri tribali" e ce ne si può del tutto disinteressare. E soprattutto così si può coprire la responsabilità delle multinazionali delle armi e delle potenze occidentali in questo bagno di sangue.

Il vecchio interrogativo, su quale sia per il nostro mondo il miglior sistema sociale e politico, ha finalmente trovato una risposta. Dopo il 1989 è stato chiaro a tutti che il capitalismo ha vinto. La forma definitiva delle società del futuro sembra essere quella della "democrazia dei consumatori", che viene considerata "buona e civilizzata", a differenza di qualsiasi altra che viene considerata "arretrata e pericolosa". Eppure sappiamo bene tutti che questo tipo di società non è per nulla perfetta. Il vero problema è che nessuno di noi, davvero, conosce i meccanismi di distruzione di questa società: spesse volte non è possibile farsi un quadro completo di come vadano le cose per il semplice motivo che risulta impossibile credere a cosa si ha davanti, o si preferisce far finta di non vederlo, per non doversi sentire in colpa.

Sulle rive del Lago Vittoria è possibile vedere all'opera una umanità variegata. Pescatori poveri che nulla avrebbero da invidiare ai Malavoglia, prostitute quasi sempre seriopositive e costrette a questo lavoro perchè i mariti sono morti di Aids, bambini di strada che sono costretti a sniffare colla visto che non hanno nulla da mangiare, profughi delle guerre dei Paesi vicini in cerca di cibo e lavoro che non c'è. Buona parte della popolazione della zona è costretta a vivere con meno di 1 dollaro al giorno e mangiando gli scarti della produzione di pesce che va in Europa. Ma si trovano anche panciuti uomini d'affari occidentali che vengono in Africa a vendere le armi o ad acquistare a poco prezzo pesce persico per rivenderlo a prezzi decisamente superiori sul mercato europeo; piloti russi che guidano vere e proprie carrette volanti come gli Ilyushin 67, che a volte crollano per il peso stesso del loro carico, e, dulcis in fundo, diplomatici di Paesi occidentali e della Commissione Europea che vengono a magnificare i progressi della regione mentre attorno a loro si muore di fame e di malattie.

Per una mente razionale sembra impossibile, ma è sempre così: laddove, come nel caso del Lago Vittoria, viene scoperta una risorsa naturale (in questo caso il pesce persico), la gente del posto vive sempre più in miseria. I giovani, quando non muoiono di Aids o di stenti, sono costretti ad entrare in qualche milizia o esercito per guadagnare qualcosa e non morire di fame per tutta la vita, mentre le ragazze finiscono per fare le cameriere-schiave oppure le prostitute. Ma lo stesso discorso che si può fare per la regione del Lago Vittoria, lo si può fare per altri Paesi dell'Africa: nel Sudafrica ricco di diamanti la fame è uno spettro ancora ben presente per i milioni di neri che vivono in quel Paese. Così come lo è per i nigeriani, sebbene questo Paese sia uno dei più ricchi di petrolio al mondo. Il depredamento delle risorse naturale dell'Africa da parte degli occidentali è tale che chiunque osa anche solo ribellarsi, rischia di essere massacrato dalle milizie pagate dalle multinazionali occidentali.

Dopo centinaia di anni di schiavitù e colonizzazione selvaggia dell'Africa, quindi gli effetti perversi della globalizzazione dei mercati sono l'ultima e più micidiale umiliazione inflitta alla popolazione di questo continente martoriato. L'atteggiamento arrogante dei paesi ricchi verso il Terzo Mondo (che equivale ai tre quarti dell'umanità ricordiamolo) sta creando pericoli incalcolabili per tutti i popoli, ma anche per lo stesso ecosistema in cui tutti viviamo. Secondo le stime considerate più ottimiste dagli esperti, il numero di specie animali che ogni anno si estingue definitivamente nella foresta pluviale è pari a 27.000: ciò significa che solo nella foresta pluviale scompaiono 74 specie al giorno, ovvero 3 all'ora.

Prima dell'arrivo dell'uomo sulla Terra, una specie animale aveva una aspettativa di vita di circa 1 milione di anni. Su ogni milione di specie, ogni anno - grosso modo - ne scompariva solo una. Vale a dire che, a causa dell'uomo, la mortalità delle specie nella sola foresta pluviale è aumentata tra le mille e le diecimila volte. Un cataclisma dal punto di vista ecologico che non manca di avere effetti negativi anche sull'economia dei Paesi tropicali africani. Siamo nel bel mezzo di una delle più grandi agonie della storia geologica e, l'unica cosa che sappiamo fare, è osservare senza fare assolutamente nulla per impedire che arrivi il disastro.

La desertificazione avanza imperterrita nella fascia sub-sahariana e così anche la carestia che ogni anno causa la morte di milioni di africani, nel silenzio del resto del mondo. Allo stesso tempo i profitti delle multinazionali salgono e l'Occidente si arricchisce sempre di più. La legge del più forte direbbe qualcuno. L'incubo di Darwin l'ha definito qualcun'altro.

Per quanto tempo ancora il nostro pianeta potrà resistere alla follia dell'essere umano?