di Cinzia Frassi

Mentre ci domandiamo cosa ne sarà della carta stampata in questi tempi di vacche magre, forse non ci siamo accorti di quanto è cambiato il mondo dell’informazione nell’era del web 2.0. Accanto al modello tradizionale, quello cioè del quotidiano che infiliamo sotto il braccio, c’è l’infinito mondo del web con la sua offerta di notizie in un fluire rapido, continuo, inarrestabile. Il cappello di poche righe, un titolo a grandi caratteri, immagini e video, l’informazione on line si presenta affiancata da servizi di ogni genere. Lo sforzo economico di andare on line viene ripagato nelle grandi testate in vari modi: pop up all’accesso, banner pubblicitari di varia grandezza animati e non, link di vari formati a programmi televisivi, forum, chat, messaggi pubblicitari, per non parlare di adsense eccessivi ed invasivi e tutto ciò che può stare in una home page. Ecco come si presenta la maggior parte dei siti che si occupano di news. L’informazione on line assume così tutti i caratteri dell’intrattenimento, dove le notizie si trasformano in qualcosa che somiglia sempre più a spot, a pillole fatte in modo che si passi velocemente ad altro. Il fatto è che l’utente stesso non coincide spesso con il tizio che rincasa con il giornale sotto braccio. No, l’internauta naviga in poco tempo vuole avere la possibilità di leggere rapidamente cos’è accaduto nella sua città come nel resto del mondo, per poi controllare la posta, chattare o entrare in un social network.

Le possibilità offerte dal world wide web in termini di servizi di ogni genere, dalla mail al social network, dal blog all’oroscopo, hanno trasformato i lettori in utenti onnivori, spesso piuttosto generalisti, un po’ annoiati che cliccano all’impazzata deglutendo rapidamente cronaca nera, guerre, terremoti, politica e naturalmente gossip, dimenticandosene naturalmente nello stesso breve arco temporale.

Tuttavia, è grazie al web che le notizie trovano diffusione rapidissima in una successione di aggiornamenti pressoché in tempo reale, tanto che quel quotidiano che portiamo sotto braccio, stampato la notte, spesso è già vecchio molto prima di vedere l’alba. Non solo: il tam tam del passaparola rende ancora più rapida quella diffusione già velocissima, accrescendo altresì l’impatto emotivo. Pensiamo alla ridondanza che hanno certi episodi della vita politica attraverso le discussioni e i commenti degli utenti on line. Oppure ancora alla forza diffusiva di un video che mostra un avvenimento particolarmente doloroso come é accaduto per il sisma che ha interessato l’Aquila: immagini, video, testimonianze ci hanno mostrato minuto per minuto come in una trasmissione continua in diretta quanto accadeva.

Ma se la tecnologia in sostanza sta riducendo i tempi, allo stesso modo sta trasformando ogni notizia in brevi spot: la rapidità con cui i fatti e gli accadimenti ci raggiungono fa sì che altre notizie sovrastino quelle appena riportate, in un susseguirsi vorticoso. Se escludiamo alcune preziose agenzie di informazione che garantiscono fonti attendibili e preziose, è difficile quindi vedere on line qualcosa che somigli all’informazione con la i maiuscola questo è il punto. La fruibilità in tempi rapidissimi ha sposato la superficialità per diluirsi su portali d’intrattenimento dove si può leggere di tutto oltre alle notizie, rendendo spesso difficile stabilire l’attendibilità.

La rete tuttavia garantisce spazio a moltissime piccole realtà, spesso in settori specializzati e per fette di traffico di nicchia, ma che rendono evidente la vera potenzialità del web, vale a dire riuscire a invertire la direzione dell’informazione: non più spettatori passivi ma al contrario possibilità di partecipazione attiva dal basso. Si tratta del citizens journalism, quel giornalismo partecipato che, al posto della penna, ha messo il mouse in mano all’utente. Questa la potenzialità del web: consentire a chiunque abbia a disposizione una connessione ad internet di divulgare notizie, approfondimenti, opinioni e non solo di esserne destinatario passivo.

Non solo: vi sono esperienze on line che già dimostrano come il giornalismo non sia solo quello delle grandi testate, bensì una realtà molto più ricca grazie ad uno spazio attualmente non comprimibile. Certo è che, come accade fuori dal web, i mezzi per essere presenti non sono proprio gli stessi: risulta difficile infatti per piccole testate, come ad esempio la nostra, dare un contributo di qualità attraverso la collaborazione di molti professionisti senza cedere all’invasione pubblicitaria.

Resta da capire cosa fare se quel quotidiano già vecchio a colazione stia pure quello cambiando, come ci chiediamo dopo la lettura di un noto quotidiano: in prima pagina banner pubblicitari accanto alla testata, poi ben sei pagine dedicate al battibecco coniugale tra il cavaliere Berlusconi e la moglie Veronica Lario, quindi alcune pagine su Fiat, Obama e la Chrysler alternate a pubblicità a tutta pagina. Solo a pagina 21 un breve trafiletto riportava la notizia di una serie di arresti ai danni di presunti pedofili accusati delle peggior cose ai danni di piccoli di 4 o 5 anni. Solo a pagina 21. C’è da chiedersi allora non solo dove ci stia portando l’intrattenimento, ma anche l’informazione.


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