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di Mariavittoria Orsolato

La nuova arma di distrazione di massa è stata messa a punto al Cern ( Centro Europeo di Ricerca Nucleare) di Ginevra e promette di catalizzare l’apprensione globale riversata in questi giorni sulla malrisolta e malgestita questione caucasica. Leggendo le maggiori testate internazionali pare infatti che l’acceleratore di protoni LHC, ovvero Large Hadron Collider, sarà una delle - ormai infinite - probabili cause della prossima ventura fine del mondo. L’esperimento, che verrà condotto in questo megatubo anulare di 27 kilometri di lunghezza, è previsto per il prossimo 10 settembre e mira a ricostruire quelle che furono le ore immediatamente successive all’esplosione creatrice del Big Bang, in modo da riuscire ad individuare i cosiddetti bosoni di Higgs, le particelle subatomiche che sembra abbiano dato massa ad ogni altra particella esistente. Per fare ciò gli eminenti scienziati del centro di Ginevra spareranno nel collettore situato a 60 metri di profondità, fasci di particelle atomiche e le faranno scontrare ad una temperatura di circa 270 gradi sotto zero, nella speranza di carpire i segreti della materia e della gravità. Ora, questo si potrebbe definire un complicatissimo ma comunque ordinario esperimento di fisica nucleare, se non fosse per un paio di scienziati che in due diverse parti del mondo hanno fatto ricorso alla giustizia con il fine di bloccare l’esperimento. Otto Roessler in Germania e Walter Wagner con Luis Sancho alle Hawaii hanno infatti denunciato la possibilità che l’esperimento generi un buco nero in grado di risucchiare in 4 anni l’intero pianeta terra grazie al famoso effetto palla di neve, e così facendo si sono rivolti alla magistratura competente per cercare di bloccare l’azzardata verifica.

Il primo, professore alla Eberhard Karls Universitaet di Tubingen, ha fatto ingiunzione alla Corte Europea dei diritti umani per lo stop alla prova, azione che è stata rifiutata lo scorso venerdì ma che aspetta il risultato del ricorso. I secondi, figure svincolate dall’ambito accademico ma ugualmente conoscitori della materia, si erano rivolti alla corte di Honolulu già lo scorso aprile presentando una denuncia analoga. Anche per loro la sentenza non è ancora definitiva.

La notizia avrebbe dovuto - il condizionale è purtroppo d’obbligo - rimanere nelle riviste specializzate ma lo spazio che i media generalisti le hanno accordato ha fatto scattare la psicosi in tutto il mondo civilizzato e sulla rete c’è già chi fa a gara a descrivere il futuribile peggiore, senza ovviamente tenere in conto il toto-distruzione che vorrebbe la terra morente il 21 dicembre 2012 - guarda caso, giusto a 4 anni da ora.

Da Giovanni (quello dell’apocalisse biblica ) in poi sono stati in molti a cavalcare la paura di un’eventuale fine del mondo, se poi si additano gli scienziati come probabili responsabili allora il gioco persuasivo è praticamente fatto. Sin dai tempi dell’Inquisizione, chi cercava una verità diversa da quella dogmatica era arso sul rogo e l’immaginario collettivo è ancora viziato dalla figura dello scienziato pazzo che Mary Shelley dipinse (con tutt’altre intenzioni) nel suo Frankenstein, si perché “chi gioca a fare dio non può mai averla vinta con il vero dio” direbbe il nostro carissimo Cardinal Bagnasco, e in molti converrebbero con lui.

Fatto sta che la paranoia ha toccato livelli così alti tra la popolazione da indurre venti tra i massimi fisici nucleari tedeschi a stilare un documento che confuti le tesi espresse dal collega Roessler : anche se i luminari ammettono la possibilità del fenomeno escludono categoricamente che possa trasformarsi nell’apocalisse che a gran voce è stata annunciata. Dopotutto un anello metallico, per quanto ben costruito, non può ricreare in tutto e per tutto le condizioni atmosferiche dell’universo. Insomma, l’unico buco nero presente in questa faccenda sembra essere quello in cui andranno a finire i sei miliardi di euro spesi per finanziare l’esperimento, alla faccia di chi, allo stato dei fatti, pensa che le priorità della ricerca riguardino medicina e ambiente.

La cosa che forse più turba è il fatto che il giornalismo, non contento della figuracce fatte con i precedenti annunci di pandemie mortali - vedi SARS e la divertentissima aviaria - sia ricaduto nell’insidioso tranello del sensazionalismo e abbia portato agli onori delle cronache un fatto che, seppur meritevole di attenzione per i nobili scopi, non ha l’appeal giusto per monopolizzare i dibatti etici sulla ragion d’essere della scienza né tantomeno sulla scadenza del pianeta. Roberto M. scrive in un commento a una delle tante versioni della notizia apparse in rete: “Però…se proprio devo scegliere, piuttosto che per effetto serra o inquinamento… vuoi mettere la fine del mondo col botto ( al contrario ) ? ”. I fisici a questo proposito userebbero la sigla C.V.D. , ovvero Come Volevasi Dimostrare.